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A XII, n. 132, settembre 2018
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Editoria varia (a cura di La Redazione) . A XII, n. 132, settembre 2018

Zoom immagine Centocelle:
al di là
dei pregiudizi

di Luigi Innocente
Un “mondo” tutto da scoprire,
Pancrazio Anfuso per Iacobelli editore


Quando un giorno ti capita tra le mani un libro che parla di un quartiere a te del tutto sconosciuto, inizialmente pensi che sia tempo sprecato; perché mai perdere un paio di giorni a leggere un qualcosa di cui non ti interessa nulla? Poi invece ti ci appassioni, cominci a riflettere, ad allontanare dalla mente i tanti, troppi pregiudizi, che rappresentano sempre un freno al sapere e alla conoscenza.
Improvvisamente ti accorgi che un piccolo quartiere romano, Centocelle, famoso per le sue inefficienze, oggetto spesso della speculazione politica, goda invece di una storia straordinaria, in cui rientrano grandi personaggi, imprese eccezionali e luoghi fantastici.
Pancrazio Anfuso, romano, conosciuto per aver scritto su molti giornali di sport, musica e cultura, ci guida alla scoperta di questo piccolo mondo, mostrandoci l’evoluzione, urbana, sociale e intellettuale della zona. È una storia recente quella di Centocelle, solo poco prima dell’Unità d’Italia si presentava come una vasta campagna, un mero sentiero per passare (frettolosamente) da un quartiere di Roma all’altro; in soli pochi decenni si è trasformato fino a diventare un posto abitato da quasi sessanta mila persone, dove si incrociano, inoltre, diverse etnie. Tante virtù e anche tante “assenze” − come il verde e gli spazi culturali, sebbene sia stata la terra di molti artisti − ma con la voglia di andare avanti, di non fermarsi mai, superando la cattiva nomea che lo contraddistingue: «non è un posto sicuro ma nemmeno un posto pericoloso» scrive l’autore. Semplicemente un luogo come tanti, con in suoi pregi e i suoi difetti.

Benvenuti a Centocelle
Centocelle. Storie e luoghi del quartiere dalla A alla Z (Iacobelli Editore, pp.128, € 12,00) è un viaggio in una delle periferie romane (ma meglio ancora italiane) più famose. Una sorta di dossier su un luogo, denigrato per le sue nefandezze e inefficienze, poco lodato per il suo passato, purtroppo ignorato.
Il libro si apre con i versi di Er deserto, opera di Gioacchino Belli nella quale è descritto un paesaggio triste, abbandonato a se stesso, un deserto situato vicino a una delle più grandi città del mondo. È da questa poesia che l’autore inizia a raccontare una vera e propria trasformazione, uno spazio che è andato via via arricchendosi da tutti i punta di vista, in maniera alquanto repentina, attraversando diversi, e intensi, episodi della storia contemporanea.
Attraverso un ordine alfabetico, che appare molto suggestivo, sono molteplici i punti toccati, tanti tasselli che alla fine costituiscono una cornice perfetta. Ogni capitolo racconta qualcosa di particolare: dagli aspetti “esteriori” come le vie, i negozi, i mercati, le infrastrutture; a quelli “interiori” quali l’arte, la storia, la musica, i personaggi, la cronaca ecc, tutti elementi sui quali si focalizza maggiormente l’attenzione dell’autore
Egli, infatti, decide di aprire i capitoli con Accattone, il celebre film di Pier Paolo Pasolini dedicato proprio alle periferie romane, e girato in parte anche a Centocelle. Un capolavoro tutto italiano, come fa intendere lo stesso Anfuso, e anche parametro di riferimento per rendersi conto di quanto il quartiere sia cambiato, in meglio, rispetto a cinquantasette anni fa, nonostante il film non lasciasse presagire alcuna speranza a riguardo.
Pier Paolo Pasolini è solo uno dei tanti, fra i nomi più noti del passato e del presente, che hanno avuto a che fare con Centocelle; in un passaggio del libro, si scopre che anche il famosissimo Claudio Baglioni, uno dei maggiori cantautori italiani, sia cresciuto proprio in questo quartiere, dove appena adolescente inizia a comporre i primi accordi con la chitarra, cantando dal balcone di casa sua.
Personalità famose e non che spesso hanno occupato, per motivi differenti, l’attenzione mediatica romana e nazionale; fatti di sangue come quello del giovane Alberto Giaquinto, ucciso nel 1979 da un poliziotto durante manifestazione rappresentano una macchia indelebile per il quartiere. Un giovane ucciso ingiustamente, la cui morte non ha mai avuto giustizia (il suo assassino, si racconta nel libro, è stato condannato solamente a sette anni, con la condizionale, per eccesso di legittima difesa), è sempre motivo di sconforto, ma al contempo fattore di fratellanza e compattezza di una comunità: Centocelle si riunisce il giorno dell’anniversario della morte di Alberto, da trentanove anni, ininterrottamente, per ricordarlo.
Sono molti i capitoli dedicati ai fatti risalenti al secondo conflitto mondiale: anche Centocelle è stato teatro di battaglia, di strategie e soprattutto di Resistenza verso il nazifascismo; luoghi chiusi, oggigiorno divenuti ristoranti, erano il covo dei giovani che settant’anni fa combattevano per liberare l’Italia.
Il libro è arricchito dalle illustrazioni e dalle fonti giornalistiche relative ai periodi storici ai quali fa riferimento l’autore, segno che ciò che egli racconta è frutto di un’accurata ricerca e nulla è lasciato al caso.
È un’opera celebrativa? Probabilmente sì, ed è giusto che sia così quando bisogna superare stereotipi antichi che coprono gli occhi all’opinione pubblica. Una cosa è certa, dalla lettura traspare un bel “benvenuti nel mio quartiere”.

Conoscere prima di giudicare
È sempre fin troppo facile lasciarsi condizionare dalla televisione, dalla stampa, dalle opinioni altrui, dagli slogan, ma è sempre inspiegabilmente complicato affrontare proprio tali convinzioni. Lo scopo di questo libro è fornire l’attrezzatura necessaria per scavalcare questo muro di idee che non permette di guardare oltre. In fin dei conti, ci si rende conto che nessuno conosce a pieno neppure la propria storia, le tradizioni del proprio paese, della propria città e spesso perfino della propria famiglia; sicuramente se si spendesse più tempo a scoprire tali radici si eviterebbe di cadere nella trappola dei facili giudizi, un segno di debolezza.
Dopo questa lettura forte è la voglia di catapultarsi in quei luoghi “dimenticati”, ma che appaiono scenari pieni di virtù, una dote troppo spesso celata, appunto, dietro i facili, e ingiusti, convincimenti sociali.

di Luigi Innocente

(www.bottegascriptamanent.it, anno XII, n. 130, luglio 2018)

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