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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Serie A e B
tra gli uomini
di Elisa Barchetta
Parole ed emozioni
da Paolo Pasi.
Edizioni Spartaco
Viviamo in un mondo globalizzato, questo è ormai un dato di fatto, in cui tutto accade a livelli e velocità impensabili solo fino a qualche decennio fa. Non solo in economia e finanza le transazioni avvengono su scala trans-nazionale, scollegate ormai da quella che è un’economia reale, ma con l’avvento di Internet anche la comunicazione si è globalizzata, collegando aree del mondo estremamente lontane a livello geografico. La nascita dei social network ha poi permesso di connettersi davvero con chiunque in qualunque parte del pianeta. Ma qual è il rovescio della medaglia?
Lo racconta Paolo Pasi – giornalista, scrittore e compositore – nel suo La canzone dell’immortale (Edizioni Spartaco, pp. 158, € 11,00), un romanzo che si potrebbe definire di genere distopico perché, pur non prendendo le mosse da uno scenario post-apocalittico, racconta una realtà che non pare così distante da una sua possibile realizzazione; ma che di certo non è desiderabile.
La trama
La vicenda si svolge in un mondo trans-globalizzato in cui coesistono, su più livelli, esseri mortali ed esseri immortali. I primi appartengono al livello più basso della scala e conducono un’esistenza comune che prosegue nel tempo tra sofferenze e povertà. I secondi sono all’apice della piramide, eternamente giovani, senza malattie o tormenti, destinati a vivere per sempre. L’appartenenza al primo o al secondo livello – oppure ai livelli intermedi – dipende dal cosiddetto “rating esistenziale”, per il quale ogni individuo ha un certo valore di mercato che «dipende dallo stile di vita, dal successo, dall’età, dal numero di contatti che chiamano amicizie […]».
Il lato A
Usando la musica come metafora il romanzo può essere “letto” come un vinile, con due lati. Il lato A racconta la storia di un essere immortale, con un rating tripla A, per il quale esiste solo un presente eterno senza malattie o vecchiaia. È un individuo che vive la propria esistenza superiore senza alcun tipo di rimpianto o dubbio, perché la società trans-globalizzata non è fatta per consentire certi sentimenti agli immortali, finché un’altra immortale con un breve messaggio telepatico gli chiede: «Scrivimi una canzone».
L’immortale scopre allora di non essere in grado di farlo, perché incapace di provare la benché minima emozione e di avere dunque bisogno di entrare in contatto con gli esseri mortali per riuscire in questa “impresa”. Perché gli esseri mortali sono gli unici che ancora provano qualcosa, gli unici che ancora ricordano sentimenti, emozioni e sensazioni.
Il lato B
Girando virtualmente il vinile, ecco il racconto di un essere mortale che ha ormai raggiunto i cinquant’anni, alle spalle uno scarso successo come cantautore, con pochi soldi e una famiglia da mantenere. Fa parte degli individui classificati come “derivati di classe B” secondo il rating esistenziale; quelli che vivono sulla Terra, ai margini della società, spesso in baraccopoli in periferia tra miseria, sudiciume e violenza. Sono definiti derivati perché considerati letteralmente individui alla deriva.
Ricordi, questo il nome del “lato B”, viene assunto all’Archivio digitale permanente, dove viene decisa la sorte delle canzoni: quelle da cancellare definitivamente e quelle da mantenere vive, con opportuni aggiustamenti utili solo allo scopo di renderle dei jingle atti a suscitare emozioni controllate e controllabili per vendere prodotti. Ma Ricordi non riesce a svolgere come dovrebbe il lavoro affidatogli e viene quindi mandato in terapia da uno “psico-musico”; una sorta di psicologo musicale che dovrebbe aiutarlo a capire come lavorare al meglio. Durante una seduta però Ricordi sente una canzone, un brano che pensa gli appartenga e di cui è convinto di essere l’autore, ma che risulta depositato vent’anni prima da un altro. Come è possibile?
Lato A e lato B
Come in un vinile che si completa solo dopo aver ascoltato entrambi i lati, le storie dei due individui finiscono col convergere in modo inaspettato, arrivando a una conclusione che poi tale non è. Ma l’incontro tra i due è la chiave di tutta la vicenda, l’unica cosa che può portare entrambi a una svolta definitiva nelle loro esistenze.
La “morale della favola”
Ma allora qual è la “morale della favola” che Pasi racconta? Usando la musica come trait d’union per tutto il romanzo, l’autore – con la sua scrittura fluida ed evocativa – affronta tematiche molto importanti soprattutto per la società contemporanea; in cui l’apparire sembra essere ormai diventato più importante dell’essere, una società nella quale mostrarsi giovani è vincente mentre invecchiare non sembra un’opzione contemplabile perché pare prevalere l’equazione “vecchio uguale inutile”. Una società in cui anche i valori e l’importanza dei sentimenti sono venuti meno, annichiliti e appiattiti dalla tecnologia e dai social media in cui tutti sono connessi e condividono pensieri e pezzi di vita ma dove nulla è reale e concreto.
La conseguenza è che in un mondo globalizzato ci si sente sempre più soli, si è dimenticato il senso di solidarietà a vantaggio dell’individualismo e del successo del singolo; con il risultato che chi non ce la fa è già considerato un fallito. La domanda che sorge spontanea è: siamo sicuri di essere così lontani da quel mondo descritto e inventato dall’autore? Quanto manca a questa società per arrivare davvero a trattare gli esseri umani come prodotti finanziari, dal momento che esistono già nei fatti cittadini di serie A e cittadini di serie B, popoli di serie A e popoli di serie B?
Elisa Barchetta
(direfarescrivere, anno XIII, n. 143, dicembre 2017)