Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Anno II, n° 8 - Aprile 2008
Sei in: Articolo




Biografie (a cura di Luisa Grieco e Mariangela Rotili) . Anno II, n° 8 - Aprile 2008

Zoom immagine Documento inedito
registra, al ribasso,
le cifre sui fascisti
uccisi dai partigiani

di Luisa Grieco e Mariangela Rotili
Voluto da De Gasperi, è alla base
di uno studio edito da Sapere 2000


Il problema storico legato alle cifre dei fascisti uccisi dai partigiani alla fine del Secondo conflitto mondiale è ancora attuale, basti pensare alle recenti ricerche di Gianpaolo Pansa che tanto hanno fatto discutere (a partire da Il sangue dei vinti). Nel recensire il libro che abbiamo il piacere di presentarvi ci sembra necessario, preliminarmente, prendere ideologicamente le distanze dal giudicare positivamente queste uccisioni, naturalmente. Dall’altro lato capiamo però come queste siano state compiute da un popolo esasperato e oppresso dal regime fascista, certamente la piaga civile e sociale italiana più grande del Novecento.

C’è qualcuno che continua a utilizzare un vecchio e triste motivo per disegnare le vicende storiche che si sono susseguite in Italia nel periodo fascista. Un modo di fare questo che ai giorni nostri, nei quali l’idea politica viene stravolta da alleanze che tendono ad appiattire differenze culturali e ideologiche, sembra prendere sempre più piede. I principi che dovrebbero dividere una fazione dall’altra, la destra e la sinistra, si riducono così a semplici calcoli storici: chi è stato il dittatore più sanguinario, qual è stato il regime più temibile, e via discorrendo. Si supera, così, volutamente, la sfera dell’analisi del pensiero ideologico per calarsi in discussioni revisionistiche e decisamente di parte e nella pura demagogia, anche e conseguentemente a scanso dei contenuti.

Un altro tipo di analisi e di studio altamente documentato è quello fatto da Nazario Sauro Onofri, giornalista professionista (ha scritto anche sull’Avanti!) e saggista storico, nel suo libro Il triangolo rosso. La guerra di liberazione e la sconfitta del fascismo (1943-1947) (Sapere 2000, pp. 240, € 17,90), nel quale, provocando non poche reazioni negli ambienti di destra, avvalendosi delle cifre riportate su un documento voluto da Alcide De Gasperi, si ricostruiscono gli avvenimenti dell’aprile 1945 e soprattutto si fa luce sulle effettive vittime fasciste da parte dei partigiani italiani.

 

La storia e i suoi documenti

Ci siamo occupati in una pubblicazione di qualche tempo fa delle uccisioni anglo-americane in Sicilia sull’altra rivista di Bottega editoriale, direfarescrivere (http://www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=59). Il libro era quello di Giovanni Bartolone Le altre stragi. Le stragi alleate e tedesche nella Sicilia del 1943-1944 (edito da Officine Tipografiche Aiello & Provenzano), un saggio che riapriva, con piglio e verità storica, la piaga delle vili uccisioni, anche civili, dei liberatori d’Italia. Anche lì si parlava di morti, tragica coincidenza, ma è vero che si parlava soprattutto di guerra, e purtroppo questi due elementi, non sono scindibili.

In questo libro si tratta dello stesso argomento, ma da un punto di vista più “emiliano”. Onofri mette al centro del suo studio la sua amata e natia Bologna, e più largamente l’Emilia Romagna tutta.

Riferimento per lo studio dell’autore è, come si accennava, un documento fatto redigere dall’allora Capo del governo Alcide De Gasperi nel 1946, nel quale si attesta che il numero dei fascisti giustiziati dai partigiani è di 8.197 morti in tutta Italia. Le cifre che invece la parte avversa sosteneva erano sostanzialmente, fino ad allora, molto più alte, stiamo parlando infatti di un minimo di 40 mila unità ad un massimo di 300 mila.

Oltretutto il fatto che questo documento ufficiale fatto redigere dal maggiore esponente di un partito come la Dc, decisamente “fuori” dalla disputa destra/sinistra, non fa altro che renderlo più attendibile, o almeno dovrebbe, soprattutto agli occhi, molto avvelenati, dei sostenitori del regime. Erano i questori e i prefetti che avevano fatto carriera durante il regime a quantificare le uccisioni.

Ma il libro non è un lavoro di parte. Rappresenta anzi la voglia di un giornalista di giungere alla verità, cercando di trovare la strada giusta, fatta di misteriose ricerche archivistiche, di documenti misteriosamente spariti, di ricostruzioni della memoria, e naturalmente anche di grandi smentite, soprattutto nei confronti di chi usa la sola immaginazione o racconti fasulli per riscrivere la Storia.

Ma i documenti, si sa, riportano anche qualche imperfezione: «dopo aver visto i numerosi elenchi parziali trovati all’Archivio centrale dello stato di Roma, mi era venuto il dubbio che siano stati mescolati i fascisti morti durante la guerra con quelli giustiziati dopo, anche se appartengono a categorie diverse, se così si può dire. I miei dubbi aumentarono quando notai che in uno dei tanti elenchi [...] figurava il nome di Gilberto Remondini, un partigiano bolognese di Giustizia e libertà ucciso “da fuoco amico” il 10 agosto del 1944 sull’Appennino tosco-emiliano nel corso di uno scontro accidentale tra partigiani. Ammesso e non concesso che Remondini sia stato ucciso dai partigiani comunisti come fu sostenuto e non dimostrato nel dopoguerra il suo nome non può e non deve figurare nell’elenco dei fascisti giustiziati nell’aprile 1945».

Il lavoro è stato perciò, proprio per queste ragioni, molto lungo e meticoloso.

Questa seconda edizione di un saggio precedente dello stesso autore (era datato 1994) è arricchita da nuove fonti e decisamente ampliata rispetto alla prima, ma priva degli elenchi nominali che invano l’autore ha cercato nei tredici anni che dividono le due opere e che avrebbero certamente costituito una validissima controprova rispetto agli elenchi dell’Archivio di stato.

Ma il libro non è solo questo, non è solo cifre e resoconti, è anche una ricostruzione storica dei confusionari momenti seguiti alla liberazione del nostro paese, dall’ottica di un bolognese che ridà anche dignità alla propria terra, l’Emilia Romagna, spesso indicata come inferno e cieco patibolo della Resistenza, la terra nella quale i vincitori si vendicavano dei vinti: così non è stato, e questo fiero messaggio viene fuori già dal primo capitolo.

Le vicende che legano tra di loro gli avvenimenti di un periodo storico delicato e complesso del nostro paese sono molte e diverse: sono vicende sociali, economiche e civili prima di tutto, nelle quali un popolo oppresso cambia, segnato dalla guerra che diventa elemento quotidiano, insieme alla morte e alla fame.

C’è chi si inventa cifre (come Guglielmo Giannini direttore de L’Uomo qualunque e fondatore dell’omonimo movimento politico) e ha innalzato a verità storica una menzogna, secondo la quale i morti fascisti sarebbero stati 300 mila, c’è invece chi, come Onofri, cerca documenti (pubblicandoli in copia in questo volume) e racconta un piccolo spaccato post-bellico, ricordando a chi se lo fosse dimenticato che l’Emilia Romagna è stata e sarà considerata come terra di libertà.

 

Carmine De Fazio

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 8, aprile 2008)

 

Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT