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Comunicazione e Sociologia (a cura di La Redazione) . A. XIII, n.146, novembre 2019

Zoom immagine Sofonisba:
una vera artista

di Giuseppe Chielli
Chiara Montani
racconta la vita
della pittrice italiana


L’Umanesimo è stato un periodo storico che ha visto l’Italia primeggiare su tutte nel mondo allora conosciuto. Gli artisti nostrani giravano tutte le principali corti europee del tempo: pittori, scrittori, scultori, architetti dominavano i principali centri di potere europei. Michelangelo, Leonardo, Raffello, Brunelleschi, questi sono solo alcuni dei grandi che hanno dato onore e lustro all’Italia nel mondo.

Sofonisba: una gigante tra i giganti
Nel corso della storia si è sempre stati soliti associare la figura poliedrica dell’intellettuale a quella dell’uomo. Così è stato anche durante il Rinascimento. Quelle poche donne che circolavano nell’ambiente artistico spesso cambiavano identità, assumendone una maschile. Di poche si è conservato il vero nome, come la poetessa padovana Gaspara Stampa oppure come la pittrice Sofonisba Anguissola, di Cremona, la protagonista dell’opera di Chiara Montani, Sofonisba. I ritratti dell’anima (il Ciliegio Editore, pp. 280, € 15,00). In una via di mezzo tra un romanzo storico e una biografia, servendosi anche di una serie di ricerche, l’autrice narra la singolare storia di questo personaggio. Ma essa viene descritta, anzi ritratta, in molti punti quasi come se fosse il soggetto di un vero e proprio dipinto, in un vasto mare di artisti. Forse proprio questa è la prima particolarità che risulta evidente di questo libro. Leggendo di Sofonisba emerge la figura di un’artista che ha sfidato le varie convenzioni del suo tempo, rivendicando con forza i propri diritti, sebbene i proventi dei suoi lavori andassero al padre e al fratello, mentre lei poteva solo ricevere doni. Interessante la sua vita e il mondo circostante dell’epoca che nel testo vengono raccontati e filtrati dal punto di vista della pittrice. La storia parte dall’infanzia quando il padre, intuendone le potenzialità, la portò presso la chiesa di San Sigismondo, dal maestro Bernardino Campi. A distanza di anni, l’allieva e il suo maestro si rincontrarono e lui, esprimendo un giudizio sullo stile della sua allieva disse: «I vostri ritratti […] raggiungono la vera essenza dei vostri modelli, le loro emozioni, i loro pensieri. In una parola, la loro anima. […] Allora non potevo sapere che fosse profondamente già parte di voi».

L’arte secondo Sofonisba
Risulta vincente dal punto di vista stilistico, far raccontare il tutto alla stessa Sofonisba, in prima persona, con i suoi occhi, creando così un rapporto di vicinanza tra autrice, protagonista e tempo nel quale è ambientato il tutto. In questo caso, la pittrice descrive così la sua situazione: «Dipingevo instancabilmente, del tutto soggiogata dalle sensazioni che l’atto creativo suscitava in me. A volte, prima di cominciare un dipinto, riuscivo a vederlo già chiaro nella mia mente, completo di tutti i particolari. […] cresceva sotto i miei occhi e mi meravigliavo di come prendesse una direzione propria». In seguito, afferma, riguardo a una tela che «il vero soggetto era la profonda verità dei loro volti e dei loro sguardi, ognuno nella sua naturale unicità […]». Interessanti risultano essere le digressioni storiche e le citazioni dei quadri e degli artisti dell’epoca: passiamo alla citazione di artisti come Michelangelo, fino a menzionare le emozioni che il Cenacolo di Leonardo suscita nella protagonista.

Delusione amorosa
Viene raccontata anche la cocente delusione amorosa che la pittrice, particolarmente sensibile, subì per mano in un tale Broccardo Persico, legato a un giuramento di fedeltà al papa. Fin da subito sembrò che tra i due ci fosse un sogno d’amore del tutto impossibile da realizzarsi. Solo il papa avrebbe potuto sciogliere il voto fatto, ma così non fu. Emblematica una lettera inviata da Broccardo, che causerà molto dolore a Sofonisba: «malgrado a ciò, e per quanto io abbia attinto a tutta la mia diplomazia, il Santo Padre non ha acconsentito a dispensarmi dal voto. Ha messo accento sulla straordinaria gravità della mia richiesta, sottolineando che le infatuazioni umane sono di natura effimera e non sono certo una ragione sufficiente a infrangere un impegno preso di fronte a Dio. […] è stato del tutto inutile».
Un testo che per la sua umanità più intrinseca parla sì di una vita passata, ma la proietta nel presente, verso sentimenti che chiunque nel tempo ha potuto o potrà provare.

Giuseppe Chielli

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIII, n. 145, ottobre 2019)

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