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A. XVI, n. 182, novembre 2022
Un atipico
Capodanno
di Emiliano Peguiron
Un gruppo di amici
rievoca il “Maestro”.
Per Edizioni Efesto
Le luci della strada (Edizioni Efesto, pp. 140, € 11,00) di Francesco Saverio Vetere, segretario generale dell’Uspi e insegnante di Editoria periodica presso “La Sapienza” di Roma, rappresenta la testimonianza che è ancora possibile fare letteratura e lasciare chi legge in preda a un turbinio di emozioni e riflessioni mutevoli, cangianti.
L’opera non è inscrivibile del tutto nel genere letterario del romanzo, come asserisce uno dei personaggi, Gabriele, in riferimento a un dattiloscritto rivenuto è “semplicemente” «una storia». Il libro è costituito da un Prologo e da tre parti: Il libro, L’immaginazione e Il segreto.
La premessa degli eventi
Metafisica dell’Amore è il titolo del dattiloscritto trovato da Gabriele che però è caduto “accidentalmente” nel fuoco. Proprio davanti al fuoco la storia muove i primi passi. Un gruppo di sette amici si è riunito per la notte di Capodanno. L’intimità dei gesti e delle parole degli amici si muove tra concetti filosofici e considerazioni sulla vita di ognuno di loro. È Platone a essere chiamato in causa immediatamente: in particolare, si parla della Lettera VII e del «fuoco che balza», citazione che approfondiremo in seguito. Parallelamente viene ricordato affettuosamente un tale Guido, maestro di vita per il gruppo di amici. Il dattiloscritto trovato parla proprio della sua storia che Gabriele, con uno sforzo di memoria, tenta di ricostruire gli eventi aiutato dai suoi amici. La ricostruzione prosegue anche nella seconda parte ma, in questo caso, i sette personaggi questa volta utilizzano, appunto, l’immaginazione per fare luce sulle vicende che legano quattro grandi assenti: il già citato Guido, Rosy Tabacco, compagna di vita del primo, Franz e Pietro.
Il maestro e i suoi allievi
Per quanto sia il gruppo di amici a interloquire, durante la gran parte dello sviluppo della trama, il vero protagonista è Guido Grimaldi, insegnante e figura particolarmente stimata per la sua intelligenza, dai “compagni del Capodanno” come da tutte le figure che si incontrano nei ricordi che a mano a mano prendono forma nelle pagine de Le luci della strada.
In particolare, viene offerto un focus sulle figure di Franz e Pietro. Il primo scontroso e rissoso e il secondo, dall’infanzia difficile, che «era uno che non litigava mai». Tra i due nasce un rapporto “stranamente” rispettoso poiché come dice uno degli amici: «nessuno di noi era così particolare. Siamo stati sempre tranquilli, anche quando pensavamo di fare chissà che cosa. Loro no». E nella terza parte troviamo i due intenti a porgere l’ultimo (ma chissà se davvero così?) saluto a Guido, il loro comune “maestro”: «Poi Pietro sussurrò: - Ecco, da qui si vede, il segreto […] - Da qui si vede solo il segreto – rispose Franz […]. Ma era come respirare, dopo aver trattenuto il fiato per tanto tempo. La vita li richiamava. Quella stessa vita che avrebbe richiamato Guido. Non era una dottrina, era una scintilla. Tutto qua».
Come abbiamo visto il gruppo di amici assume la funzione del narratore, del generatore di ricordi. Attraverso le loro parole genuine, quotidiane, e i loro occhi che portano ancora le tracce dell’infanzia e delle esperienze vissute, raccontano una storia che non è del tutto la loro. Specialmente raccontano la storia di Guido e del suo grande amore Rosy, che può essere riassunta attraverso questo emblematico passaggio: «Lei lo avrebbe aspettato, come sempre. Forse per l’ultima volta».
Stile e peculiarità della narrazione
Interessante è ciò che viene scritto per introdurre la prima parte, Il libro, a proposito dei personaggi: «Vista la maniera caotica di parlare non si capisce quasi mai chi sia a parlare, ma forse non è così importante».
Effettivamente, nell’approccio alla lettura è quasi impossibile distinguere il personaggio parlante. Una scelta simile ricorda quella di Aldo Palazzeschi che nel suo Il codice di Pereilà adotta questo “stratagemma caotico” per concentrarsi non sugli aspetti fisici e mentali del personaggio, bensì su ciò che quest’ultimo dice, rivela.
I numerosi riferimenti filosofico-letterari come quelli riguardanti Gialal al-Din Rumi e, su tutti, quelli riguardanti Platone che si trovano all’inizio e verso la conclusione dell’opera di Vetere, incarnati nella Lettera VII: «Perché non è, questa mia, una scienza come le altre: essa non si può in alcun modo comunicare, ma come fiamma s’accende da fuoco che balza».
Ecco, c’è molto di non detto, di non trasmissibile, di impronunciabile, anche in questo libro ed è questo che lo rende affascinante, nel suo grande mistero, nell’uso che si fa del concetto di segreto.
Per questi e altri motivi Le luci della strada è un testo che merita una lettura attenta e, magari, una o più riletture per poter cogliere ogni volta un nuovo e denso significato.
Emiliano Peguiron
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 182, novembre 2022)