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A. XVI, n. 175, aprile 2022
La libertà personale, bene
prezioso da riscoprire
di Alessandro Milito
L’opera prima di Panzarella per Nep edizioni
è una riuscita testimonianza introspettiva
La pandemia ha avuto tra i suoi principali effetti indiretti la riscoperta dell’importanza della libertà come valore fondante la nostra società. Aver vissuto limitazioni pesanti della libertà di circolazione, soprattutto nella prima metà del 2020, ed essere stati costretti a barricarsi in casa, ha fatto provare a tutti, sebbene in minima parte, l’esperienza della reclusione. L’assenza della libertà ha immediatamente fatto capire ad ognuno quanto questa fosse imprescindibile, precondizione essenziale per una vita degna di essere vissuta.
La somma del niente. Romanzo breve (Nep edizioni, pp. 128, € 12,00), opera prima di Piervincenzo Panzarella, è un libro impregnato dalla voglia di libertà, materiale e spirituale.
Una dignitosa discesa nell’abisso
«I colori, i colori io non li vedo più. Probabilmente la scala cromatica non esiste in natura. È la percezione della nostra sensibilità ma io non me ne sono mai accorto» confessa a se stesso Marco, protagonista del romanzo, detenuto per un grave delitto del quale si dichiara innocente. Sono le parole di chi ha visto le porte del carcere chiudersi dietro di sé, sancendo una netta cesura tra il mondo che merita di essere chiamato tale e quello dell’esilio civile e sociale. Una dimensione senza colori, una vuota quotidianità inaccettabile ed irriconoscibile per uno stimato professionista, fino ad allora estraneo alle logiche dell’altro mondo, quello della reclusione.
La somma del niente entra subito in scena con la confessione in prima persona di Marco, il racconto di un uomo che ha vissuto un fatto tragico che ha radicalmente sconvolto la sua vita. Marco è colpevole o innocente? La risposta non tarderà ad arrivare ma si capisce bene che l’intento di Panzarella va oltre la mera risoluzione del quesito. Quella che conta è la descrizione della dignitosa sofferenza di chi si vede improvvisamente privato della libertà: un evento che costringe inevitabilmente a mettere in discussione la propria vita fino al punto in cui essa è definitivamente cambiata. L’autore alterna immagini dal carattere quasi poetico – alcune riuscite, altre meno – a dialoghi carichi di personalità.
Tra tutti i personaggi svetta la figura di Giuseppe: omicida, condannato, colto, saggio e comprensivo. Un coacervo di aggettivi terribilmente vari ma egualmente ben presenti nel miglior carattere dell’opera. Sono proprio la guida e la pietas di Giuseppe a offrire alcune delle pagine più belle che si distinguono in un libro principalmente composto da immagini, riflessioni, ritratti.
Breve e intenso
I romanzi brevi hanno un compito difficile: riuscire a tracciare una storia, che vada oltre i limiti concettuali e formali del racconto, comunque in un numero di pagine dal respiro corto. Se tra i temi trattati rientrano la libertà del singolo e il desiderio di riscatto morale e spirituale – e quindi materiale di una certa gravità – il romanzo breve può rappresentare una gabbia troppo piccola; il rischio è quello di non riuscire a fornire al lettore una valida esposizione delle premesse e che il libro si riduca a una promessa non mantenuta. L’opera di Panzarella riesce a destreggiarsi in questo terreno impervio, raccogliendo l’attenzione del lettore e accompagnandolo in poche ma intense pagine. Le pretese non devono essere eccessivamente elevate, in caso contrario si farebbe un torto a un libro onesto, con tratti di inattesa bellezza. La somma di niente può, e forse deve, essere letto tutto d’un fiato, con un’unica sessione di lettura. A rendere ciò possibile è il ritmo dell’opera e la capacità dell’autore di spaziare tra diversi piani della riflessione interiore del suo protagonista, Marco. Un personaggio che, a detta dello stesso autore, presenta diversi elementi autobiografici.
Il carattere tratteggiato è quello di un uomo intelligente, a tratti prodigioso, dagli interessi multiformi e dal temperamento mite e riflessivo. Un uomo di famiglia, legato alle due figlie e alla moglie, ma anche un uomo di fede, elemento determinante nel terribile calvario trascorso dentro le mura del carcere.
Ci si immedesima facilmente nel protagonista, cosa non facile e comunque non immediata considerando l’accusa che pende sulla sua testa. L’umanità, violata e a tratti negata dalla costrizione fisica e mentale della reclusione, viene rievocata in tutta la sua nuda e dignitosa bellezza, senza mai scadere nel vittimismo e nell’autoassoluzione del recluso che pare dimenticare gli eventi che lo hanno condotto a quella condizione.
Buona la prima
«Le cose che racconto in questo libro sono in parte autobiografiche e in parte sono solo desiderate e immaginate. Dentro ci sono le mie visioni del mondo, la mia ricerca continua del senso della Vita e il mio rapporto con la Fede. È, in parte, un cammino di introspezione personale», si legge nell’Introduzione. Pretesa forse un po’ eccessiva ma comunque non del tutto disattesa e che, vista la natura di opera prima, può senz’altro essere abbonata all’autore con fiducia e con l’invito a ulteriori pubblicazioni.
Questo perché La somma del niente. Romanzo breve rappresenta un esperimento riuscito, che trova nel coinvolgimento del lettore il suo principale punto di forza; il principale, ma non l’unico: trattasi infatti di una lettura in grado di lasciare un retrogusto di umanità e fiducia nelle persone. Un messaggio positivo che, in questo drammatico primo quadrimestre del 2022, non può che far bene.
Alessandro Milito
(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 175, aprile 2022)