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A XI, n 113, febbraio 2017
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Home Page (a cura di La Redazione) . A XI, n 113, febbraio 2017

Zoom immagine La “rivoluzione” di Messina
tanti sogni e poche concretezze:
un triste percorso di fallimento

di Bottega Editoriale
Tonino Perna, già assessore alla Cultura della città siciliana,
riflette su tale esperienza politica. Da Città del sole edizioni


Amministrare le città italiane, concretizzando i cambiamenti radicali sperati in fase progettuale, non è compito facile. L’amministrazione guidata da Renato Accorinti lo ha purtroppo dimostrato.
Tonino Perna, economista e docente universitario, illustra i dettagli di come si sia mossa tale amministrazione, all’interno della quale ha ricoperto l’incarico di assessore alla Cultura, nel suo libro: Le città ingovernabili: il caso Messina (Città del sole, pp. 112, € 10,00).
Vi proponiamo qui si di seguito la Premessa del testo firmata dallo stesso autore.

Premessa

Quando, il 30 novembre del 2013 a tarda ora, ha squillato il telefono ed ho sentito la voce di Renato Accorinti sono rimasto senza parole. Tutto mi aspettavo, meno che un giorno qualcuno potesse chiamarmi per fare l’assessore a Messina ed occuparmi, fra l’altro, dell’integrazione dell’Area dello Stretto. Un sogno che inseguivo da tanto tempo.
Devo molto a questa città che mi ha dato un lavoro, come docente universitario, che amo tanto. Devo molto a questa città ed alla sua provincia perché mia nonna materna, Emilia Attanasio, che faceva dei cannoli indimenticabili, era di Messina e mio nonno materno, Francesco Siracusa, quello che costruì dopo il terremoto il primo teatro a Reggio Calabria, era originario di Sant’Angelo di Brolo. Ma devo, soprattutto, tanto agli amici ed alle persone con cui ho lavorato sia in questa esperienza sia, soprattutto, in quelle precedenti. Penso al progetto “Life-Ambiente” del 1997-98 localizzato a Forte San Jachiddu, che ho voluto realizzare con tutte le mie forze [1], insieme a Gaetano Giunta, l’allora assessore alle politiche giovanili, che ha trovato il cofinanziamento. Siamo riusciti così a vedere un’area di estremo degrado diventare un centro di educazione ambientale. Oggi Forte San Jachiddu è un luogo meraviglioso, dove si respira un profondo rapporto con la natura, grazie all’impegno straordinario di don Mario Albano, monaco francescano, che a questo luogo ha dedicato da vent’anni tutte le sue energie. Nello stesso periodo viene approvato il progetto del Parco Letterario Horcynus Orca, ideato dal sottoscritto e redatto dai tecnici del C.R.I.C. (Centro Regionale d’Intervento della Cooperazione). Anche questo progetto si è trasformato in realtà, è cresciuto tra mille difficoltà ed è diventato Fondazione Horcynus Orca, grazie ancora a Gaetano Giunta che ha scommesso e rischiato in prima persona su questa avventura.
E potrei continuare con altri progetti realizzati dal C.R.I.C., una ONG allora molto attiva nel Sud d’Italia e nei Sud del mondo, da cui ho ricavato alcune lezioni di vita ed ho capito che, se si crea una buona squadra, nel nostro Sud si possono fare grandi cose, ma è difficile che durino nel tempo. Bisogna trovare anche le persone giuste che si spendano, che ci credano veramente. Ed a Messina ho trovato in più occasioni le persone “giuste” che sono state determinanti nel dare continuità e forza ai progetti sul campo, che mi hanno dato tanto sia in termini di qualità del lavoro che di amicizia.
Ed oggi, con questo saggio/racconto su un’esperienza vissuta all’esterno ed all’interno della giunta Accorinti, spero di restituire una parte di quello che mi è stato dato. Chi cerca il gossip non lo troverà, così come non ci sarà nessuna presunzione di ergermi a giudice superpartes. Per onestà intellettuale dichiaro subito che sono, e sarò, sempre grato a Renato Accorinti per aver sfidato un pregiudizio consolidato, per essere stato il primo sindaco di Messina ad aver chiamato, da tecnico esterno, un calabrese a fare l’assessore, per giunta alla cultura in una città che vanta una schiera di intellettuali di indubbio valore. Detto questo, farei un grande torto proprio nei confronti di Renato e della Giunta se non tentassi di fare autocoscienza, se non cercassi di capire che cosa è successo realmente, perché un grande entusiasmo iniziale si è tramutato in rigetto, un progetto rivoluzionario ha perso nel tempo il suo smalto e la sua forza simbolica.
