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A XI, n 112, gennaio 2017
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Home Page (a cura di La Redazione) . A XI, n 112, gennaio 2017

Zoom immagine La schifosa storia della Mafia
raccontata tramite le immagini

di Gilda Pucci
Un argomento forte e complesso, affrontato iconograficamente
in modo da essere accessibile a tutti. Mohicani Edizioni


Grazie alla collaborazione del pittore Antonino Mazzerbo e al coraggio di un editore che investe in questo progetto originale, Angelo Vecchio, giornalista e cronista di “nera” ci narra, anzi, ci mostra, con una raccolta di immagini, di disegni in bianco e nero stilizzati, accompagnati da piccoli ritagli di storia, il “fenomeno mafia”, davvero comprensibile a tutti. Egli, interprete dei gusti e del linguaggio dei giovani, con uno stuzzicante stratagemma propone e affronta l’argomento con Mafia. Una storia per immagini (Mohicani Edizioni, pp. 164, €12,00).

Dalle origini a Toto Riina
Si parte dalle origini: Joe Petrosino, l’ufficiale di polizia italo-americano ucciso a New York durante un’indagine nel 1909 sulla “Mano nera”, un’organizzazione criminale affiliata alla mafia siciliana; Salvatore Giuliano, uomo di mafia, eliminato a Castelvetrano nel 1950 perché a conoscenza di troppi segreti, primo fra tutti quello sulla strage di Portella della Ginestra (1 maggio 1947); “don” Calò (Calogero Vizzini), padrino a cui si attribuisce la facilità dello sbarco alleato in Sicilia nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943, a quanto pare con il supporto del boss italo-americano Lucky Luciano, che collaborò con gli inglesi per preparare l’invasione dell’isola.
I racconti sono sviluppati come fatti di cronaca: sintassi semplice, periodi brevi, lessico comprensibile, nonostante in diverse occasioni l’autore utilizzi un tono confidenziale, probabilmente immaginando come pubblico, in particolare, giovani lettori.
La narrazione prosegue con i “Corleonesi”: entra in gioco “don” Michele Navarra, medico e direttore dell’ospedale di Corleone che uccide i suoi avversari a colpi di lupara per mano di Luciano Liggio, braccio destro che fa uccidere i suoi avversari a colpi di lupara da Luciano Liggio, suo braccio destro che in seguito lo sostituirà nel comando. Sarà lo stesso Liggio, detto Lucianeddu, a far ammazzare Navarra ed è sotto la sua “dirigenza” che si formeranno Toto Riina e Bernardo Provenzano. Liggio inizia la “carriera” ricorrendo ad estorsioni e furti di bestiame, per poi passare al traffico di droga e agli appalti pubblici. È in questo momento che si comprende il legame inevitabile col mondo della politica: Luciano stringe rapporti con gli “onorevoli” e intraprende un reciproco scambio di favori, eliminando tutti quei politici che non stanno alle regole. Con Totò Riina, detto u curtu per la sua bassa statura, iniziano le prime vere e proprie stragi di mafia. È a Riina che si attribuirà la strage di Capaci (23 maggio 1992), in cui una carica di tritolo fa esplodere un tratto di autostrada uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Sempre nello stesso anno vengono uccisi il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.

Le altre stragi, le altre vittime di mafia e il fenomeno oggi
Passando per Bernardo Provenzano, toccando la figura di Gaetano Badalamenti, si ricorda l’assassinio del giudice Rocco Chinnici, quello del procuratore Pietro Scaglione, la morte di padre Pino Puglisi, l’omicidio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo, di Piersanti Mattarella, di Pio La Torre, di Peppino Impastato: tante storie, volti ritratti con puntualità e precisione; una raccolta di immagini attente al dettaglio e alla ricostruzione degli attentati.
Il contatto, l’impatto visivo stabilito dall’autore imprime questo elenco di nomi nella testa, insieme al coraggio delle persone elencate.
Una particolare attenzione va riservata al capitolo Bambini e vittime di mafia, fra cui l’episodio del pastorello Giuseppe Letizia, che fa molto riflettere. Questa parte del libro mette i giovani a diretto contatto con lo spietato fenomeno in questione. Vi sono poi riferimenti alle nuove frontiere di mano , alla sistematica connivenza col sistema politico.
È un testo che affronta con una struttura leggera, atipica se vogliamo, un argomento forte, complesso e per nulla facile da trattare, che probabilmente si tenderebbe a evitare se non si fosse degli appassionati, ma l’autore con un’impostazione fresca, nuova e immediata, riesce a renderne la lettura accessibile a tutti.

Gilda Pucci

(www.bottegascriptamanent.it, anno XI, n. 112, gennaio 2017)

Collaboratori di redazione:
Ernesto Carannante, Teresa Elia, Vilma Formigoni, Ilenia Marrapodi, Martina Oliva, Gilda Pucci
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