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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Dialogo tra prostituta e cliente:
riflessioni per indagare l’anima
di Stefania Ciavattini
Da Salento Books, un romanzo che ci insegna ad andare al di là
dell’apparenza delle cose attraverso dubbi e interrogativi sulla vita
Fabio Bacile di Castiglione in questo suo terzo scritto, dal suggestivo titolo 7 pagine bianche (Salento Books, pp. 80, €12,00), ci offre un libro breve, ma denso di suggestioni, pensieri, ricerche.
Nel prologo, l’autore dà ragione della genesi della sua opera, dell’origine della sua scintilla creativa. Lo stimolo, il pungolo alla scrittura – spiega – viene dalla intensa e dolorosaimpressione ricevuta dalla lettura di un articolo di giornale in cui veniva riportata la notizia dell’uccisione efferata di Andreea Cristina Zamfiri, una giovane rumena di ventisei anni, tossicodipendente e prostituta, ritrovata crocifissa a una sbarra sotto un viadotto dell’Autosole.
Il pensiero dell’autore corre al Cristo, mentre il mestiere della donna, nella voce popolare, sembra smorzare la gravità del fatto. Sterili etichette, giudizi sommari inducono il bisogno di pensieri altri, di fondamenti diversi e, di fronte al mare, comincia a snodarsi il pensiero, facilitato dallo sciabordio delle onde, e il racconto.
Le pagine bianche: tele da dipingere a disposizione del lettore
La forma scelta risponde a un tentativo che l’autore vuole fare: «Uno scritto breve, veloce, pieno di contraddizioni, che ponga dubbi e domande senza dare risposte, perché le risposte non le conosco». L’analogia con l’arte astratta, che non imita ma crea, ritrovando, in un insieme che appare caotico, un motivo illuminante, precisa meglio questo desiderio dell’autore di arrivare a una scrittura che, pur priva di trama, ritrovi una sua armonica composizione.
Le pagine bianche del titolo sono spazi liberi, tele non ancora dipinte, lasciate al lettore per immaginare, ma anche luoghi di pausa riposante sottratti alla corsa affannosa dei nostri giorni. Le pagine bianche riposano e ricreano.
Tra una pagina bianca e la successiva si svolge l’incontro tra un cliente e una prostituta. Tutto è reso attraverso il dialogo tra loro, come in un’opera teatrale a due.
Ci si avvia a un confronto serrato di idee, spesso ricalcanti i grandi interrogativi della vita e della filosofia.
I due dialoganti si confrontano sulla razionalità e irrazionalità non solo dell’uomo, ma del reale, si interrogano sulla causalità o casualità della vita, sulla scienza e la religione, sulla giustizia e l’arbitrio, sulla logica e la fede.
Questo rende la lettura più facilmente proponibile a un pubblico “colto”, ma l’universalità delle problematiche esistenziali che vengono affrontate e l’aiuto offerto da numerose chiose a piè di pagina ne ampia la fruizione a chi voglia esserne stimolato.
Un coraggio e una capacità rara sono tra gli elementi di maggiore interesse dello scrittore, il quale mette in luce nei capitoletti scanditi dalle pagine bianche, i turbamenti del cliente e della prostituta, il vuoto della solitudine, il venir meno di un senso appagante della vita se ci si allontana dal sogno, se ci si riduce a vivere sotto i dettami della finanza senza riuscire a relegarla al suo ruolo di puro mezzo.
Emerge la precarietà, l’omologazione, il consumismo; e se per il cliente appare giusto combatterne gli effetti deprimenti, per la prostituta il giudizio è comunque illusorio; molto meglio affidarsi alla continua ricerca nel qui e ora, la strada anziché la meta.
Il discorso che l’autore porta avanti non rimane però a livello teorico, anzi le idee sono spinte a illuminare sia la vita individuale che le vicende sociali.
A questa particolarità l’autore ci aveva già abituati in Grafici di borsa, il suo precedente romanzo; nei suoi scritti si può passare dalla riflessione più astratta alla cronaca politica, dal berlusconismo al messaggio di papa Francesco, senza che questo costituisca in alcun modo una “caduta”, un’invasione impropria.
Un finale aperto a nuove e diverse interpretazioni
Nel corso della narrazione le visioni dei due protagonisti non sono mai compiutamente contrapposte, in questo l’autore è fedele al suo progetto; i due protagonisti si contraddicono, a volte sembrano capovolgere le reciproche posizioni correndo verso un risultato che non potrà essere la logica degli argomenti a raggiungere, ma semmai un atto creativo.
L’incalzare del confronto tra i due porta di volta in volta a una ricerca di pace, di riposo, che viene trovato passando dalla parola al calore dell’abbraccio, all’armonia della danza amorosa.
Alla fine il dialogo appare via via più affettuoso, si sente emergere un desiderio di offrire qualcosa all’altro, qualcosa che mitighi la pena; per il cliente è l’uscita dall’ombra della donna: «Perché umiliarti agli occhi del mondo?»; per lei è offrire un appiglio alla incapacità di lui di cogliere il permanente al di là del continuo mutare: «Vorrei solo convincerti a credere».
I richiami alla religione, frequenti nel libro, diventano voce preminente nel suo concludersi.
I riferimenti sembrano cambiare e, nella voce impastata dai troppi farmaci ingeriti, il cliente nomina Shechina, l’ebraica tenerezza di Dio, che per i cristiani diventa la dolce Madre celeste, un percorso nuovo che appare coincidere con la richiesta di non essere lasciato solo dalla donna che, temendo il peggio, la morte dell’uomo, vorrebbe uscire a cercare soccorso.
Inaspettato il finale, se di finale si può parlare. Un approdo alla verità dell’amore?
Sembrerebbe di sì, almeno secondo l’artista il cui disegno compare in copertina, come infatti lo stesso autore ci rivela.
La bianca ultima tela, però, lascia lo spazio a nuovi, diversi passaggi.
Stefania Ciavattini
(www.bottegascriptamanent.it, anno XI, n. 116, maggio 2017)