Ho scelto un approccio ed un linguaggio non accademico, anche se ci sono riferimenti accademici quando necessari, perché ritengo e spero che il dibattito su questa straordinaria esperienza non rimanga nel cerchio chiuso degli addetti ai lavori. Non è stato facile trovare il giusto equilibrio tra l’analisi ed il vissuto, tra l’approccio saggistico e quello del racconto di fatti accaduti, ma saranno i lettori a giudicare.
Il primo capitolo avevo iniziato a scriverlo prima della inaspettata telefonata di Renato Accorinti. Ho preferito lasciarlo nella sua veste originaria che, a mio avviso, esprime bene l’entusiasmo che ho vissuto e condiviso con tanti amici messinesi. Oggi, sarebbe impossibile per me, e credo per tutti, scrivere un pezzo con la stessa carica di speranza, con lo stesso stupore per l’avvenuta “Rivoluzione dal Basso”.
Il secondo capitolo è dedicato alla difficoltà oggi di amministrare le città. È un tema ormai all’ordine del giorno, su cui sono intervenuti già diversi politologi, filosofi engagé ed altri intellettuali. È una questione fondamentale da affrontare se vogliamo salvare la democrazia: se si toglie ogni autonomia decisionale, se si affossano i Comuni o li si mette sotto la forca di un debito impagabile, allora crollano le basi della democrazia moderna, che nacque proprio nei Comuni europei nel tardo Medioevo. Tra autonomia comunale e democrazia reale c’è un nesso inscindibile.
Il terzo capitolo è dedicato ad un tema cruciale: la ricerca di una identità perduta. Messina ha perso nel corso degli ultimi decenni la sua identità ed oggi vive soffocata dal “peso” di una grande storia che trattiene lo sguardo rivolto al passato. È diventata, dagli anni Cinquanta del secolo scorso, una “città bretella”, una città quotidianamente violentata da un flusso di auto e camion che l’attraversano senza ritegno. È una città che ha bisogno di ritrovare il suo rapporto con il baricentro, con il suo cuore sommerso nel porto più bello d’Italia.
Il quarto capitolo, per alcuni versi il più tecnico, è dedicato all’Area dello Stretto ed alla futura, auspicabile, Città metropolitana dello Stretto. È impensabile parlare di Messina senza la sua cornice naturale, senza immaginare un rilancio di tutta quest’area che, a mio avviso, costituisce la vera Città metropolitana del futuro. Le attuali due Città metropolitane, quella di Reggio e quella di Messina, sono delle costruzioni artificiali. Non ci si può opporre perché costituiscono una opportunità economica per le due asfittiche realtà, ma a parte quest’opzione opportunistica, nessuno crede che si possa trasformare una Provincia in una Città metropolitana.
L’ultimo capitolo guarda caparbiamente al futuro. Non è un elenco di progetti, ma di cose concrete che si possono fare se ci saranno le condizioni politiche. Da questa esperienza della giunta Accorinti, bisogna trarre il meglio evitando di “buttare il bambino con l’acqua sporca”. È vero: questo sogno che ha galvanizzato una parte della città, che ha stupito l’opinione pubblica nazionale [2], non ritornerà mai più. Nel senso che quella atmosfera magica che è stata vissuta durante la campagna elettorale e nei primi mesi di questa Giunta non ritornerà, come niente ritorna nella storia. Ciò nonostante è possibile immaginare che quella parte della città che ha voluto un cambiamento radicale non si rassegni a tornare ad una vecchia politica che, fra l’altro, ha prodotto i guasti ed i debiti che sono stati scaricati sulla generazione presente.

Bottega editoriale


Note
[1] Il progetto era stato vinto con una localizzazione in un Fortino Umbertino di Reggio Calabria, ma la giunta di Italo Falcomatà trovò una forte opposizione in Consiglio Comunale (vi erano interessi locali per costruire un mega albergo) e così dovetti spostare la localizzazione a Messina e convincere gli uffici di Bruxelles!
[2] E non solo nazionale. Personalmente ho incontrato due giornalisti, uno del “New York Times” e l’altro del “Frankfurter Allgemeine Zeitung” che sono venuti a Messina richiamati dal fenomeno Accorinti. Benjamin Geisler, regista tedesco, ha girato un lungo docufilm che intreccia la poesia e la metafora del Horcynus Orca di Stefano d’Arrigo con la vicenda della giunta Accorinti e le risposte della città. Ma sono solo degli esempi. Basta dare un’occhiata sul tavolo del sindaco per rendersi conto come, all’inizio, tanti giornali stranieri abbiano parlato di Messina e del suo sindaco con la T-shirt.

(bottegascriptamanent, anno XI, n. 113, febbraio 2017)

Collaboratori di redazione:
Teresa Elia, Ilenia Marrapodi, Martina Oliva
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT