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Editoria varia (a cura di La Redazione) . Anno XII, n. 130, luglio 2018

Zoom immagine Il lavoro migliore al mondo
raccontato da un esperto

di Luigi Innocente
Il “mondo libro” spiegato dal direttore editoriale
de il Ciliegio, Giovanni Maria Pedrani


Chi, almeno una volta nella vita, ha desiderato pubblicare una propria opera? Probabilmente la risposta sarà scontata: “tutti, o quasi”. Ma come si fa a realizzare questo sogno? A chi bisogna rivolgersi? Chi deciderà cosa? Sono solo alcuni degli interrogativi che si celano dietro quell’affascinante, quanto misterioso, “mondo dei libri”, in seno agli aspiranti autori. Non meno curiosità sono presenti in coloro i quali desidererebbero stare dall’altra parte, ovvero lavorare in ambito editoriale, un settore che, al netto di molte convinzioni (campate in aria), richiede sacrifici costanti e competenze molto specifiche.
Giovanni Maria Pedrani, direttore editoriale della casa editrice il Ciliegio, in questo libro si rivolge proprio ai questo genere di interlocutori, spiegando, in maniera semplice ed esaustiva, come funziona l’ambiente editoriale, fatto, cioè, di scelte accurate, dedizione giornaliera, e soprattutto passione. Questi sono tutti elementi essenziali e utili a far funzionare al meglio questa “azienda”, perché, deve essere chiaro, una casa editrice è un’azienda vera e propria, la cui spinta propulsiva è data dal legame libro-autore-editore. Scegliere i “mezzi” giusti è di vitale importanza.

Il mestiere più bello del mondo
Nel volume Una vita da direttore editoriale (il Ciliegio, pp. 160, € 13,00), Pedrani tratta varie argomentazioni, dalle più generiche a quelle meramente tecniche, nonché i molti segreti del mondo editoriale.
Inizia con l’illustrare il “suo” mestiere, vale a dire quello di direttore editoriale, la figura che indirizza e coordina le scelte di una casa editrice, partecipando attivamente al processo creativo di un libro, senza costruirne, però, l’idea iniziale, dal momento che, come indicato in un passo del libro, egli «deve parlare “attraverso” le opere scritte da altri». Un mestiere che Pedrani definisce, senza mezzi termini, il «più bello del mondo», e che vive con immensa passione.
Successivamente passa ai “numeri” del mercato editoriale, dai quali emerge un netto squilibrio tra le grandi case editrici (5 per l’esattezza), le quali da sole detengono il 60% del mercato, mentre il restante 40% è suddiviso fra le altre migliaia di “piccole” case editrici. Sono proprio queste piccole realtà le protagoniste del libro.
Nella parte centrale, dopo una breve descrizione dei metodi di lavoro e degli attori interni a una casa editrice, Pedrani fornisce validi consigli direttamente agli aspiranti autori: come scrivere un libro, come presentare un manoscritto, quale comportamento tenere dopo la pubblicazione (promozione, presentazione, ecc.) e, ancora, dà utili informazioni sui costi dello stesso libro, sui tempi di pubblicazione e su quali aspetti focalizzare l’attenzione quando si stipula un contratto di edizione. Alcuni capitoli sono dedicati ai singoli generi letterari (poesia, racconto, romanzo, libri per bambini, saggi, ecc.), la cui attenzione è rivolta soprattutto al successo, o meno, che rispettivamente hanno sul mercato, punto che influenza notevolmente le scelte di ogni direttore editoriale. I capitoli finali sono dedicati: alla “giornata tipo” di un direttore editoriale, ad una riflessione sul futuro del libro di fronte alla “digitalizzazione” dello stesso, a brevi informazioni riguardanti la storia e la mission della casa editrice il Ciliegio.

Una “chiacchierata” tra consigli e trucchi del mestiere
Particolarmente degno di nota risulta essere l’approccio colloquiale usato dal direttore Pedrani in questo volume. Ogni informazione, ogni curiosità, anche quelle apparentemente più complicate, vengono fornite come se si stesse chiacchierando davanti a un buon caffè. A tratti è presente anche quel pizzico d’ironia che non guasta mai.
Un libro proficuo insomma, che chiunque avesse intenzione di scrivere un’opera o decidere di inviare il proprio curriculum in un casa editrice, dovrebbe sempre tenere sotto il braccio.
Conoscere è il primo passo per avere successo, al pari del rischio.
«Scrivere quello che uno si sente», una frase apparentemente banale − ma centrale se si considera l’aspetto meramente “aziendale” di un libro − che Pedrani rivolge agli autori, invitandoli a seguire il proprio istinto, anche quando maggiori saranno le difficoltà di fronte al mercato. E sottolinea che, per quanto quest’ultimo possa essere sì importante – fine ultimo se vogliamo –, non potrà mai privare del proprio istinto, appunto, chiunque abbia una penna in mano o si trovi davanti a una tastiera da computer.

Luigi Innocente

(bottegascriptamanent, anno XII, n. 129, giugno 2018)

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