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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Le incresciose condizioni
della sanità calabrese
di Mario Saccomanno
Per Pellegrini, Guccione parla di malasanità:
le cause in un territorio soccorso dai cubani
La sanità calabrese è ormai commissariata da dodici anni. Eppure, i progressi che si sono registrati in quest’ultimo lasso di tempo sia sul calo del disavanzo, sia nella tutela della salute sono stati pressoché nulli. Infatti, tagli, malagestione, disservizi e sprechi spropositati sono soltanto alcune delle problematiche che rendono tutt’oggi la situazione disastrosa.
In merito, si pensi soltanto all’insorgenza del contesto pandemico che ha mostrato a tutta la Penisola come il livello di prestazioni e servizi di assistenza rilevati in Calabria non siano affatto ottimali. Di più: quanto riscontrato palesa la notevole distanza che intercorre in questa regione rispetto ai livelli di sufficienza che dovrebbero essere garantiti per legge.
Di sicuro, anche volendosi soltanto sporgere sulle varie sfumature che connaturano inevitabilmente un tema così importante, si nota con semplicità come siano diversi i dubbi e gli interrogativi che rimangono attualmente insoluti.
Pertanto, mettere in risalto le annose criticità e cercare in tutti i modi di conoscere e diffondere la verità riguardante ogni singolo aspetto della questione risulta essere un compito gravoso, ma indispensabile.
A parlarne in dettaglio è il responsabile nazionale del Pd per i problemi della sanità del Mezzogiorno, Carlo Guccione, nelle pagine che formano il testo Amara verità. Le responsabilità dello Stato nell’ingiustificata voragine del debito sanitario calabrese (Pellegrini editore, pp. 160, € 15,00).
Sopra ogni altra cosa, l’autore mostra quanto sia necessario lavorare alacremente affinché si possa indicare il percorso da compiere per invertire la rotta.
Il tassello principale per riuscire in questo proposito è la conoscenza accurata della massa debitoria che continua a gravare sulla sanità calabrese. Nel farlo è necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità. In tal senso, nel testo è chiarito apertamente come anche e soprattutto lo Stato abbia maturato un grosso debito nei riguardi della Calabria.
La violazione del diritto alla salute
L’obiettivo principale del libro che si sta prendendo in esame è mostrare come nel territorio calabrese si sia violata con regolarità la tutela alla salute, cioè uno dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. Di conseguenza, è risultato inevitabile per l’autore mettere in luce anche e soprattutto i molteplici aspetti quotidiani che portano qualsiasi persona che abita in Calabria a sentirsi costantemente umiliata dall’allarmante «stato comatoso in cui versa la sanità».
Infatti, afferma Guccione, il biglietto da visita attuale del panorama sanitario calabrese è fatto di «bilanci falsi, debiti milionari, fatture per servizi e forniture pagate due o addirittura tre volte, spreco di denaro pubblico e incapacità di organizzare una rete ospedaliera efficiente».
Se si aggiungono a questi aspetti i disservizi e la corruzione si comprendono gli ampi contorni di quella clamorosa voragine messa in risalto sin dal titolo del testo.
A ben vedere, sono tutti fattori che gravano sulle spalle dei cittadini. Infatti, è da qui che si genera proprio quella negazione dei diritti, finanche quelli basilari, che si è appena messa in risalto.
Pertanto, sovente si diventa veri e propri migranti della salute. Per dirla in altri termini, i calabresi sono costretti a compiere un esodo costante verso le regioni del Settentrione italiano a causa della malasanità. Di conseguenza, si tratta di difficoltà giornaliere enormi che, tra gli altri aspetti, costano annualmente diversi milioni di euro.
Un lacerazione sociale senza precedenti
Dunque, in queste problematicità si diramano le impellenti analisi di Guccione. Sono aspetti che emergono fin dall’Epigrafe del testo. Infatti, l’autore si affida proprio a uno stralcio dell’articolo 32 della Costituzione, che funge da monito e da approdo per i contenuti del testo. In quell’articolo è sottolineato a chiare lettere come il diritto alla salute sia uno dei pilastri fondamentali della Penisola: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività».
Questo diritto costituzionale è intimamente connesso al principio dell’uguaglianza. In altri termini, lo Stato deve garantire un impegno costante affinché siano assicurate leggi speciali che favoriscano le categorie più deboli. Va da sé che quanto detto si lega indissolubilmente anche alla libertà personale, cioè con quel diritto naturale e inviolabile dell’uomo.
