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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Radici o ali?
Le sorti incerte
dei giovani
di Maristella Occhionero
Cinque racconti sulle scelte
che le nuove generazioni
affrontano oggi. Falco editore
Storie di chi va oltre confine per trovare la propria strada e magari non la trova; storie di chi si allontana semplicemente dal proprio paese d’origine, felice di averlo abbandonato, e che dopo anni ne sente una strana nostalgia; storie di chi va via e non si volta più indietro. Pagine di vita di chi va e di chi torna, di chi resta e di chi decide di tornare e poi va via di nuovo; tutto questo è racchiuso nel testo di Giovanni B. Algieri, Forse non torno. Storie meridionali di chi parte e di chi resta (Falco editore, pp. 152, € 13,00). L’autore, specializzato in Nuove professioni digitali presso Il Sole 24 ore, creatore del blog lazzeccagarbugli.com, in cui affronta tematiche culturali e sociali, e autore e interprete della serie web Disoccupescion. Terroni fuori sede, ha scritto questa interessante raccolta composta da cinque racconti diversi tra loro, ma uniti da un unico filo conduttore: giovani meridionali che vanno via dalle loro terre natie e che, a volte, ritornano.
Andare oltre confine
I primi due racconti, intitolati La valigia gialla e L’ultimo caffè, affrontano in maniera differente e sicuramente originale il tema dei giovani che decidono di abbandonare l’Italia. Nel primo la protagonista decide di andare a vivere a Londra per trovare la sua strada lavorativa, cosa che poi non si rivelerà essere così semplice: «Qui a Londra ti danno così tanti lavori che non hai mai il tempo di trovarti un lavoro». Tra i vari ripensamenti e dubbi su quale sarà il posto da lasciare e quello in cui restare, si delinea la complessità di questo tipo di scelte che inevitabilmente si mostrano come una fusione tra voglia di emancipazione e forte nostalgia. Anche nel secondo racconto il tema principale è la mancanza della propria terra, in questo caso è quella di un uomo che ricorda i momenti passati da ragazzo nel suo paese insieme agli amici e rivive nella sua mente tutte le loro piccole avventure, ricordando in particolar modo l’amico Giorgio, che per seguire l’amore è andato a vivere all’estero, abbandonando la sua terra e lasciando dietro di sé un gran vuoto: «Quella fu l’ultima sera di settembre che passammo insieme a Giorgione poiché, come prevedibile, l’estate successiva Margherita lo portò via con sé. La malinconia di settembre non lo sfiorò mai più: da quel giorno appartiene solo a me e ai gemelli. E alle stelle».
Chi va e chi resta
Il terzo racconto, Era sempre maggio, parla di un ragazzo calabrese trasferitosi a Roma che in occasione di un matrimonio conosce una sua compaesana “scappata” ormai da anni dalla Calabria. Nel corso della storia si capiscono sempre meglio i motivi di questa scelta e il tutto mette anche in luce come i pregiudizi di realtà troppo piccole possano far nascere il desiderio, se non la vera e propria necessità, di scappare via, di andare lontano, in un posto dove non c’è nessuno che si arroga il diritto di giudicarti o di seguire i tuoi movimenti. Il protagonista impara molto da questa sua conoscenza e nel finale della storia, mentre suo figlio sta per nascere, arriva ad una importante conclusione: «Libero di amare in ogni posto del mondo allo stesso modo, e qualunque sesso senza odio: così vorrei che nascesse nostro figlio».
Ricco di ricordi nostalgici se non di veri e propri flashback è L’isola dei passanti, in cui un giovane italiano e una ragazza venezuelana parlano dei propri paesi d’origine, si confidano e in qualche modo si ritrovano a camminare con la mente in quei luoghi dove sono nati e cresciuti e che adesso hanno abbandonato: «Erano così tante le analogie che avevo maturato in testa durante il suo racconto che temevo di associare anche la sua risposta. Ed io ci volevo tornare nella mia Risano… eccome se ci volevo tornare!». Il desiderio di tornare sui propri passi, quindi, e anche il senso di impotenza dovuto alla mancanza del lavoro nel sud Italia e alla necessità di andare lontano.
Ultimo e decisamente profondo, il racconto Forse non torno, che dà anche il titolo alla raccolta. In queste pagine Algieri racconta la spensieratezza e l’amicizia tra due ragazzi e una ragazza, trasferitisi non troppo lontano dal proprio paese per l’università. I tre, inquilini dello stesso appartamento, si trovano nel bel mezzo della vita universitaria, senza pressioni e impegnati fondamentalmente in cene con gli amici, flirt e risate. Il tutto è descritto in maniera vivida e in modo da far percepire realmente il grande legame tra i tre. Il racconto continua così fino ad arrivare ad una svolta decisamente brusca, ma necessaria per dare spessore alla storia, che porterà i tre ad abbandonare la propria regione, chi per un motivo, chi per un altro… Emozionante l’ultima riflessione del protagonista principale tornato a casa dopo molti anni: «Comparve una luna rossa. Ci guardai dentro e, per la prima volta, dopo lo strazio di quei lunghi anni, realizzai che, seppure in tre posti smisuratamente lontani e diversi, ognuno di noi aveva realizzato il proprio sogno condiviso in quella ormai lontana sera di giugno…».
La storia è coinvolgente e rappresenta un’ottima chiusa per una raccolta di racconti così semplici e allo stesso tempo così reali, ricchi di emozioni e che possono essere descritti come fotogrammi di vite differenti e di stati d’animo. Un’ottima lettura per tutti; per chi ha scelto di andare via da casa e anche per chi ha deciso di restare.
Maristella Occhionero
(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 97, settembre 2015)