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Civiltà letteraria (a cura di La Redazione) . A. XIV, n. 151, aprile 2020

Zoom immagine La lunga vita
di una donna
di pura scienza

di Adriana Colagiacomo
Levi-Montalcini, protagonista
della nostra Storia di progressi.
Una biografia edita Rubbettino


Scienziata, senatrice a vita, Premio Nobel per la Medicina, acuta intellettuale a 360 gradi.
Una donna. Coraggiosa, tenace. Questo e molto altro è stata Rita Levi-Montalcini, scomparsa nel 2012 all’età di 103 anni, ma il cui caro e indelebile ricordo è stampato nella memoria di tutti noi. E questo Rita Levi-Montalcini. Una donna libera (Rubbettino Editore, pp. 338, € 18,00) è il ritratto che Carola Vai offre, attraverso pagine intense che ci guidano alla scoperta di un mondo, di una storia sorprendente, di un’anima libera; tutto questo dietro l’immagine di una donna dall’aspetto modesto, esile, minuto, delicato e fragile, ma solo all’apparenza.

Una piccola, grande guerriera
Che cosa fa di una persona un guerriero? Un guerriero non è colui che con spada e mantello combatte il male ma, molto più semplicemente, è colui che ha il coraggio di fare delle scelte e di assumersene la responsabilità, con tutto ciò che questo comporta. Con questa premessa non sembra affatto azzardato definire tale lo spirito di Rita Levi-Montalcini che traspare già dai primissimi capitoli dell’opera, attraverso la sua decisione di diventare medico, maturata a seguito della scomparsa della tata a causa di un cancro, e che porta una giovane Rita a iniziare una vera e propria battaglia contro tutto e tutti: contro il pregiudizio che vede la donna occupare un altro posto nella società, meglio se accanto al focolare; contro la famiglia che, seppur impregnata di cultura e buon senso, conosce fin troppo bene le difficoltà cui poteva facilmente andare incontro una giovane ambiziosa. Tuttavia Rita, a sua volta, si dimostra pronta a farsi spazio, in una società che ancora, purtroppo, non lo era. E lo fa, con la cugina Eugenia, attraverso la porta principale dell’università, come lei stessa racconta a La Stampa nel 1987: «Era un giorno d’autunno del 1930 quando per la prima volta, tra gli scherni e gli schiamazzi dei “fagiuoli” come allora si designavano gli studenti del secondo anno d’università, Renato Dulbecco, io e altre 120 timide ed impaurite matricole facemmo il nostro ingresso nel solenne e tetro anfiteatro dell’Istituto Anatomico dell’università di Torino.
Salvatore Luria era tra i fagiuoli e con altri due amici della Facoltà di Fisica e matematica (Fano e Fubini che sarebbero diventati famosi scienziati) mi aveva solennemente immatricolato qualche giorno prima».
Dal minuscolo paesino agricolo sulle colline del Monferrato, Ferrere, alle affollate aule universitarie, piene di volti e voci maschili, il passo è stato breve ma il coraggio enorme. La strada sarà lunga, a volte in salita, altre in agevole discesa.
Il fascino di questa donna non risiede, infatti, nei successi di cui la sua vita è stata meritatamente costellata, ma nel coraggio e nella tenacia. Risiede, soprattutto, in ciò che rappresenta, specialmente in una società come quella in cui viviamo ancora oggi.

Un faro sempre acceso
Se provassimo a soffermarci sulle condizioni in cui versa il mondo attuale, la società in cui siamo immersi, se provassimo a riemergere da tutto quello che quotidianamente ci bombarda e a cui non facciamo più nemmeno caso, ci accorgeremmo che, con molta probabilità, non viviamo nel «migliore dei mondi possibili». Di questo, purtroppo, sono spesso i più giovani a pagare le conseguenze, faticando a trovare se stessi, a trovare un posto nel mondo perché il mondo stesso non offre le giuste possibilità, oppure sono effimere. Si fa fatica a coltivare sogni. Anzi, si fa spesso fatica a sognare. Servirebbe un faro, una speranza. Ed è questa l’eredità che dobbiamo raccogliere da personalità come quelle di Rita Levi-Montalcini. Oltre il Nobel, oltre la ricerca, oltre la fama c’è la persona, c’è la donna che ha sognato, che ha aperto gli occhi e che ha deciso, autonomamente, di rendere quel sogno la sua vita reale, a ogni costo, smontando il pregiudizio che la voleva angelo del focolare, costruendo se stessa e la propria identità mentre dimostrava che non esiste guerra mondiale o crisi economica capace di far vacillare l’obiettivo o di scoraggiare un animo quando questo è infiammato dal coraggio.
Carola Vai, attraverso un linguaggio chiaro, semplice e lineare, ricostruisce, pagina dopo pagina, le tappe più significative della vita di una delle personalità maggiormente di spicco della nostra storia contemporanea, in un’opera che è molto più di una semplice biografia.

Adriana Colagiacomo

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIV, n. 148, gennaio 2020)

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