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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Un viaggio
in mare verso
la speranza
di Maria Chiara Paone
Assunta Morrone racconta
l’emigrazione attraverso
un libro illustrato per bambini
Abbiamo spesso affermato come il potere della parola e della scrittura possano avere un forte impatto in chi legge, spesso terapeutico ma il più delle volte propedeutico, portatore quindi di una forte morale.
Sicuramente questa qualità deve essere presente in gran misura (ma non solo) nei libri dedicati all’infanzia, che formano (e informano) le giovani menti su eventi storici e attuali su cui è probabilmente faticoso, il più delle volte, far chiarezza. Sta quindi nella bontà e nella capacità dello scrittore trovare il giusto modo per raccontare tali fatti: Assunta Morrone sembra possederle, come dimostra il suo ultimo libro, Ardian che voleva svuotare il mare (Edizioni Expressiva, pp. 56, € 8,00).
Il mare, mezzo e nemico
«Hanno imparato da troppo tempo che, oltre l’orizzonte, c’è spesso una zattera del mare che attraversa acque e speranze. Ardian lo sa, anzi lo ricorda bene. […] Perché, quello che succede su quella zattera appartiene ai suoi occhi più del mare stesso».
Già impegnata nella formazione, grazie al suo lavoro di dirigente scolastico, l’autrice, mediante questo libro, narra la storia di Ardian, un ragazzo di origini albanesi, e la rievocazione del suo passato in terra natia al tempo della coraggiosa decisione che prese la sua famiglia di trasferirsi in Italia per garantirgli un futuro migliore.
Una storia di emigrazione simile alle innumerevoli che ci possono essere state raccontate o che proprio in questo momento l’Italia sta vivendo, attraversata tuttavia da un punto di vista differente: quello di un bambino che sa sì riconoscere un’opportunità, ma si ritrova ad esserne spaventato, a far udire i suoi dubbi nei dialoghi con la sua amica di sempre, Erina, e con le sue azioni: «Ardian parla di cose più grandi di lui: “Il lavoro manca e papà ha bisogno di trovarne uno, non possiamo più stare qui a Saranda. Ma io non voglio attraversare il mare, ho paura della sua profondità, delle onde alte quando è in tempesta, non voglio lasciare la mia casa […]».
Da qui la decisione infantile di provare a svuotare il mare, visto come tramite per un mondo nuovo ma anche come possibile causa di morte, una situazione che troppo spesso si sta verificando.
Buoni ma non buonisti
Interessante da notare la descrizione del momento della partenza, dove le preoccupazioni cedono il passo, almeno un minimo, alle fantasie e alle storie, ai miti e ai sogni fabbricati con castelli di sabbia che prendono finalmente forma. Grazie a tutto ciò «il rumore delle onde, invece di preoccuparlo, agisce […] come una lenta ninna nanna» concedendo quindi respiro e speranza alla visione di un’attesa che potrà essere ricompensata.
Tuttavia non bisogna pensare che l’autrice voglia indottrinare giovani menti a credere in maniera pedissequa solo all’happy ending: anzi, cerca proprio tramite questo suo testo di lanciare un messaggio ai suoi lettori per tentare di ritrovare un’umanità che sembra ormai perduta per permettere ai prossimi Ardian di realizzare i loro sogni o, comunque, di trovare la pace.
Un angolo di familiarità
Un altro punto degno di nota è l’arrivo di Ardian in Italia, dove entra in contatto con le comunità arbëreshe, esempio lampante della integrazione tra popoli differenti e di arricchimento culturale che, basato sul rispetto, può portare solo a riconoscere più velocemente una terra straniera come casa: «In quel luogo, apparentemente sconosciuto, si rincorrono sorrisi, ricordi e sogni mentre l’eroe nazionale dell’Albania sembra cullare l’arrivo dei viandanti stanchi e assonnati».
Con uno stile semplice, realistico ma al contempo delicato, la Morrone ci catapulta in un mondo molto attuale in cui non perdere l’occasione di poter insegnare ai bambini come essere degli adulti migliori.
Maria Chiara Paone
(www.bottegascriptamanent.it, anno XIII, n. 138, marzo 2019)