Di conseguenza, i contenuti del libro tendono a mettere in risalto le difficoltà di questa «lacerazione sociale senza precedenti», il tutto in contrapposizione proprio a quel pilastro costituzionale. Da qui, il tentativo di Guccione è quello di mostrare le brutture affinché si possa gradualmente riempire quella voragine di cui si è detto in precedenza.
Così, come chiarisce sapientemente il professore emerito di Patologia generale dell’Università della Calabria, Sebastiano Andò, nella Prefazione al testo, il libro è «destinato ad alimentare, in modo concreto, un confronto consapevole sullo scottante tema della sanità calabrese».
Le responsabilità accumulate durante la gestione commissariale
Quanto affermato fino a questo momento può essere riassunto e avvalorato riportando un periodo esemplificativo che si incontra nella lettura del testo. Infatti, afferma perentoriamente Guccione: «La Calabria è la regione dove la salute non è più un diritto, ma fonte di profitto per pochi, dove non tutti hanno accesso alle cure essenziali e da anni non si rispettano i requisiti minimi per garantire prestazioni di livello adeguato sul piano quantitativo e qualitativo».
L’autore riferisce in dettaglio che, anche nell’ultimo lasso di tempo, cioè proprio durante la gestione commissariale, sono state diverse le responsabilità accumulate dinanzi a una situazione che appare ormai fuori controllo.
Così, il commissariamento, da soluzione provvisoria atta a risollevare la crisi della sanità calabrese, si è trasformata in un continuo terreno incerto che ha visto succedersi varie figure. Non solo: diverse dimissioni e nuove nomine hanno alimentato il dibattitto pubblico sul tema della sanità calabrese, che in alcuni momenti è diventato infuocato.
L’indecoroso valzer di commissari
In merito si pensi soltanto al recente valzer di commissari che ha fatto seguito al «suicidio mediatico» di Saverio Cotticelli quando, durante l’intervista rilasciata al programma informativo di Rai tre Titolo V, ha ammesso di non essere al corrente della sua responsabilità di redigere il piano Covid.
Si era già avuto modo di mettere in luce l’operetta inscenata in quel periodo attraverso uno degli articoli firmati da Alessandro Milito apparsi nei numeri precedenti della rivista. In quel contesto, sono state approfondite le testimonianze dell’ingegnere Massimo Scura e del medico Santo Gioffrè e si sono poste alcune domande al medico ospedaliero a Catanzaro Piergiorgio Iannaccaro e Rosalbino Cerra, segretario generale regionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) (per leggere l’articolo potete andare:
qui).
Di sicuro, l’eco mediatico-politico ha portato a una girandola di nuove nomine proprio mentre la Calabria era divenuta tristemente la prima regione italiana a essere zona rossa non per il numero dei contagi rilevati, ma per gravi carenze di posti letto in terapie intensive e subintensive.
In un primo momento, la scelta è ricaduta su Giuseppe Zuccatelli ma, in breve tempo, è stato diffuso un suo video imbarazzante contenente dichiarazioni discutibili sulle modalità di contagio dell’infezione che nel frattempo dilagava in tutto il mondo.
Così è andato in scena un vero e proprio «spettacolo indecoroso, un teatrino di nomine e passi falsi» che, in pochi giorni, ha visto il rifiuto, per motivi personali e familiari, anche di Eugenio Gaudio.
In seguito, tra le varie ipotesi, si è avanzata l’idea, molto discussa, di un commissariamento affidato al compianto Gino Strada, figura molto apprezzata dai calabresi. Da lì a breve, proprio al fondatore di Emergency, è stato affidato soltanto il compito di gestire un ospedale da campo a Crotone.
Invece, come nuovo commissario si è optato per il prefetto Guido Longo. Un anno dopo, il commissario ad acta è tornato a essere svolto dal presidente della Regione. Di conseguenza, l’incarico di mettere ordine nella sanità calabrese è toccato a Roberto Occhiuto.
Cure e servizi non dipendono dal reddito e dal luogo in cui si nasce
Tutti questi continui cambi di gestione «hanno reso ancora più comatoso il sistema sanitario». Indubbiamente, a pagarne le conseguenze, sono quei cittadini che, come si è avuto modo di sottolineare già in precedenza, presentano enormi difficoltà a ricevere le cure di cui necessitano.
Guccione chiarisce che quanto occorre tenere sempre in forte considerazione è la comprensione che proprio le cure e i servizi sanitari non possono dipendere mai né dal reddito, né, tantomeno, dal luogo in cui si nasce.
