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A. XVI, n. 175, aprile 2022
La bellezza
di un libro
“sbagliato”
di Massimiliano Bellavista
Ediciclo sfrutta un refuso
a suo vantaggio, in un libro
che esalta la natura
Nel nostro mondo, ci sono errori dappertutto, e il mondo delle parole e dei libri non può certo fare eccezione: persino nella prima edizione della nostra Costituzione si trovano refusi (ne abbiamo anche parlato qui), come del resto nelle prime versioni a stampa della Bibbia.
Se ci sono errori in questo tipo di testi, sorvegliatissimi, non dovrebbe sorprendere che la cosa capiti anche nel mondo editoriale, anche presso quegli editori medi e piccoli italiani, e sono tanti, che della qualità materiale di ciò che immettono sul mercato fanno il loro vanto alla stressa stregua dell’attenzione ai contenuti letterari. È accaduto anche a Ediciclo, brillante e dinamica realtà editoriale italiana di cui ci siamo recentemente occupati su queste pagine. E siccome la storia è peculiare quanto il libro di cui trattiamo, peculiare ed inscindibile da esso a cominciare dalla veste editoriale, vale la pena parlarne di pari passo.
Una sorpresa (s)gradita
Dopo due fortunati testi quali Del camminare e altre distrazioni. Antologia per viandanti e sognatori del 2017 e Dell’andare in bicicletta e altre divagazioni. Antologia per ciclisti e sognatori del 2020, non è un caso che proprio il 2020, quell’annaccio, eserciti ancora per una volta il suo malevolo influsso anche sul programmato terzo libro della serie, che così bene la completa. Dell’andare in montagna e altre amabili ascensioni. Antologia per escursionisti e sognatori (Ediciclo, pp. 176, € 22,00), curata da Francesca Cosi e Alessandra Repossi, con la Prefazione di Linda Cottino e con le illustrazioni di Giulia Neri, questo bel libro che suggeriamo a tutti, è stato appunto l’involontaria e innocente vittima di un errore. Scrive l’editore, in una pagina apposita del sito: «In casa editrice ci stavamo già pregustando l’uscita della nostra piccola strenna natalizia, quando... aprendo la primissima copia arrivata in redazione “fresca di stampa”, iniziamo a sfogliarla – e l’annusiamo, dobbiamo ammetterlo, ci ficchiamo proprio il naso dentro le pagine, ogni volta che arriva un libro nuovo, come fosse la prima volta – poi apriamo le prime pagine per verificare se tutto torna, se i colori sono giusti, se al tatto è piacevole, finché l’occhio cade sulla parte finale della prefazione. Ci accorgiamo subito che qualcosa non quadra: come mai tutti questi termini legati alla bicicletta? Ma non era un libro sull’andare in montagna? Che strano... Allora giriamo pagina ancora, torniamo indietro e notiamo altri termini legati alla bicicletta come “velocipede”, “ciclisti”, “manubrio”, “due ruote” e poi l’amara scoperta: increduli e un pochino spaesati ci accorgiamo che l’inizio dell’ultimo paragrafo a pagina 9 inizia con una bella lettera minuscola, così: “nobiltà del cavallo alato”. NOOOOOO!».
Insomma, per farla breve accade che in calce alla Prefazione della giornalista Linda Cottino sia rimasto, come un virus insidioso e nascosto allo sguardo anche più attento, un brano della Prefazione della precedente antologia, quella dedicata alla bicicletta e a firma di Marco Pastonesi. Ed ecco che l’editore immagina una via di uscita da questa situazione bella, creativa ed efficace quanto il contenuto del libro.
