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Direttore editoriale: Graziana Pecora
A. IX, n. 95, luglio 2015
La violenza
sulle donne
di Letizia Rossi
Come riconoscere
i vampiri dell’anima
e salvarsi. Sonda
Un argomento delicato che ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica in seguito alla rapida escalation di delitti registrati negli ultimi anni è quello del femminicidio. È però doveroso sapere che questo termine non definisce soltanto un omicidio, ma è una «categoria criminologica con la quale ci si riferisce a ogni forma di violenza posta in essere dagli uomini nei confronti delle donne in quanto appartenenti al genere femminile». Un fenomeno che «ogni anno ha un costo economico e sociale di quasi 17 miliardi di euro», ed anche per questo diventa fondamentale sensibilizzare le donne e aiutarle a riconoscere le situazioni potenzialmente pericolose per prevenire epiloghi tragici.
Tra gli strumenti più validi di conoscenza e supporto per riuscire a capire se una relazione corra il rischio di degenerare nella violenza, segnaliamo le guide pratiche della criminologa Cinzia Mammoliti, che da anni si occupa di mobbing, stalking e di prevenzione della violenza domestica: I serial killer dell’anima. I manipolatori sono tra noi: come conoscerli, come evitarli, come difenderci da loro (Sonda, pp. 144, € 12,50) e Il manipolatore affettivo e le sue maschere. L’identikit dei dieci manipolatori relazionali più pericolosi e come neutralizzarli (Sonda, pp. 136, € 12,50). Due testi, ricchi di approfondimenti e analisi di casi reali, che si completano a vicenda, fornendo gli strumenti necessari a identificare e prevenire la più pericolosa e subdola delle violenze: quella psicologica.
Il primo passo: riconoscere i serial killer dell’anima
La violenza psicologica «consiste fondamentalmente nella sistematica denigrazione e umiliazione di una persona scelta come vittima da parte di un carnefice il quale, attraverso l’uso di azioni manipolatorie finalizzate a farle perdere la fiducia in se stessa, la rende gradualmente svilita, smarrita e priva di punti di riferimento». Un tipo di crimine difficile da riconoscere, e soprattutto difficile da provare, ma molto più frequente di quanto si possa invece credere. Nella prima guida, I seria killer dell’anima, Cinzia Mammoliti, senza mezzi termini e in maniera quasi brutale nella sua schiettezza, delinea in cosa consiste la manipolazione mentale e definisce quali sono le tipologie di killer che possono attentare alla nostra parte più preziosa, la mente. Il termine killer, in apparenza così forte, è invece scelto accuratamente dall’autrice, che li considera, infatti «criminali superficiali con una vita basica e privi di sentimenti. Sono degli inetti emotivi tronfi e pieni di sé che vivono come sanguisughe, avendo quale unica regola di vita lo sfruttamento degli altri».
La prima caratteristica dei manipolatori è quella di “vampirizzare” la propria vittima; queste persone succhiano energia dal partner e da chi li circonda, lasciandoli svuotati, confusi e insicuri. L’autrice va a definire anche i tratti psicologici che contraddistinguono i manipolatori relazionali: tutti invariabilmente egocentrici, bugiardi e narcisisti. È importante soffermarsi proprio su quest’ultimo aspetto, perché la quasi totalità dei manipolatori soffre di un vero e proprio disturbo narcisistico della personalità; sono dei narcisisti patologici, privi di una propria individualità e perennemente insoddisfatti, che pretendono di ricevere sempre senza mai dare. Questi individui riescono a nascondere la loro vera natura mimetizzandosi, strategia che usano per catturare la preda, e si rivelano poi per quello che sono solo quando si sentono sicuri di averla del tutto soggiogata. Inizialmente quindi i narcisisti patologici sembrano corrispondere al classico principe azzurro: sanno ammaliare e affascinare le proprie vittime andando a compensarne bisogni e desideri, colpendole nei punti deboli e arrivando a rendersi indispensabili al punto di creare un rapporto di assoluta dipendenza.
Individuare quindi per tempo se ci si trova di fronte a un narcisista patologico potrebbe essere cruciale. «La terapeuta comportamentalista francese Isabelle Nazare-Aga ha definito una serie di peculiarità tipiche del manipolatore relazionale che riassumono in maniera efficacissima il suo temperamento» e l’utilizzo di tale modello rende molto più facile individuare con certezza se un individuo è un manipolatore o meno. Mammoliti sottolinea l’importanza di uno strumento del genere, che potrebbe rappresentare una fondamentale svolta nella prevenzione della violenza domestica. In ogni caso, ciò che l’autrice consiglia è di ascoltare sempre il proprio istinto e di non sottovalutare i campanelli d’allarme che indicano la presenza di un individuo pericoloso.
Come agisce un manipolatore
Non esiste una tipologia di donne più soggetta di altre a diventare vittima di un manipolatore; moltissime sono infatti anche quelle di successo, indipendenti e sicure di sé che si sono trovate incarcerate in una relazione malata. Ciò che rende così pericolosi i manipolatori è proprio la loro capacità di sfruttare i momenti bui e le insicurezze per soggiogare la loro vittima. Anzi, è molto più facile che colpiscano donne con caratteri forti piuttosto che quelle fragili e insicure. Le leve emotive utilizzate da un manipolatore sono la paura e il senso di colpa, che, unite a una comunicazione menzognera, costituiscono il terreno di gioco della relazione perversa che essi stabiliscono. «Oltre a essere aggressiva, la comunicazione del manipolatore presenta anche caratteristiche di vaghezza, ambiguità e confusione, atte a far sentire profondamente inadeguato chi la riceve. L’obiettivo rimane sempre, infatti, la destabilizzazione dell’interlocutore». Per questo non si uscirà mai vittoriosi da una discussione con un manipolatore, il che, a lungo andare, può portare a gravi conseguenze psicofisiche per la vittima.
