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A XI, n. 118, luglio 2017
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Home Page (a cura di La Redazione) . A XI, n. 118, luglio 2017

Zoom immagine La congiura de’ Pazzi: tra storia
e finzione, retroscena e misteri

di Elisa Barchetta
Da Edizioni il Ciliegio un thriller storico
dello scrittore raffinato Massimo Greogori Grigiĉ


Dal punto di vista prettamente storico, la congiura de’ Pazzi ebbe luogo a Firenze il 26 aprile 1478 contro Lorenzo e Giuliano de’ Medici. Fu un complotto organizzato dai banchieri Jacopo e Francesco Pazzi con l’appoggio – e per mandato – di Papa Sisto IV e quello esterno di altri territori del papato allo scopo di stroncare l’egemonia della famiglia Medici su Firenze e, probabilmente, per limitare le mire espansionistiche medicee verso la Romagna. Il potere di Lorenzo, detto Il Magnifico, e Giuliano Medici sulla città non derivava loro da incarichi diretti nella politica, bensì dal controllo delle posizioni chiave e delle magistrature tramite uomini di loro fiducia. Per questi motivi i congiurati ebbero tutta l’intenzione di sovvertire l’ordine costituito in favore di una non ben chiara “libertà” per il popolo. Le vicissitudini che portarono alla cospirazione, alla sua attuazione e a quanto ne seguì, sono ben raccontate nel thriller storico Omicidio in cattedrale. Storia di una congiura (Edizioni il Ciliegio, pp. 260, €16,00) dello scrittore Massimo Gregori Grgič, romanzo che fa parte della “scuderia” di Bottega editoriale.

Scrittura e linguaggio, tra realtà e fantasia
Omicidio in cattedrale. Storia di una congiura presenta un interessante intreccio tra fatti storici documentati, personaggi realmente esistiti e altri frutto della fantasia dell’autore; tutti sapientemente integrati tanto da rendere verosimile anche quanto inventato. La scrittura è fluida nonostante l’autore utilizzi, soprattutto nei dialoghi, il linguaggio fiorentino quattrocentesco e in alcuni casi addirittura il latino; a ciò si somma l’uso di periodi abbastanza brevi che rendono il libro scorrevole e piacevole alla lettura. Il dosaggio sapiente di questi elementi ne fanno un romanzo intrigante, pur nella cruda descrizione degli omicidi e delle esecuzioni. Per questi ultimi, infatti, Gregori Grgič non si astiene dal riportare esattamente quanto accaduto ai personaggi assassinati, dalle coltellate ai colpi d’ascia subiti, né tantomeno a quelli uccisi dopo processi a dir poco sommari. Le esecuzioni infatti avvenivano per impiccagione dalle finestre del Palazzo della Signoria, come monito per tutti quelli che avevano preso parte alla congiura; ma l’autore non si esime nemmeno dal raccontare come i fiorentini fecero scempio dei cadaveri dei congiurati.

Il bue che dà del cornuto all’asino
Quello che colpisce in questa vicenda quattrocentesca non è soltanto il complotto con le sue motivazioni, ma il fatto che nonostante la famiglia Pazzi si sia comportata in modo a dir poco cruento, uccidendo Giuliano Medici e attentando alla vita del fratello maggiore Lorenzo mentre si trovavano in una cattedrale durante lo svolgimento delle celebrazioni, accanendosi su di loro con furia senza aver rispetto per la sacralità del luogo; ben peggiori sono state le conseguenze pagate dai congiurati. Infatti, nonostante giustizia – per quanto sommaria – fosse stata fatta dai Priori, dai Gonfalonieri e dalla Giunta di balìa, lascia esterrefatti il comportamento del popolo fiorentino, il quale inveisce contro i congiurati ma – soprattutto – si accanisce sui loro cadaveri, quasi fossero alla stregua delle bestie, riducendoli letteralmente a brandelli. Il cadavere di Jacopo Pazzi sarà inoltre quello che subirà il maggior dileggio da parte del popolo, perché dopo essere stato sepolto in Santa Croce, riesumato per volere dello stesso e sepolto nuovamente in terra sconsacrata, verrà dissepolto e trascinato per le strade di Firenze da un manipolo di adolescenti fino a essere gettato nel fiume Arno.

Insomma se la famiglia Pazzi fu certamente crudele non da meno furono i fiorentini che in quell’occasione si mostrarono non soltanto violenti e animaleschi, ma anche vendicativi. E per quanto riguarda Lorenzo il Magnifico, egli ebbe la sua vendetta senza nemmeno dover alzare un dito. In tutto questo realismo però, non mancano due elementi parzialmente fantasiosi, come l’inserimento di riferimenti all’Ordine dei Templari e, sullo sfondo di vicende così tragiche, una storia d’amore.

L’Ordine dei Templari, tra mistero e storia
In Omicidio in cattedrale. Storia di una congiura non mancano rimandi all’Ordine dei Templari, che fanno riferimento ad aspetti storici ma aggiungendo una buona dose di invenzione. A partire dal fatto che Leonardo da Vinci, presente realmente a Firenze durante la congiura, fosse il Gran Maestro dell’Ordine. Non sono poche, infatti, le ricostruzioni in cui da Vinci viene ritenuto l’uomo al vertice dell’Ordine dei Templari, ricostruzioni a cui si sono rifatti anche noti scrittori come Dan Brown per il suo Il codice Da Vinci, ma rivelatesi poi false. A livello storico non esistono infatti prove del perdurare dell’Ordine dei Templari dopo il 1314, quando l’Ordine fu soppresso e tutti i cavalieri furono perseguitati, accusati di sodomia e bruciati sul rogo.

Una delicata storia d’amore
A rendere meno cruenta la vicenda, Massimo Gregori Grgič introduce tre personaggi di fantasia: l’erborista e alchimista Gaddo Donati, il suo apprendista – nonché medico ed erborista – Lapo Lanfredini, e Fiammetta Tornaquinci, donna fiorentina e dama di compagnia a palazzo Pazzi. Fra Lapo e Fiammetta l’autore fa nascere una delicata storia d’amore che in qualche modo si inframmezza alla trama complottista e alle vicende più efferate raccontate nel romanzo; diventando in un certo senso una sorta di balsamo sulle ferite, talvolta in modo ironico e altre in modo più dolce.

Elisa Barchetta

(www.bottegascriptamanent.it, anno XI, n. 118, luglio 2017)

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