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Storia (a cura di La Redazione) . A. XII, n.134, novembre 2018

L’omicidio di Luigi Silipo:
storia di un Sud corrotto

di Gilda Pucci
Bruno Gemelli, per Città del Sole edizioni, scrive
per ricostruire una verità rimasta sepolta a lungo


Quali sono i segreti che Luigi Silipo, dopo il suo omicidio, si è portato con sé? Cosa rappresentava nel suo partito, e per chi era scomodo, al punto da volerlo eliminare? Tenta di rispondere a queste domande Bruno Gemelli, giornalista, che è l’autore dello Strano delitto (pp. 336, € 15,00), pubblicato da Città del Sole, con la Prefazione del collettivo letterario Lou Palanca.
Il testo tra l’altro insito di articoli dimostrativi intende ricostruire appunto in maniera documentata l’attività del dirigente comunista Luigi Silipo, il suo impegno politico e sindacale a favore dei contadini e dei più umili, le indagini che seguirono al suo omicidio.
Gemelli, dopo quarantasette anni dalla sua uccisione, avvenuta nell’aprile del 1978 vuole raccontare tutto ciò che Luigi Silipo attraversò nei suoi ultimi giorni, giungendo alla conclusione che ciò che interessa raccontare forse sono più le ragioni della vita che le ragioni della morte dello stesso.

La storia di Silipo è la storia del Sud
L’indagine è un modo per raccontare l’intero Sud che si apriva alla modernizzazione e al progresso con un fiducia totale, lo stesso Sud che ha pagato un prezzo enorme per le scelte sbagliate compiute in quel momento: cementificazione selvaggia, periferie ghettizzate, conformismo, devastazione paesaggistica.
In una società piccola con una mentalità troppo chiusa come poteva essere quella calabrese negli anni Sessanta, Silipo era comunista ma di estrazione borghese, non sposato, non cattolico, insofferente all’ortodossia di partito, la cui egemonia operaista e nordista era desiderosa di sbarazzarsi dei braccianti con le loro lotte. La fine di Silipo, violenta e misteriosa, sarà diversa da quella di altri esponenti del Pci. Bruno Gemelli, per ricostruire i fatti e il loro contesto, ha intervistato, ha letto, ha studiato meticolosamente e ora restituisce ai lettori, tutti gli elementi del caso Silipo; restituisce le circostanze, i protagonisti, i fatti, le indagini. E consente di comprendere finalmente la complessità del quadro, la difficoltà di decifrare Luigi Silipo e di stabilire gli altri ruoli del caso.

Un delitto davvero “strano”
La sera in cui venne ucciso, Silipo aveva appena partecipato a una riunione di partito. Freddato da sette colpi di pistola davanti alla sua abitazione, due furono i moventi ipotizzati dalla stampa: la sospensione di uno sciopero di braccianti e uno scandalo sugli incendi dolosi nel territorio. I giornali dell’epoca parleranno di una svolta nell’inchiesta che però non arriverà mai, ma anticipano anche dei luoghi comuni che resisteranno nel tempo, come quello che vorrebbe che l’omicida di Luigi Silipo sia stato un forestiero: fu ad esempio collegato al delitto il soggiorno a Catanzaro del comunista Fedor Dragutin. In ultima analisi la città e il partito, hanno finito per considerare quell’esecuzione come una sorta di «incidente di percorso» a cui si è aggiunta una volontà precisa di dimenticare al più presto un morto scomodo. Il libro non ci restituisce il nome del mandante, ma approfondisce le istanze che animavano la vita di Luigi Silipo: lo sforzo per costruire una società più giusta, il desiderio di uno sviluppo sostenibile, l’amore verso la propria città, verso la propria terra. Questo libro diviene dunque un inno alla giustizia, un riscatto dopo anni di silenzio per non far morire il ricordo dell’opera di Silipo.
La ricostruzione storica è curatissima grazie all’utilizzo di reperti dell’epoca, di feticci giornalistici inseriti nel testo a testimonianza di un’inchiesta portata avanti in modo approfondito dall’autore. Un testo davvero importante che attraverso questo giallo tristemente tratto da una storia vera ci trasmette delle speranze, sepolte da conformismo, modernità ma a cui il talento giornalistico, la dedizione e la costanza di Bruno Gemelli restituiscono nel migliore dei modi.

Gilda Pucci

(bottegascriptamanent, anno XII, n. 132, settembre 2018)

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