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ANNO I, n° 0 - Agosto 2007
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . ANNO I, n° 0 - Agosto 2007

Zoom immagine Diamante da
o per sempre

di Maria Ausilia Gulino
Pietra pregiata fonte
di numerosi intrecci
della brama umana


Gola dei lussuriosi, cupidigia degli avidi, preda delle donne, potere degli uomini: il diamante, da sempre, ha simboleggiato bellezza, fascino e mistero. A quanto pare i greci chiamavano questa pietra adàmas che, nella lingua italiana, ha il significato di “inconquistabile” proprio perché, in origine, nessuno sapeva come tagliarla. Originatosi in seguito a reazioni chimiche, il diamante sarebbe formato da atomi di carbonio, i quali possono essere contenuti in meteoriti che, a loro volta, si trasformerebbero in diamanti a causa della velocità e del calore. Di conseguenza, ogni volta che i meteoriti penetrano nella nostra atmosfera, dapprima si disgregano in piccoli pezzi e poi si “nascondono” nella profondità del suolo terrestre. Stando a ciò, il diamante, oltre ad essere «per sempre», come ci insegnano gli slogan pubblicitari, è «da sempre», rimanendo in linea con le teorie evidenziate da Marco Letizi e Ciro Paolillo in Le lacrime degli dei. Storia segreta delle pietre più desiderate al mondo (Rubbettino, pp. 128, € 13,00), secondo i quali avrebbe origini extraterrestri.

 

Dal meteorite alla nobiltà del diamante

Gli autori l’uno maggiore della Guardia di Finanza, l’altro docente presso l’Università “La Sapienza” di Roma in Sistemi e tecniche di progettazione del settore della gioielleria – narrano nel testo la storia vera di queste pietre, dilettando il lettore con vicende verosimili di personaggi storici e non, che si sono imbattuti direttamente con esse.

Caratterizzate da una lucentezza e uno splendore ineguagliabili, le pietre in questione sembrano rivestite da una dicotomia, se vogliamo, filosofica. Infatti, il meteorite si evolve in diamante grazie a due elementi fondamentali: il calore e la pressione. Ma le due condizioni devono coesistere – si devono presentare contemporaneamente –altrimenti, se solo una delle due viene meno, l’atomo di carbonio si trasforma in grafite (la mina delle nostre matite). Si comprende così, come estrapoliamo dallo stesso testo, «quanto sia sottile la linea che separa la nobiltà del diamante, la gemma più bella e dura, dalla misera, semplice e morbida grafite».

 

La preziosità conferita dal taglio

La sensuale bellezza e unicità hanno conferito a questo gioiello un’indole prodigiosa ormai, possiamo dire, innata: sin dal III secolo infatti, ci raccontano i nostri autori, nell’antica India esso aveva incarnato il simbolo del potere dal momento che – si credeva – garantiva l’invincibilità in battaglia, l’immunità dalle malattie (e dal morso del serpente) e, se sciolto in polvere, si trasformava nel veleno più potente. Oltre ad essere, quindi, fonte di ricchezza materiale, come abbiamo visto nei secoli, esso era sorgente di forze ineguali. E tante sono le leggende conferitegli, le guerre, i tradimenti, i peccati commessi per conquistarlo, alcuni appropriandosene come amuleto o altri servendosene come arma invincibile.

La caratteristica dei diamanti, apprendiamo, è che la pietra grezza si affina e diviene pregiata dopo minuziose tecniche di lavorazione. È il taglio, sappiamo, che le conferisce preziosità, rendendola ancora più unica. E ciò grazie ai “diamantari”, coloro che lavoravano nei centri di taglio, nati a Venezia.

 

Lacrime degli dei

La cupidigia dell’uomo ha intaccato la purezza del diamante, annotano giustamente Letizi e Paolillo, incupendola e macchiandola di sangue spesso innocente «in un racconto di proporzioni bibliche, dove la scena madre della “caduta” del diamante si trova a sposare i tempi frenetici della globalizzazione e della brama di accumulo di molti cuori». Come dare loro torto? In fondo ormai non siamo neanche più scandalizzati dalla mancanza del senso del limite umano. E il diamante, filo conduttore di intrecci probabilmente non solo leggendari, è solo uno dei testimoni più certi. Non a caso i greci e i latini gli hanno attribuito la dicitura che funge da titolo al testo: Lacrime degli dei. Il motivo si potrebbe intuire. Un patrizio romano, mentre osservava il cielo, di notte, vide una stella cadente e la seguì fino al punto in cui cadde. «Vide una pietra che nascondeva al suo interno un cristallo, uno scrigno di luce. Recatosi nel suo rudimentale laboratorio, provò a scalfirla, ma invano: ogni lama si arrendeva piegandosi, il fuoco emanava un calore impotente. A quel punto pensò che gli dei, delusi e traditi dall’ingratitudine umana, avessero pianto e le loro lacrime trasparenti, fossero cadute sulla terra sotto forma di stella».

Le vicende che hanno reso protagoniste queste pietre magiche sono parecchie e di natura diversa e i nostri autori hanno saputo mescolare, agli intrecci, arcani eroismi di popoli che di diamante hanno vissuto, rischiando brutalmente la vita. Se ne è valsa la pena, forse, non lo sapremo mai.

 

Maria Gulino

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, agosto 2007)
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