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Politica ed Economia (a cura di La Redazione) . A.XVI, n. 172, gennaio 2022

Le donne
che fanno
la Storia

di Daniela Lamonato
Il coraggio e il sostegno
delle portatrici carniche
della Grande guerra


Lassù in alta quota dove le cime più alte sembrano toccare le stelle. Là, tra le dure e nude rocce delle Alpi, sbocciano coraggiosamente dei fiori all’apparenza delicati ed eleganti. Sono le stelle alpine conosciute anche con il nome di “fiori di roccia”.
Ilaria Tuti non poteva scegliere titolo migliore per rendere omaggio alle valorose portatrici carniche. Fiore di roccia (Longanesi, pp.320, € 18,80) è stato scritto per non dimenticarle. Erano donne di varie età: figlie, madri, sorelle, mogli per lo più contadine che, cariche come muli, salivano e scendevano lungo gli insidiosi sentieri dell’arco alpino per poter portare i rifornimenti ai soldati delle trincee di confine durante la Grande guerra.

L’unione fa la forza
Il romanzo narra le vicende di quel periodo: è il giugno del 1915 a Trimau, un piccolo borgo friulano della Val Bût, spopolato dagli uomini in salute, chiamati a difendere la patria.
Don Nereo, il parroco del paese, ha il difficile compito di reclutare delle volontarie che possono raggiungere le vette del Pal Piccolo dove sono barricati i giovani uomini stremati dalla fatica e dal freddo.
Agata Primus e una trentina di donne decidono di rispondere all’appello sperando di poter avere notizie della sorte dei loro cari: ogni giorno caricano, sulle loro fragili spalle, una pesante gerla di vimini stracolma di provviste e munizioni destinate agli uomini del battaglione del comandante Colman.

Emozioni che vanno oltre le pagine
Per il lettore sarà facile immedesimarsi nella protagonista, grazie alla scelta stilistica della scrittrice che ha optato per la narrazione introspettiva e in prima persona. Andando avanti nella lettura si soffre con Agata, si avverte il dolore provocato dai lividi sulle spalle dovuti al peso portato. Si prova pena con lei a ogni passo, aggravato dalla presenza delle vesciche formatesi per colpa degli “scarpetz”, rudimentali calzature fatte di stracci. Il proprio stomaco, per empatia, brontola con il suo; si sussulta con lei per la paura causata dal rimbombo di ogni tuono provocato da qualche scontro a fuoco accaduto nelle vicinanze.

L’evidente patriottismo
L’autrice, di origini friulane, è riuscita a trasmettere l’amore che prova per quei luoghi. Le pagine sembrano odorare di montagna: la resina degli abeti, il legno bruciato che esce dai camini delle case, il tipico profumo dell’erba tagliata, la purezza della fresca aria frizzantina, sono solo alcuni esempi delle fragranze che si possono avvertire attraverso le fervide descrizioni, come si percepisce la sua passione per la fotografia e l’attenzione ai dettagli.
«Ho imparato dai libri che la realtà è una nostra personale interpretazione dei fatti. Stendiamo incessantemente un tessuto su persone e cose, ne sistemiamo le pieghe con i giudizi, oppure le creiamo con i dubbi. Tagliamo e cuciamo, confezionando con i pensieri il nostro piccolo mondo, in cui ci raccontiamo chi siamo e chi sono gli altri, ma il punto di vista di un personaggio non è mai attendibile per definizione, nemmeno se è quello del protagonista della storia»: questo pensa Agata in una delle sue tante riflessioni. Ed è proprio questo che l’autrice, perfettamente consapevole, riesce a trasmettere.
La sua scalata non è solo fatica e paura, ma sembra quasi che la stessa montagna, con la sua bellezza, abbia dato il coraggio alla giovane donna e alle sue compagne di continuare la loro missione e abbia insegnato loro a non arrendersi alle prime difficoltà o paure.
Fiore di roccia è un romanzo che celebra il senso di fratellanza e collaborazione che si instaura attraverso il rapporto delle portatrici con i soldati del battaglione.
L’amicizia tra il comandante Colman e la portatrice matura con naturalezza giorno dopo giorno. Grazie a lui, Agata ha una visione più completa del nemico: è colui che è pronto a uccidere chiunque abbia di fronte, anche una donna se necessario, ma è anche un uomo che vive la paura e le fatiche vissute dagli stessi soldati delle trincee italiane.

L’amore per la vita
Questo libro, ricco di colpi di scena, racconta molto altro: l’amore per la vita, che si rafforza davanti a dure prove; la solitudine, rappresentata dalla storia di Agata.
La forza d’animo di questa donna commuove: dopo una dura giornata tra il dovere al fronte e i compiti legati alla vita del paese, torna a casa per prendersi cura del padre la cui anima sembra essere molto lontana dal corpo che con amore la protagonista accudisce: si sente sola quando cerca parole di conforto negli occhi del genitore che ha perso l’uso della parola da molto tempo. Ogni sera, mentre cerca di salvaguardare la dignità di quell’uomo infermo, i ricordi legati alla sua famiglia la avvolgono: prova rabbia verso i fratelli che nel momento del bisogno l’hanno lasciata sola ad occuparsi del padre; cerca confronto accarezzando i libri una volta appartenuti a sua madre.
Nonostante tutto, sebbene prigioniera della dura vita che le è stata riservata, Agata ci insegna che la libertà non ci viene mai negata, la si predilige. «Ho scelto di essere libera.[...]. Libera da questa guerra, che altri hanno deciso per noi. Libera dalla gabbia di un confine, che non ho tracciato io. Libera da un odio che non mi appartiene e dalla palude del sospetto. Quando tutto attorno a me era morte, io ho scelto la speranza».

Daniela Lamonato

(www.bottegascriptamanent.it, anno XV, n. 171, dicembre 2021)

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