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A. XIII, n. 139, aprile 2019
Chi ha venduto
il nucleare
agli ayatollah?
di Gilda Pucci
Un libro di Città del Sole edizioni,
un’inchiesta coraggiosa su un mistero
Un libro assolutamente scomodo e che proietta bruscamente il lettore fra i misteri irrisolti del nostro paese, quello scritto a quattro mani dalla giornalista Monica Mistretta e dal presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione, Carlo Sarzana di Sant’Ippolito, Plutonio. Navi a perdere vincerà chi avrà l’ultima bomba (Città del Sole edizioni, pp. 176, € 15,00). L’inchiesta pubblicata da Città del Sole edizioni, definito dalla stampa «editore coraggioso», come riportato dal servizio andato in onda su Lac Tv lo scorso novembre, mette in luce le contraddizioni dello stato italiano che negli anni Ottanta si è prodigato per la dismissione delle centrali nucleari ma che, di fatto, come è evidenziato nel testo, si scopre essere stato venditore di uranio al miglior offerente: tra i maggiori acquirenti l’Iraq e l’Iran. Contraddizioni che vengono messe nero su bianco grazie all’indagine vera e propria messa in atto dagli autori, svolta mediante una precisa documentazione su una decina di procure dello stato italiano e sugli atti delle commissioni parlamentari che per anni si sono occupate di traffici di rifiuti.
Fra le pagine emergono verità sconcertanti, scorci inediti, probabilmente scoperti da chi lavorava al caso: navi cariche di rifiuti che fra un fusto tossico e l’altro nascondevano il plutonio diretto in Iran dove già si fabbricavano ordigni nucleari. Plutonio ci parla di un mistero emerso dall’indagine affidata allora al Pm della Procura di Reggio Calabria, il dottor Francesco Neri che con il suo pool di investigatori – fra cui il capitano di fregata Natale De Grazia, sul cui ruolo ci concentreremo più avanti – ha cercato di far luce sul traffico di rifiuti radioattivi italiani e sul contrabbando di plutonio diretto ai paesi stranieri nel corso degli anni Ottanta, in primis all’Iran degli ayatollah.
«Un contributo prezioso per comprendere le occulte (e occultate) chiavi della nostra tormentata storia, ancora lontana dall’essere compiutamente scritta», dichiara all’interno della Prefazione l’ex procuratore della Repubblica Carlo Palermo, mentre il Pm Francesco Neri ha rilasciato un’intervista scrupolosa e dettagliata, presente nel volume.
Il plutonio legato alla morte del capitano De Grazia
Un libro che non vuole solo denunciare ma che intende anche stabilire “un’altra verità”, quella che riaprirebbe il caso sulla morte del già citato De Grazia, interessato al caso e su cui si concentra una parte del libro. Infatti il capitano risulta deceduto al volante per un presunto infarto nel 1995; questo secondo i dati dell’esame autoptico e da una seconda perizia per cause tossiche, ipotesi che gli autori hanno smentito nel corso della loro indagine e della stesura del libro.
L’autrice e giornalista freelance, Monica Mistretta, che da anni non solo collabora con alcuni ex magistrati ma si occupa soprattutto di Medio Oriente e traffico d’armi, ha rilasciato in occasione della presentazione avvenuta a Reggio Calabria il 30 novembre presso la sala “Federica Monteleone” del Consiglio Regionale il seguente intervento su cui mette in luce il ruolo importante che De Grazia aveva nelle indagini: «non indagava esclusivamente sui rifiuti radioattivi, aveva scoperto che fra i veleni delle imbarcazioni affondate nel Mediterraneo alla fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta si nascondeva anche del plutonio per la costruzione di bombe nucleari, ed è morto per questo. Indagava sui traffici con l’Iran».
La tesi della Mistretta sarebbe dimostrata dallo studio di documenti inediti, dalle bolle delle navi che il capitano custodiva nel suo ufficio ritrovate dopo tanti anni.
Forse De Grazia aveva rintracciato la destinazione finale di quel materiale nucleare e perciò intendeva bloccare il traffico illecito di plutonio sequestrando la centrale di Bosco Marengo, in provincia di Alessandria.
Secondo gli autori venne ucciso perché era vicino alla verità. Né satelliti, né sommergibili, nessun dispositivo può individuare il plutonio «quindi chi avrà il plutonio in mare, avrà l’ultima bomba in mano», chi ne gestisce il traffico deciderà le sorti dell’umanità, spiega l’editore durante la stessa presentazione.
Questioni interconnesse per un testo importante
La vicenda si incrocia anche con i fatti di Ustica, con l’abbattimento dell’aereo “Itavia” dove secondo De Grazia erano state caricate barre di uranio.
Il libro parla anche di possibili connessioni con la morte di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa in Somalia. L’ultima destinazione della reporter era stata una cittadina della Somalia in cui pare ci fosse un centro d’addestramento militare dove erano presenti alcuni uomini italiani appartenenti alla struttura di Gladio, l’organizzazione paramilitare nata per contrastare l’eventuale presa del potere da parte dei comunisti.
Si tratta quindi di un testo prezioso per il mondo del giornalismo, ma anche per i giovani, un “racconto” propulsore di valori che insegna il coraggio e la considerazione dei fatti secondo un “perché” o “nell’interesse di chi”, atteggiamento che consente al lettore di sviluppare un forte senso critico e pertanto di creare una società migliore.
Gilda Pucci
(www.bottegascriptamanent.it, anno XIII, n. 138, marzo 2019)
Veronica Lombardi, Antonella Napoli, Maria Chiara Paone