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A. XIV, n. 153, giugno 2020
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Storia (a cura di La Redazione) . A. XIV, n. 153, giugno 2020

Zoom immagine Un ingegnoso,
brillante racconto
tra serio e faceto

di Elena Cangiamila
Da il Ciliegio edizioni un modo nuovo
e divertente di riscrivere i classici


Come sarebbe l’Ulisse omerico se fosse nato negli anni Ottanta? Quali sarebbero stati i suoi sogni e le sue speranze se avesse vissuto la sua età adulta durante il primo ventennio successivo al 2000? Lo scrittore e dottore in psicopedagogia Roberto Bianchi ha deciso di ipotizzare, di raccontarlo con la sua esilarante opera per ragazzi L’odissea del precariato (il Ciliegio Edizioni, pp. 64, € 11,00).
L’eroe di cui narra l’autore è appunto un Ulisse dei giorni nostri, alla disperata ricerca non di Itaca, bensì di un lavoro che possa dare un senso alla sua vita e alla sua specializzazione da ingegnere. L’uomo conosciuto per il suo multiforme ingegno si ritrova quindi a lottare contro i terribili fantasmi della disoccupazione e della recessione, contro i pregiudizi e gli stenti che affliggono la sua condizione di immigrato, contro la lontananza dalla moglie e dal figlio ai quali vorrebbe ricongiungersi.
Ironia e tagliente sarcasmo si mescolano continuamente, dando vita a un racconto che mira a far riflettere i più giovani su temi scottanti ma di vitale importanza per la loro formazione, per una maggiore consapevolezza dei mali che affliggono il nostro presente e condizioneranno il nostro futuro.

La parodia: un efficace mezzo per far rivivere i classici
Appassionare i giovanissimi alla grande letteratura non è mai semplice. Se poi quest’ultima ha le sembianze di un meraviglioso ma complesso poema epico greco scritto in esametri dattilici, allora il compito diventa pressoché impossibile. È per questo motivo che Roberto Bianchi trova nell’ironia la soluzione ideale per creare un racconto accattivante e ingegnoso, un adattamento dell’Odissea i cui eventi riflettono quelli dell’opera omerica, alterati e arricchiti però dalle controversie e dai disagi che caratterizzano l’era moderna.
La comicità del racconto trova ampio sfogo attraverso la sapiente abilità con cui l’autore gioca con i nomi dei personaggi e dei luoghi dell’Odissea: già dalla presentazione di Telemaco e Penelope – ribattezzati rispettivamente Cellularemaco e Pennellope – il giovane lettore si trova immerso in un mondo tragicomico e paradossale, che poi altro non è che la copia romanzata della nostra spesso grottesca realtà.
Così, assieme ai fedeli compagni Senzuno, Senzauneuro e Senzaunalira, Ulisse si imbarca in un lungo e faticoso viaggio, approdando al Paese dei Ciconi, proseguendo nella terra dei Lottofagi – affamati divoratori di scontrini di scommesse perdute – passando per il Regno dei Morti di sonno e per il bar dei calipsi, di proprietà dell’affascinante barista Calipso. Giocando con i nomi propri, l’autore riesce a ottenere quindi un adattamento in chiave ironica, ma pur sempre senza mancare di rispetto all’opera originale, incoraggiando al contrario il lettore a interessarsi e ricordare i fatti narrati nel poema omerico.

L’ingiusto paese: quando i classici diventano satira
Se la forma parodica permette all’autore di rendere un grande classico come l’Odissea divertente e appetibile per un pubblico giovane, l’ironia è anche un ottimo strumento per avvicinare i ragazzi all’attualità e a quei temi d’interesse politico e sociale che riguardano la nostra nazione.
Attraverso le avventure di questo moderno Ulisse, imbarcatosi con i suoi compagni in un bastimento di sardine per cercare fortuna all’estero, i lettori hanno dunque l’opportunità di approcciarsi e riflettere – da soli oppure in classe guidati da un’insegnante – sui temi dell’immigrazione, dell’accoglienza, della disoccupazione, della xenofobia e del lavoro in nero. A questo proposito, il narratore assume le vesti di un giornalista al di sopra delle parti, riportando fedelmente il racconto di Ulisse e citando a volte le sue stesse parole. Così, tramite l’affilata arma del sarcasmo, l’autore è in grado di creare una satira onesta e priva di eufemismi della situazione attuale dell’Italia, un paese – come è citato dallo stesso protagonista – che anziché accogliere, respinge.

La triste fine di un eroe senza tempo
Nell’Odissea di Omero, Ulisse giunge a Itaca dopo numerose peripezie e riabbraccia finalmente la sua Penelope e il figlio Telemaco, raggiungendo quindi il suo obiettivo. L’Ulisse nostro contemporaneo potrebbe non essere altrettanto fortunato, ma non vi sveleremo nulla di più.
Eppure, dietro a un epilogo apparentemente scoraggiante l’autore cela un’importante lezione: gli eroi, quelli veri, quelli odierni, sono spesso i più insospettabili. Sono quelli che faticano e lottano ogni giorno contro le ingiustizie della vita, che pur collezionando fallimenti rifiutano di arrendersi. Attraverso un racconto dal linguaggio scorrevole e dalla comicità intelligente e ribelle, Roberto Bianchi riesce a portare l’educazione fuori dai banchi di scuola, fornendo numerosi spunti di riflessione e dibattito su vari argomenti cruciali per la crescita intellettuale e personale dei più giovani.

Elena Cangiamila

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIV, n. 153, giugno 2020)

Collaboratori di redazione:
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