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A. XVII, n.185, gen-feb 2023
gli anni delle stragi in Calabria di Pantaleone Sergi
Di prossima uscita il saggio di Milito
prefato da Pantaleone Sergi
È ormai imminente l’uscita de La Calabria negli anni delle stragi. Dai “Manifesti cinesi” ai patti con la ’ndrangheta, dalla Rivolta di Reggio alla strage di Gioia Tauro, dall’assassinio dei cinque anarchici al Golpe Borghese per Pellegrini editore, a opera di Alessandro Milito, giornalista e avvocato. Di questo saggio, che fa parte della nostra “Scuderia letteraria”, avevamo presentato già l’Introduzione da lui curata, sul ruolo della Calabria all’interno di quel segmento della Storia italiana (cfr. www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=253 ). Ora pubblichiamo, in anteprima, la Prefazione a firma del giornalista, storico e scrittore Pantaleone Sergi. continua
Più di 14 anni a processo di Alessandro Milito La storia dell’imprenditore Luigi Mazzei
e del suo calvario giudiziario per Pellegrini
Qualcuno doveva aver calunniato Luigi Mazzei, poiché un mattino, senza che avesse fatto nulla di male, venne indagato. Approcciandosi alla lettura di Giustizia è fatta (Luigi Pellegrini editore, pp. 144, € 14,00) non è un’operazione così ardita parafrasare il capolavoro kafkiano, Il processo, pur conservando il timore reverenziale che si ha di fronte ai grandissimi capolavori. Entrambe le opere hanno al centro un uomo per bene, schiacciato dalla macchina pachidermica, irrazionale e oscura, della giustizia. Un vortice di norme e procedure che, una volta messosi in moto, travolge senza pietà il protagonista, reo di una colpa che non è nemmeno in grado di riconoscere e alla ricerca dell’unica via di salvezza: una sentenza di piena assoluzione.
La storia, vera, di Luigi Mazzei non è quella immaginaria del signor K., le leggi e gli inquirenti non sono boemi ma calabresi. L’angoscia, il desiderio di riscatto e di liberazione da una spada di Damocle perennemente pendente, sono reali. continua
snaturante di Mario Saccomanno Un testo Pellegrini
sul sensibilizzare
riguardo certi luoghi
Sono diversi gli scrittori che, nel corso del tempo, hanno deciso di raccontare i tratti della propria città o del proprio Paese. Ovviamente, le ragioni di questa scelta sono svariate. Eppure, per arrivare a dare forma concreta a questo bisogno, si è dovuto sempre porre come tassello decisivo del proprio percorso l’osservazione minuziosa del luogo prescelto. Da lì, è susseguita inevitabilmente l’attenzione smisurata verso tutta la serie di testimonianze di cui si è potuto disporre.
Dunque, quanto occorre sottolineare è che, in un agire siffatto, le tracce del passato si possono incontrare non solo nelle documentazioni storiche, ma anche nella vita di tutti i giorni, magari negli umori sprigionati nei quartieri o nei luoghi circostanti a quello su cui si è deciso di concentrarsi. Così, si tratta di far leva su una serie di elementi impressi sia nella storia materiale, sia in quella immateriale, cioè in quel patrimonio composito formato, per esempio, da espressioni orali, da pratiche sociali, da riti o ancora dall’artigianato locale di cui ogni individuo, sebbene in gradi e modi differenti, ne è imbevuto.
Di sicuro, aspetti di interesse si possono rinvenire con semplicità nelle vicende che hanno contraddistinto l’esistenza di alcune delle figure più rappresentative o delle famiglie che hanno avuto un peso sociale per l’intera comunità. Pertanto, è chiaro che, al di là continua
dibattuto: la morte.
Quindi parliamone di Mario Saccomanno Un saggio di Nep edizioni in cui
Carolo mostra nuovi spazi d’analisi
Il tema della morte è sempre stato ricorrente nell’indagine filosofica. In merito, non di rado, le riflessioni di pensatori imprescindibili hanno fatto leva su una concezione dualistica che discerneva il corpo dall’anima. Così, si è sovente posta una distinzione netta tra una parte caduca e una più elevata che, in quanto tale, spesso è stata intesa come capace finanche di sfuggire alla decomposizione materica.
In merito, si può affermare che, nelle varie dottrine che accettano questo vero e proprio principio vitale imperituro contenuto in ogni essere vivente, la morte equivale a una separazione, un evento che porta a un nuovo ciclo di vita dell’anima.
Dunque, sin dagli albori del pensiero mitico-filosofico, il rapporto tra anima e corpo è risultato essere centrale. Discuterne ha sempre voluto dire soffermarsi anche, e soprattutto, sulla morte terrena che è stata vista come un ritorno, come il modo attraverso cui poter sfociare nell’universale o, ancora, tra altre innumerevoli prospettive, come fase conclusiva di una preparazione o un costante avvicinamento a un’esistenza più compiuta. continua
sempre e con
ogni mezzo di Mario Saccomanno Una raccolta per 4Punte in
collaborazione con “Libert’aria”
fa riflettere sulla grande Storia
Le attività e il catalogo della casa editrice 4Punte edizioni prendono corpo a partire dall’analisi della società odierna. Nello specifico, l’interesse è riposto in modo marcato verso la visione egoistica rinvenuta con semplicità nei tratti che connaturano il quotidiano. continua
dalle molte
applicazioni di Mario Saccomanno Per Nep un testo su come
l’uomo dipenda dalla natura
Il termine Artemisia rimanda a un genere di piante per lo più erbacee il cui intreccio con le vicende umane sussiste in modo marcato da secoli.
Etimologicamente il rifacimento più immediato riguarda Artemide, la dea greca degli animali, della foresta, dei boschi e della caccia, oltre che protettrice della pudicizia e della verginità. continua