Eppure, senza alcun dubbio, in Calabria le diseguaglianze sono enormi e il contesto pandemico ha reso ancora più palese quanto sia utile, per dirla ancora una volta coi termini utilizzati dall’autore, «offrire efficaci servizi sanitari sul territorio e semplificare l’accessibilità alle cure».
Pertanto, per riuscirci, l’attenzione va riposta su tutta la stagione dei piani di rientro, sulla mancanza di capacità manageriale, sulle omissioni, sulla natura degli sperperi, sulle innumerevoli distrazioni, sulla politica della chiusura degli ospedali e su tutte le altre sfumature incresciose che hanno segnato il panorama calabrese dell’ultimo periodo.
La necessità di seguire i messaggi di speranza
Senza alcun dubbio, occorre far leva su tutti i messaggi di speranza che vengono diffusi nel mondo. È il caso della sottoscrizione dell’accordo siglato con l’ambasciata della repubblica di Cuba in Italia per accogliere personale medico in Calabria.
Eppure, anche in questo caso, le polemiche non sono mancate. Per esempio, su tutte, si pensi all’eurodeputata del Movimento 5 stelle Laura Ferrara che, proprio in merito all’invio dei medici cubani e al loro rapporto di lavoro, ha parlato di una «chiara violazione dei diritti umani» [1].
A ben vedere, si tratta di accordi transnazionali che non rappresentano una novità. Infatti, anche durante le prime fasi pandemiche molti medici cubani sono arrivati nella Penisola per rafforzare i sistemi sanitari di Lombardia e Veneto.
Sta di fatto che, in netto contrasto si è mostrata Rifondazione comunista che, in un documento di recente pubblicazione, ringraziando il personale medico cubano, ha chiarito come prese di posizione siffatte spostino «strumentalmente il nocciolo della questione sui medici cubani» per non «mettere l’accento sulla violazione del diritto fondamentale alla salute dei calabresi» [2].
Nello stesso documento, notevole attenzione è riservata nei riguardi della conformazione della sanità cubana. Difatti si legge che: «Mentre il nostro Paese è in fondo alle classifiche dei laureati, a Cuba la cultura e la sanità sono da sempre una priorità con risultati di eccellenza, tanto che il sistema sanitario Cubano è un esempio per il mondo intero, secondo l’UNICEF e l’OMS» [3].
Da qui l’invito a prendere come punto di riferimento i tratti della sanità cubana, basati sulla celebre espressione «La patria è l’umanità» di José Martí, e capaci di mostrare la sua efficienza anche e soprattutto in un periodo di assoluta emergenza.
Il bisogno di invertire la rotta
Pertanto, ritornando al testo Guccione, nei contenuti viene mostrato come il commissariamento non abbia funzionato. Infatti, le inchieste che sono state effettuate hanno mostrato limpidamente come la sanità sia stata tante volte «il punto di incontro fra malapolitica e organizzazioni criminali».
Da qui, proprio la sanità calabrese viene presentata dall’autore come un vero e proprio «cantiere infinito» che vanta tristemente un altro paradosso: la disponibilità delle risorse, di quei fondi atti a superare alcune problematiche e il loro costante inutilizzo.
In conclusione occorre evidenziare che, accanto alle varie problematiche, l’autore non manca di indicare la strada da percorrere per risollevarsi da questa situazione incresciosa. In merito chiarisce che, sebbene possa «sembrare un’ovvietà», l’unico obiettivo a cui occorre lavorare è quello «di restituire la sanità ai calabresi».
Per farlo è necessario raggiungere vari risultati di un percorso lungo e faticoso. Eppure Guccione mostra come il tutto possa prendere corpo da due condizioni necessarie e impellenti. La prima è la quantificazione del debito pregresso e la conseguente rottura definitiva del meccanismo dannoso e perverso che continua ad alimentarlo.
Invece, il secondo aspetto è legato alla necessità di affrontare in modo vigoroso «la questione dell’intreccio politico affaristico-mafioso che condiziona la spesa sanitaria regionale». Di conseguenza, solo un percorso graduale avente come punti cardine questi due elementi può risultare in grado di mutare il contesto odierno.
Mario Saccomanno
[1] www.ilsole24ore.com/art/medici-cubani-calabria-ferrara-m5s-la-regione-li-sfrutta-occhiuto-nessuna-violazione-AEsjzi8B.
[2] Ordine del giorno CPN PRC 16.10.2022.
[3] Ibidem.
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 182, novembre 2022)