Un piccolo errore dentro un ottimo libro
Spesso, spessissimo nelle recensioni non ci si cura per niente del fatto che prima di tutto il libro ha una sua materialità. Ben lo si comincia a capire oggigiorno, in un periodo di rarefazione di lettori e lettrici, e ce ne siamo occupati anche di recente dedicando un articolo a Testo, fiera libraria fiorentina dedicata al libro e in special modo al prodotto librario/editoriale: il libro è prima di tutto un prodotto, un prodotto complesso e articolato. E allora un bel volume comincia anche da questo: in primis un’attraente veste grafica, e il libro di cui parliamo ce l’ha, poi una bella copertina e delle incisive illustrazioni, e qui non mancano proprio e… un errore che subito lo trasforma in un oggetto da collezione. Quale migliore esempio dell’importanza della materialità di un libro? «Dopo tanto discutere in redazione – lo ristampiamo? lo mandiamo al macero? lo teniamo così? beh dopotutto al libro non manca nulla, semmai ha qualcosa in più – abbiamo deciso che non sarebbe stato giusto nei confronti del pianeta sprecare 850 kg di carta dato che tanta ne era servita per questa prima edizione. Così, dopo aver consultato alcuni addetti ai lavori e aver ascoltato le loro preziose opinioni, abbiamo deciso che il volume sarebbe stato comunque distribuito così com’è, unico nel suo essere imperfetto». E secondo noi gli autori e l’editore hanno avuto perfettamente ragione a dire questo. Del fatto se ne sono occupati in tanti, conosciamo qualcuno che il libro lo ha ordinato per conservarlo nella sua confezione, dove è riportato per mezzo di un adesivo rimovibile questo episodio e il suo messaggio potente di unicità, come se si trattasse di un Gronchi rosa, di un oggetto da collezione. Insomma, in una parola, evviva il libro che sopravvive agli errori, anzi li trasforma in valore!
D’altronde cos’altro come l’errore può contribuire meglio della versione corretta a rendere memorabile un passo, una storia o un concetto: se l’errore materiale può rendere un libro rarissimo, l’errore editoriale può essere addirittura fonte di ispirazione. Si potrebbe dire che l’errore gioca in letteratura il ruolo che la mutazione genetica gioca nel Dna e che in fondo la selezione naturale la opera il lettore, stabilendo ciò che da errore diviene genialità e normalità e ciò che invece si perde nell’oblio.
La storia è piena di questi episodi curiosi, che vi invitiamo senza meno ad approfondire: a cominciare dall’illustre Robinson Crusoe (dove di errori ce ne sono molti e assai famosi ma questo non altera la bellezza dell’opera) l’errore è parte insopprimibile e quasi necessaria di molti celebri volumi e del loro fascino, tanto che si potrebbe scrivere una storia dell’errore letterario (non sarebbe tempo sprecato).
Una bella antologia
Il volume dal punto di vista dei contenuti ha vari meriti: cominciamo senza dubbio dai tre racconti inediti, pubblicati per la prima volta in Italia di George Sand, Mark Twain e Mary E. Wilkins Freeman. Potremmo anche citare il merito indubbio di aver saputo rivitalizzare e nobilitare in modo originale il concetto di antologia.
Inoltre il libro rappresenta l’ennesima dimostrazione del fascino della letteratura che parla di viaggi e di contemplazione della natura. È la montagna, in tutte le sue declinazioni materiali o immaginarie, la vera protagonista di questo volume che permette al lettore di arrampicarsi sulle vette più alte in cordata con i più grandi autori della narrativa internazionale da Emilio Salgari a Alexandre Dumas, da Jack London a Victor Hugo. Ogni ascensione letteraria è caratterizzata da uno stile, una testimonianza, un personaggio che graffia sensibilità e sentimenti del lettore, giocando su tutte le corde, anche quelle dell’ironia.
Insomma un testo da raccomandare per chi vuole essere in sintonia con la natura in tutti i sensi, anche in quello non trascurabile e spiritualmente appagante di aver contribuito a salvaguardare l’ambiente evitando che un errore “uccidesse” un libro trasformandolo in una triste quasi tonnellata di rifiuti da smaltire.
Massimiliano Bellavista
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 175, aprile 2022)