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A. XVI, n. 180, settembre 2022
Un amore
tormentato
di Costanza Parisi
Una storia di affetti
“malati”, edita NeP.
Con Beatrice Donnini
Protagonista di questo lungo racconto non è solo l’amore, ma anche la profonda analisi della mente umana, in questo caso piuttosto problematica. La storia raccontata da Massimo Billia nel testo Violene (NeP edizioni, pp. 54, € 12,00), rappresenta un’analisi cruda e ben rappresentata di una persona che, dentro di sé, cela un profondo malessere. Violene, la protagonista femminile di quest’opera facente parte della “Scuderia letteraria” di Bottega editoriale, ci è presentata dal punto di vista del protagonista maschile di cui però non conosciamo il nome ed è la decisiva rappresentazione di un dolore interiore ben più difficile da sradicare.
È da considerare notevole anche la Prefazione scritta da Beatrice Donnini, nella quale analizza in maniera puntuale l’anima nascosta del testo, va oltre quindi la complicata storia d’amore tra i due personaggi. Arriva fino al cuore della situazione, unendo questo genere così particolare, a metà tra la narrativa d’amore e il fantasy, all’attualità, dando importanti spunti di riflessione sulla società contemporanea, in particolare sul rispettivo ruolo dell’uomo e della donna.
Nella Roma bella…
Il nostro protagonista incontra e si innamora di questa giovane donna, Violene, «in grado di coinvolgere e sconvolgere tutti i sensi», durante una serata divertente con gli amici. Subito, sente un’attrazione fatale - in tutti i sensi - nei confronti di questa giovane, con lunghi capelli rossi e un corpo sinuoso. L’aspetto fisico, però, non è l’unica cosa in grado di attrarre il protagonista: anche la sua mente, la sua estrosa personalità rendono la donna estremamente attraente. Come ci dice lo stesso personaggio, «ogni volta che la vedevo rimanevo sempre più affascinato da lei». Tra i vicoli stretti di Roma, di quella Roma bella, la loro storia, prima d’amicizia e poi d’affetto, nasce e diviene sempre più forte.
Non tutto, però, sembra essere “rose e fiori”. Infatti il lettore viene subito travolto dalla consapevolezza che Violene, e precedentemente anche lo stesso protagonista, consumi spesso droga. Questo convince il protagonista a lasciar andare Violene per la sua strada, non volendo stare con una «drugs-addicted» come lei.
Il ritorno di Violene
Nonostante una serie di storie d’amore fallimentari, il pensiero del protagonista ritorna sempre su un’unica donna: Violene. Anche lei, con il passare del tempo, ha intrapreso alcune relazioni, una delle quali più importante, durata alcuni anni. Come se niente fosse successo, come se non si fossero mai allontanati, i due personaggi si incontrano di nuovo e riallacciano la relazione lì dove si era conclusa. La giovane Violene afferma di avere «delle orribili creature che popolano la mia mente, mi divorano lo stomaco rendendomi ansiosa e mettendomi di cattivo umore, ma mi fai stare bene». Questo, ci fa comprendere come il testo si stia, lentamente, muovendo verso una tematica più analitica, più profonda, mettendo in primo piano l’importanza della salute mentale delle persone.
Il protagonista, il quale dichiara più volte di essere affetto dalla “sindrome del cavaliere”, intende aiutarla a combattere questi mostri presenti nella mente della sua donna. Il carisma della donna, la sensualità e la sua intelligenza attraggono il protagonista come un magnete. Il fatto, inoltre, che presenti una condizione di instabilità aumenta in maniera esponenziale questo magnetismo.
I mostri diventano realtà
Il protagonista preferisce intrattenere questa relazione con Violene, mantenendo quindi il suo status di “cavaliere”, fino a quando gli stessi “mostri” che albergano dentro Violene sembrano pervadere anche lui. Per un determinato periodo, decide di allontanarsi da lei, sentendo comunque il potere magnetico del suo amore nei confronti della giovane ragazza. Nonostante, infatti, una relazione con una ragazza di nome Vera, il protagonista continua ad avere in testa solo Violene. L’ossessione nei confronti della donna si manifesta fino alla fine, nonostante il malessere provocato da quelli che lui considera i “mostri” permeati a lui dalla giovane. Sembra, infatti, essere sempre più debole, la sua forza sembra alimentare i mostri che si trovano nel suo io, nella sua mente, nel suo corpo.
I mostri, che il protagonista pensava fossero solo nella sua testa, in realtà si manifestano con prepotenza. Sono animati da Violene, provengono da lei la quale deruba della propria vitalità le sue vittime, ossia i giovani sensibili e pieni di forza, «per continuare a nutrirmi». Infatti, la forza vitale, e la stessa fisicità del protagonista, si modifica nel corso delle ultime pagine, fino a decidere di volersi uccidere per salvarsi – e salvare altri dopo di lui – dal male.
La mostruosità del malessere interiore
Il nostro protagonista, attraverso il suo flusso di pensieri e ricordi, riesce a mostrare al lettore un amore passionale, ma caratterizzato principalmente dall’instabilità e dal dimostrare quanto l’idea che l’uomo, nella coppia, debba essere l’eroe, il cavaliere della situazione, destinato a dover proteggere la donna, vista come una figura indifesa. Billia, questo concetto, lo capovolge, mostrando la forza della figura femminile, dimostrando che lo stereotipo della “damigella in pericolo” e del “cavaliere dall’armatura splendente” debba essere superato.
Ma Billia non tratta solo questo: si concentra anche sul dolore e sulla sanità mentali. I “mostri” presenti all’interno della mente di Violene, e che successivamente invadono anche il protagonista, sono una delicata metafora delle difficoltà che una persona può vivere durante un periodo difficile della propria esistenza, soprattutto quando questa soffre di disturbi mentali. Il problema, però, non si risolve veramente: il disperato bisogno di aiutare la giovane donna si risolverà nella completa distruzione del protagonista. Questo dimostra quanto la salute mentale possa essere difficile non solo per chi ne soffre, ma anche per chiunque circondi la persona interessata: tuttavia ciò non accade sempre, ed è in parte questo il sottile messaggio che Billia vuole nascondere all’interno del suo testo, il male mentale porta alla distruzione. Il testo vuole essere anche una speranza, un invito alla risoluzione dei problemi mentali, attraverso l’incoraggiamento di uno psicoterapeuta, ma non solo. La storia d’amore tormentata vissuta tra il protagonista e Violene è, in parte, la dimostrazione che l’amore, l’affetto, il desiderio può aiutare ed essere d’ispirazione per chiunque soffra di questi disturbi, affinché i “mostri” vengano per sempre debellati.
Costanza Parisi
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 179, agosto 2022)