Una volta che il manipolatore ha ottenuto quello che vuole, si disinteresserà totalmente della vittima per passare a una nuova preda. In altri casi invece resterà, appagando così il proprio sadismo, per guardare compiaciuto il lento e inesorabile annientamento della vittima. Ma che cosa lega quest’ultima al proprio carnefice in maniera così perversa da impedirle di liberarsi? Principalmente la mente, perché in una relazione con un manipolatore si innescano una serie di meccanismi e trappole mentali che bloccano la vittima fino al punto da farle credere che restare sia la sua unica salvezza. Di conseguenza, anche quando il manipolatore fa cadere la maschera, le vittime che restano lo fanno in maniera consenziente, un po’ perché convinte che il loro uomo possa cambiare, un po’ perché negano la realtà delle cose, un po’ perché gravemente debilitate a livello psicologico: in ogni caso decidono deliberatamente di ignorare l’allarme ricevuto.
Liberarsi di un manipolatore è possibile?
«Una volta individuati, i manipolatori vanno lasciati perdere, mollati, abbandonati in balia di se stessi e della loro grama esistenza, perché soluzioni alternative non possono che causare la perdita della propria autostima e personalità […] I manipolatori non solo non possono cambiare, ma cercano di cambiare gli altri in peggio. Sono dunque contagiosi». Ecco perché è così importante che una donna riesca a troncare una relazione con un manipolatore. Cinzia Mammoliti espone i dieci passi da compiere per uscire da questi rapporti malati, e delinea con chiarezza anche quali sono le difficoltà per una donna manipolata di tornare ad accettarsi e a vivere la propria vita in modo sano. Si tratta di un processo lento e delicato, in cui si può riuscire solo grazie al supporto di professionisti e dei famigliari, per imparare a gestire la rabbia e i sentimenti di vendetta, ma non è assolutamente un’impresa impossibile.
Molte donne spesso restano intrappolate in queste relazioni perché si sentono abbandonate – l’isolamento della vittima, infatti, fa parte del piano del manipolatore – e lasciate sole a combattere una battaglia impossibile da vincere; invece esistono leggi che tutelano le vittime di violenza domestica e centri di sostegno pronti ad ascoltarle e aiutarle a riappropriarsi della propria vita. Campagne di sensibilizzazione per far conoscere queste realtà possono rivelarsi un valido supporto per prevenire ulteriori omicidi.
Quante maschere assume un manipolatore
Nella seconda guida, Il manipolatore affettivo e le sue maschere, Cinzia Mammoliti si sofferma invece a delineare le diverse tipologie di manipolatore. Attraverso l’analisi di testimonianze vengono svelati i principali e più frequenti meccanismi che i manipolatori mettono in atto, per imparare a riconoscerli per tempo. Ecco quindi descritte le caratteristiche del “bugiardo patologico”, della “finta vittima”, del “mentore”, del “buon padre di famiglia”, del “cybervampiro”, dell’“uomo del mistero”, del “dipendente”, dell’“altruista” e del “salvatore”. Per ognuno di tali profili l’autrice stila un vero e proprio identikit che costituisce una valida base per impostare i propri campanelli d’allarme.
L’Epilogo di questa guida si concentra sul momento in cui la relazione con un manipolatore finisce, esplorando le sensazioni e le domande che affollano la mente della donna che si sente colpevole per aver amato un mostro simile. Ma il riscatto è dietro l’angolo; comprendere che un manipolatore si nutre delle paure e debolezze della propria vittima consente di fare quel salto di qualità per diventare finalmente delle donne forti e indipendenti, perché «il manipolatore serve […] principalmente a farci crescere e a farci assumere la principale responsabilità che abbiamo: quella verso noi stesse. E rientra nelle nostre responsabilità superare il passato, evolvere e crescere soprattutto emotivamente e affettivamente per arrivare a capire veramente cosa sia l’amore».
Prevenire e arginare il femminicidio: una proposta
Nelle Conclusioni, infine, l’autrice propone ciò che a suo avviso potrebbe essere un valido piano nella prevenzione del femminicidio, l’unico reato che si può provare a prevedere. Analizzare le situazioni a rischio, iniziando con l’individuazione delle vittime di violenza domestica, diventa quindi di importanza vitale. Inoltre un maggiore supporto legislativo e di risorse, volto alla tutela delle vittime, potrebbe realmente fare la differenza. Parlarne e sensibilizzare ormai non basta più: le vittime hanno bisogno di azioni concrete e strutture che le accolgano e le sostengano nella loro lotta contro la violenza psicologica. Lo chiedono in quanto donne, ma soprattutto in quanto esseri umani che vogliono disperatamente ritrovare la propria dignità e riappropriarsi della propria vita.
Letizia Rossi
(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 95, luglio 2015)
Francesca Buran, Ilenia Marrapodi, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Letizia Rossi
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