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Comunicazione e Sociologia (a cura di La Redazione) . A. XIV, n.152, maggio 2020

Zoom immagine Un pagliaccio
dai mille volti

di Rosita Mazzei
Per Toutcourt
un corposo saggio
sul mondo di It


«Di giorno la bestia non mi lasciava un momento; la notte, mi scuotevo di ora in ora da sogni pieni d’indicibile angoscia, per sentirmi sul viso il fiato caldo di quella cosa, e il suo gran corpo – incarnazione d’incubo che ero impotente a scuotere – gravare in eterno sul mio cuore. Sotto il peso di tali tormenti, quel poco di buono che ch’era rimasto in me soccombette.
I pensieri malvagi erano i miei soli compagni, i più cupi e malvagi, che si possa immaginare. La tristezza del mio umore abituale si esacerbò sino all’odio di tutte le cose e di tutta l’umanità».
Gli appassionati del genere non avranno fatto molta fatica a riconoscere la citazione sopra esposta; essa è infatti tratta da uno dei racconti horror più famosi della storia della letteratura: Il gatto nero di Edgar Allan Poe. Il maestro del terrore non poteva non aprire questo articolo volto alla scoperta di un saggio critico di tutto rispetto: Pennywise. Stephen King: It, realtà, infanzia, amicizia (Toutcourt edizioni, pp. 232, € 10,00) di Emiliano Sabadello, docente di Letteratura italiana e Storia.

L’importanza di Stephen King
Ad aprire le danze di questo importante e insolito saggio letterario è la Prefazione di Alessandro Prato, ricercatore del Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena, presso la quale è professore di Retorica e linguaggi persuasivi e Teoria e tecniche della scrittura.
Prato sottolinea immediatamente l’importanza di It, una delle opere più celebri dello scrittore americano, affermando che essa non è altro che un tour all’interno dell’inconscio umano e delle paure che lo dominano. A impersonare tutto ciò è chiamato un clown, noto feticcio del terrore per molte persone, che cambia volto a seconda di chi lo osserva.
Protagonisti della vicenda sono sette ragazzini, “i Perdenti” come vengono definiti, che in due momenti storici diversi, nel 1958 e nel 1985, decideranno di allearsi per poter sconfiggere Pennywise, il mostro che incarna ogni tipo di paura e le inghiotte tutte. Prato, inoltre, definisce l’opera di King un vero e proprio romanzo di formazione data la crescita sia sentimentale che fisica dei protagonisti della vicenda, che sono costretti ad agire da adulti nonostante la loro età infantile e ancora acerba.

Un saggio valido per tutti
Emiliano Sabadello ci tiene a sottolineare come il suo trattato sia stato pensato e scritto sia per i lettori di Stephen King sia per tutti coloro che non lo conoscono, ma che vorrebbero farlo.
«Ragazzi, il romanzesco è la verità dentro la bugia, e la verità di questo romanzo è semplice: la magia esiste». Questa è la dedica che il maestro dell’orrore contemporaneo fa ai suoi tre figli e che Sabadello ribadisce a gran voce. La letteratura ci aiuterebbe a sopravvivere all’interno di un mondo che, il più delle volte, sembrerebbe più inspiegabile e irrazionale degli avvenimenti descritti all’interno dei nostri amati romanzi.
Le particolarità di It sono molteplici. Per prima cosa ha un narratore che non si sa chi sia realmente, né se conosca personalmente i protagonisti della vicenda che ci sta raccontando; di lui si sa solo che abita da qualche parte nella cittadina di Derry. La seconda particolarità è che tale romanzo sia descritto secondo più punti di vista. Infine vi è il continuo sbalzo temporale che porta il lettore dai fatti avvenuti nel 1958 a quelli del 1985 e viceversa.
Ognuno dei “Perdenti” ha bisogno degli altri per esistere e per completarsi; essi non sono altro che le varie sfaccettature della stessa anima. Sabadello ci accompagna per mano all’interno della visione onirica di King, mostrandoci come solo affrontando le nostre paure, sia singolarmente che in gruppo, potremmo sconfiggerle definitivamente.

La paura come maestra di vita
Nella sua critica, letteraria e non, Sabadello non manca di nominare i mostri sacri del pensiero filosofico: nel primo capitolo, le parole di Hegel ci accompagneranno all’interno di questo viaggio catartico; nel secondo è la volta del padre della filosofia analitica Wittgenstein, che ci aiuterà a districare le maglie della magia e della solitudine; si continuerà con Karl Marx per poi finire con autori del calibro di Pier Paolo Pasolini e Adorno.
Tutto ciò per spiegare cosa sia quel sentimento così atavico, inspiegabile, ma fondamentale che attanaglia il cuore dell’umanità da millenni: la paura. Quel senso di insicurezza che attanaglia le nostre menti e ci porta ad agire irrazionalmente. Essa può essere la nostra peggiore nemica, ma al tempo stesso può rivelarsi la nostra migliore alleata. Agisce sui nostri istinti, risvegliando la natura primordiale e animale in noi, avvertendoci di un pericolo in agguato, sia esso reale che immaginario.
Ed è proprio ciò che accade ai protagonisti dell’opera di Stephen King: essi affrontano singolarmente le loro paure, faccia a faccia con il famoso clown da soli, nel loro immaginario, ma anche nel mondo fisico, per poi riuscire a sconfiggerlo, si spera, nel momento stesso in cui si alleano per annientare quel mostro che altro non è che l’idealizzazione del male che attanaglia da sempre l’essere umano. It non è solo un romanzo: è un’opera catartica, psicologica e sociale. Essa è pienamente calata nel mondo americano che qui è descritto e persino rimproverato, pur essendone figlia più che legittima.
Sabadello ci dona un saggio critico che ci apre mille porte su un testo da molti ritenuto semplicemente pilastro del genere horror, ma che racchiude in sé molti significati nascosti.
Le stesse parole di King, riportate alla fine del testo in questione, sono illuminanti: «Io scrivo per scoprire che cosa penso e quello che ho trovato scrivendo questo libro è che forse, ma proprio forse, è la bellezza del mistero a consentire di vivere sani di mente mentre pilotiamo il nostro fragile corpo nella gara di demolizione che è il nostro mondo».

Rosita Mazzei

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIV, n. 151, aprile 2020)

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