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A. IX, nn. 97/98, set/ott 2015
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Riflessi d'autore (a cura di Aurora Logullo) . A. IX, nn. 97/98, set/ott 2015

Zoom immagine Partire da noi stessi
e fermare la violenza.
Un invito inedito
di Tiziano Terzani

di Paola De Donato
Il terrorismo si contrasta con l’amore.
I discorsi del “Pellegrinaggio di Pace”
in una raccolta da Editrice La Scuola


L’11 settembre del 2001 abbiamo assistito a un’immane tragedia. I mezzi d’informazione di tutto il mondo ci hanno reso partecipi di uno dei più gravi crimini compiuti dall’essere umano nell’età contemporanea. Qualche mese dopo quei drammatici eventi, per aiutarci a riflettere e a interrogarci sull’importanza di quanto era avvenuto e stava ancora avvenendo, il giornalista e scrittore Tiziano Terzani fece un vero e proprio “Pellegrinaggio di pace”; girò, in Italia e in parte anche in Svizzera per una serie di conferenze (“a braccio”, senza alcun supporto scritto), per quasi due mesi, tra il febbraio e il marzo del 2002, nelle piazze, nelle scuole, nelle carceri, nei circoli ricreativi, nelle case del popolo e nei conventi. Gli interventi furono registrati da Mario Bertini che, a distanza di anni, li ha trascritti e condivisi nel libro Le parole ritrovate. Nel mondo, dentro l’anima (Editrice La Scuola, pp. 128, € 9,50), accompagnato da un’Introduzione e una Postfazione, con un’intervista al figlio di Terzani, Folco, in cui Bertini, raccontando della profonda amicizia che lo lega alla sua famiglia, ricostruisce nel dettaglio le loro esperienze e i loro viaggi, e spiega i motivi che lo hanno portato a seguire Tiziano nel suo “Pellegrinaggio di pace”.
Tra i molti interventi registrati e trascritti, Bertini ne ha selezionati quattro, riportati in quattro specifici capitoli. Il primo, La forza delle armi o la forza della ragione?, è il discorso d’apertura tenutosi a Palazzo Vecchio a Firenze il 20 febbraio 2002; il secondo, Ci sono milioni di persone al mondo che non vogliono vivere come noi, è l’incontro del 21 febbraio con gli studenti delle scuole medie territoriali del comune di Scandicci; il terzo, È bellissimo crescere insieme a qualcuno, mi permettete di parlarvi un attimo dell’amore?, riporta l’intervento del 27 febbraio al Liceo “Michelangelo” di Firenze; mentre l’ultimo, Siamo l’equilibrio degli opposti, siamo il sole e la luna, siamo maschio e femmina, acqua e fuoco, è la chiusura del “Pellegrinaggio di pace”, avvenuta in piazza Santo Spirito a Firenze il 29 marzo 2002.

Il linguaggio del cuore per fermare la violenza
Quando avvennero gli attentati dell’11 settembre Terzani viveva, già da qualche tempo, in una tenda sull’Himalaya, in condizioni di assoluta precarietà, senza corrente, senza telefono e lontano da tutto ciò che accadeva nel mondo. Dopo aver dedicato la propria vita a fare il giornalista in giro per i quattro angoli del pianeta, aveva iniziato un altro viaggio, questa volta alla ricerca di se stesso, attraverso la contemplazione del silenzio e dell’assoluto, nel poco tempo che gli restava da vivere a causa del cancro che lo aveva duramente colpito. Gli attacchi dell’11 settembre scossero la quiete in cui era immerso, risvegliandolo dal torpore; d’altronde, era impossibile rimanere indifferenti di fronte a un evento i cui effetti stavano cambiando l’umanità intera e bisognava, dunque, comprendere e prendere coscienza di ciò che stava accadendo. Per cui abbandonò l’Himalaya e intraprese il suo “Pellegrinaggio di pace”, senza la pretesa di proporre soluzioni, ma con l’intento di fare domande e offrire spunti di riflessione, soprattutto a chi, come la collega Oriana Fallaci nel volume La rabbia e l’orgoglio (preceduto dal corrispettivo articolo uscito sul Corriere della sera a pochi giorni dagli attentati), si scagliava con violenza, e senza porsi alcuna domanda, contro gli attentatori.
Nei suoi interventi Terzani invita il suo pubblico a capire che l’unica soluzione per vivere senza la guerra è la non violenza, poiché non esiste guerra che possa mettere fine a un’altra guerra. Bisogna eliminare le ragioni che generano il terrorismo, bisogna capire quali sono le motivazioni che inducono un uomo a uccidere altri uomini. Eliminare i terroristi non porta a nulla: Terzani ribadisce più volte questo concetto, forte dell’esperienza vissuta, nel 1995, nei campi d’addestramento di Bin Laden. In tutti e quattro gli interventi riportati nel libro, Terzani sottolinea l’importanza della comprensione; dinanzi a fatti come quelli accaduti l’11 settembre del 2001 non serve usare né la ragione né le armi, bensì il linguaggio del cuore.

