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A. XVI, n. 179, agosto 2022
Raccontarsi intimamente
per raggiungere l’altro
di Emiliano Peguiron
Quattro voci, quattro testimonianze.
Conversazioni al femminile per La Rondine
Scendere in profondità nella psicologia e nell’esistenza umana, con un focus particolare e esclusivo riguardante quella femminile… è possibile? Sì, ne è la prova lampante Dialogo tra le parti (La Rondine Edizioni, pp. 116, € 9,90) che rappresenta l’esordio letterario dell’autrice Cecilia Gioia, psicologa e psicoterapeuta.
Il testo, presentato lo scorso maggio al Salone del libro di Torino, prende le mosse con la puntuale Prefazione di Paola Bisciglia, anch’essa psicologa e psicoterapeuta. Nel suo breve ma incisivo contributo si possono riscontrare diverse tematiche che pervadono l’intera opera. In primo luogo, Bisciglia sottolinea la possibilità di poter collegare a ognuno dei quattro dialoghi interiori (in ordine di apparizione: quello di Yasmin, quello di Isabel, quello di Madelaine e quello di Maria) un’opera pittorica di artisti del calibro di Dalì, Hopper, Magritte e Picasso. Quindi individua, all’interno del testo, una precisa assonanza tra il linguaggio pittorico e quello della letteratura, se non una vera e propria fusione. In secondo luogo, l’autrice della Prefazione evidenzia un filo conduttore che unisce le quattro conversazioni con il sé delle quattro protagoniste del libro: la loro intrinseca fragilità, il troppo amore che sono pronte a dispensare in un mondo ostile e una sorta di dipendenza affettiva. Senza emozioni c’è un vuoto impossibile da colmare. E proprio sul concetto di vuoto e sul suo opposto, così come in quelli di passione e dolore e, infine, quello di rinascita che Dialogo tra le parti si sviluppa in tutta la sua potenza.
Una volta appresi tali spunti di riflessione, possiamo addentrarci nel piccolo universo psicologico-letterario che l’autrice offre in questo volume.
Dialogo, terapia, confronto
Yasmin, Isabel, Madelaine e Maria, questi sono i nomi, in precedenza soltanto accennati, delle quattro donne che prendono la parola nel testo qui recensito. Al di sotto della dicitura Dialogo di… troviamo due date che rappresentano l’inizio e la fine della terapia e, successivamente, il dialogo che si instaura tra la protagonista del racconto circa la propria vita e la psicoterapeuta che accompagna nel viaggio interiore delle voci che si avvicendano.
Altra particolarità stilistica e accomunante i quattro distinti dialoghi è quella di iniziare e terminare con alcune interessanti considerazioni riportate in corsivo. Infatti, se le riflessioni che aprono ogni dialogo sono denotate da un’inquietudine, da una fragilità e da un’incompletezza di fondo, quelle poste in conclusione della faticosa e liberatoria ricerca di sé, invece, si caratterizzano per il raggiungimento della consapevolezza della propria forza e dei propri limiti. Se le prime parole sono colme di sconforto, anche se in nessun caso appaiono come una resa incondizionata, le seconde sono la luce fuori da una buia galleria.
Dipingere le emozioni attraverso le parole
Il lettore in questo testo non troverà dei nomi precisi, dei colpevoli o degli artefici, nel bene e nel male. Troverà invece una lucida ricostruzione della propria persona, un percorso vero e proprio alla scoperta (o riscoperta) della propria individualità. In questo senso l’alterità e l’altrove sono due concetti che vengono sprigionati nel corso di tutta l’opera, gradualmente, e che arrivano al culmine della loro carica e della loro valenza.
Le quattro protagoniste, infatti, non stanno soltanto raccontando una parte della loro esistenza ma hanno intenzione di raccontare il loro posto nel mondo e tutte le influenze, positive o negative che siano, che assumono rilevanza all’interno delle loro vite. Tutto ciò viene fatto con una sensibilità e un tatto difficilmente riscontrabili. Le emozioni vengono fuori con leggerezza attraverso le parole e la cura delle parole, delle pennellate che rilassano e conducono verso un’inaspettata armonia interiore.
La matrioska come simbolo
E che dire della matrioska che fa la sua comparsa alla fine degli interventi di ciascuna delle protagoniste? Quell’oggetto che si trova sulla scrivania della psicoterapeuta è, in realtà, molto più di un semplice oggetto. Rappresenta, in prima istanza, i variopinti involucri di cui ognuno è composto, le tante parti che costituiscono e rendono ogni individuo speciale e unico nel suo genere. Inoltre, la matrioska simboleggia la rinascita e l’incontro pacifico e con sé e l’altro. Non a caso il suo ingresso in scena si colloca ogni volta che sta per chiudersi il sipario sulle riflessioni delle quattro donne, come a mettere in risalto un punto d’incontro tra loro e, allo stesso tempo, come a riappacificarsi con la parte più fragile e tormentata del sé. Non a caso la matrioska è l’elemento costitutivo della copertina di questo scorrevole ma intenso libro.
Emiliano Peguiron
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 179, agosto 2022)