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A. XIII, n. 139, aprile 2019
Ronzii e scherzi dell’inconscio:
thriller in una strana Bergamo
di Adriana Colagiacomo
Sotto il marchio di Bottega editoriale, Gian Corrado Stucchi scrive
di morti irrealistiche, con disorientamento e uno stile originale
«È morto Flamini, il famoso faccendiere! L’hanno trovato stecchito nella sua casa di Città Alta. In un primo momento si era pensato al solito infarto, ma l’autopsia ha stabilito che si tratta di un decesso innaturale: aveva il cervello sciolto, come se gli avessero iniettato in testa un acido corrosivo che non lascia traccia».
In alcuni casi è difficile classificare un romanzo perché si corre il rischio di sminuire in qualche modo l’opera stessa, di appiattirne la tridimensionalità o di affievolirne le peculiarità. Ci si trova davanti a delle opere talmente complesse, con talmente tante sfaccettature, sfumature, fisionomie che si rischia di restare spiazzati.
La città di Bergamo quale scenario degli avvenimenti
Anche se non esplicitamente dichiarato, il contesto nel quale si svolgono gli avvenimenti è quello di Bergamo, come bergamasco è l’autore: Gian Corrado Stucchi.
Parliamo di un romanzo, La puntura del bombo, (Bottega editoriale, pp. 148, € 15,00) che disorienta, già dall’incipit. Nelle sue intense pagine si entra in contatto con tante storie diverse che si intrecciano, con personaggi dal carattere forte e dalla personalità estremamente marcata e verosimile, conseguenza di un passato più o meno difficile che l’autore ha strutturato con estrema aderenza alla realtà, al punto che ognuno di essi diventa un compagno di viaggio, un vicino che si impara a conoscere riga dopo riga e anche ad amare, nonostante tutto. Nonostante le fragilità, gli errori, l’umana condizione. Perché ciò che risalta subito in questo romanzo è l’estrema umanità di ogni attore. Ognuno, a suo modo, è qualcuno che domani, varcando la soglia di casa, potremmo, desidereremmo o non vorremmo mai incontrare.
Tra ricordi semantici, strampalati ricercatori e killer quantici
Numerosi sono i colpi di scena. Anzi, si potrebbe tranquillamente dire che è un’opera, questa, non certo adatta ai deboli di cuore. Il merito va tutto a una prosa scorrevole, semplice, senza troppi artifici, di un’immediatezza, quasi al cardiopalma, tale da catapultare il lettore direttamente in medias res, facendolo trovare nel bel mezzo di intrighi, morti inspiegabili e raccapriccianti, vicende sentimentali, viaggi dall’altra parte del mondo e misteri, tanti, che vengono svelati solo dopo numerose vicissitudini e, come da manuale, con un finale assolutamente inaspettato, senza abbandonare la disinvoltura con la quale si passa da un argomento complesso come la meccanica quantistica alla descrizione dei vizi e delle stranezze di alcuni personaggi chiave, quali psichiatri, ricercatori e luminari.
E allora si fa la conoscenza di Gianni Lazzari, giornalista con delle ali tanto grandi quanto basso è il volo che è costretto a seguire all'interno di una piccola redazione di provincia. Solo, insoddisfatto, svogliato, con delle velleità letterarie mai pienamente sfruttate, annoiato ma la cui grigia esistenza, in perfetto pendant con la fredda atmosfera della città in cui vive, comincia a colorarsi quando, suo malgrado, incontra Laura Flamini. Giovane, bella, sportiva, equilibrata, onesta, ricca, è un personaggio chiave, essendo la figlia di quel Flamini faccendiere, morto nelle circostanze tanto misteriose quanto raccapriccianti descritte in apertura. Già dal loro primo incontro è tangibile la tensione emotiva per la quale, qualche pagina più tardi, al lettore sembrerà la cosa più naturale del mondo seguirne le vicende come coppia.
Personaggi ambigui ma affascinanti nel loro cinismo sfacciato, deontologicamente e politicamente scorretti, come lo sprezzante professor Poppi, piombano sulla scena all’improvviso e apparentemente senza un nesso con le altre vicende, ma poi il cerchio si chiude e tutto torna. Il puzzle si completa, regalando un quadro del tutto inaspettato.
Paradigma di cultura
Un romanzo di questo tipo può poggiare solo su una base culturale solida. E, infatti, un altro aspetto che colpisce immediatamente il lettore è l’erudizione dell’autore, capace di spaziare con disinvoltura tra i meandri della neuroscienza, senza per questo perdere di vista l’intreccio incalzante in cui si muovono i vari personaggi, senza annoiare, senza perdere mai l’attenzione del lettore. Anzi, al contrario, pagina dopo pagina, la fame del lettore cresce. Fame di trovare il bandolo della matassa; di ricercare un senso alle morti apparentemente inspiegabili; di capire cosa, nel passato di Gianni, lo ha reso l’uomo che è. E, alla fine, come in ogni thriller che si rispetti, il finale a sorpresa non delude: cadranno maschere, si risolveranno enigmi. O forse no, ma una cosa è certa: non delude nemmeno una delle aspettative che, fin dalle prime pagine e attraverso un tacito patto fra autore e lettore, vengono create. È come essere presi per mano per farsi condurre, a piccoli passi prima e sempre più a capofitto poi, attraverso i meandri della mente umana, attraverso quelle piccole manifestazioni dell’inconscio apparentemente prive di senso ma con le quali, una volta svelati i meccanismi, si entra in contatto e confidenza e il tutto diventa logico.
L’autore: un bergamasco amante del mondo
Gian Corrado Stucchi è nato a Muggiò e risiede a Bergamo. Ha lavorato per una società di ingegneria con incarichi in diversi paesi come Libia, Marocco, Arabia Saudita, Nigeria, India, Regno Unito e Svizzera.
Ha già pubblicato i romanzi Deywoss (edito da Kimerik, di prossima uscita anche in Francia per la casa editrice Laborintus, 2017); Nero Opaco (Kimerik, 2017) e I dialoghi della quercia (il Seme Bianco, 2018).
Adriana Colagiacomo
(www.bottegascriptamanent.it, anno XIII, n. 139, aprile 2019)
Veronica Lombardi, Antonella Napoli, Maria Chiara Paone