Di fronte ai giovani: autoironia e linguaggio semplice
Tutti e quattro i contributi di Terzani riportati nel libro seguono, più o meno, lo stesso ordine: egli inizia raccontando la sua storia, dai sacrifici fatti dai genitori per farlo studiare all’attività di giornalista in giro per il mondo. È interessante notare come, nei discorsi pronunciati nelle scuole, di fronte quindi a un pubblico fatto in maggioranza di adolescenti, il suo linguaggio sia connotato da semplicità, concretezza e un pizzico d’autoironia; con semplicità, dunque, Terzani, prendendo spunto dalle sue esperienze e dalla sua vita, racconta ai ragazzi di speranza, di comprensione e di amore. Parla dell’amore che da oltre quarant’anni lo lega alla moglie, con la quale, in un mondo in cui tutto si consuma presto, ha saputo costruire qualcosa di solido e duraturo. È importante, dice Terzani, coltivare i nostri affetti, com’è importante dedicare la propria vita a fare qualcosa che si ama. Non bisogna aspirare a guadagnare, a possedere solo beni materiali, in quanto la violenza si combatte aspirando a essere più che ad avere; per questo Terzani incoraggia i ragazzi a studiare e a perseverare affinché possano fare, da adulti, il lavoro dei loro sogni, e li invita a guardare meno la televisione e a dialogare di più con i propri familiari: l’amore, il dialogo e l’impegno, a detta di Terzani, sono infatti strumenti indispensabili per comprendere il mondo e il prossimo.
«Ci sono milioni di persone al mondo che non vogliono vivere come noi», afferma, ed è dunque fondamentale accettare chi ha usanze, tradizioni e modi di vivere diversi dai nostri. Fa l’esempio dell’uso del burqa che, mentre per il mondo occidentale rappresenta una costrizione e una violenza, da quanto ha verificato egli stesso a Kabul, per le donne afghane è una forma di difesa, parte integrante della loro tradizione. Con esempi concreti, Terzani fa quindi capire ai giovani che, per evitare il ripetersi di altre violenze, servono il dialogo e la comprensione.

Un invito a vivere con semplicità
Quello che il giornalista fa in tutti i suoi interventi è un costante invito a riscoprire le proprie radici, la propria natura. Secondo Terzani, l’essere umano ha perso la coscienza di sé e, soprattutto, la consapevolezza che non ci può essere la vita senza la morte, il bene senza il male. E così si è chiuso alla conoscenza dell’opposto, del “diverso”. Per comprendere l’altro, quindi, dobbiamo prima riscoprire noi stessi e riprendere contatto con la natura, come egli stesso ha fatto attraverso la sua esperienza in solitudine sull’Himalaya. Questo libro è, dunque, un invito a vivere con semplicità, a riscoprire l’amore, il dialogo e la tolleranza: solo partendo da ciò sarà possibile contrastare la violenza e tutti i possibili futuri 11 settembre.

Paola De Donato

(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 98, ottobre 2015)

Redazione:
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