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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Il futuro umano
tra economia
e religione
di Fiorella Mastroianni
Edito da Ecra, un dibattito
appassionante per un ordine
sociale equo fondato sull’etica
Lettura quanto mai attuale: un economista e un biblista analizzano in chiave economico-religiosa l’odierna crisi economica, inquadrandola in un contesto storico-religioso. I temi principali sono: l’economia ieri e oggi, l’etica economica, la povertà derivata da una mal redistribuzione delle risorse da parte di un governo risultato fallimentare nel corso dei secoli, il divario ricco/povero, la globalità del problema della distribuzione della ricchezza e le varie reazioni a catena derivate e scaturite da essa, la responsabilità sociale e la sostenibilità. Analizzando tutto ciò, ecco affacciarsi lungo il testo di Leonardo Becchetti e Giuseppe Florio, Dio e Mammona. Dialogo tra un economista e un biblista su economia, etica e mercato (Ecra, pp. 144, € 14,00), una o più alternative per una possibile soluzione di tale problematica di portata mondiale e di così ampio respiro. Esiste un’economia alternativa che ponga risoluzione al sistema bancario moderno e indirizzi verso una cooperazione? Il materialismo incontra il sacro, senza scontro, senza polemica alcuna, solo dialogo propositivo che indaga nella storia, analizza e cerca cause, effetti e possibili soluzioni. Partendo dalle parole di Gesù di Nazareth, si scrutano i tempi moderni. La Palestina di duemila anni fa e il suo contesto sociale, spesso di sussistenza, messa a confronto con l’economia moderna, il capitalismo sfrenato. La Palestina di Gesù era molto diversa dal mondo di oggi: Gesù incitava alla conversione, ovvero a cambiare egoismo e arroganza in solidarietà e condivisione, a dare, moltiplicare, non usurpare e accumulare, a dividere anziché sottrarre. Per evitare lo spreco che schiaffeggia la fame. Per secoli, invece, fino all’Ottocento circa, il peccato più diffuso era la cupidigia del denaro, l’accumulo spregiudicato e imperterrito di beni totalmente indifferente verso la miseria altrui.
«Non potete servire a Dio e a Mammona»
«Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro» (Mt 6, 24).
La dottrina sociale della chiesa insegna e indirizza, attraverso la moderna economia di comunione, verso scenari di eguaglianza, gratuità e fratellanza; spiega come allontanarsi da un capitalismo spietato e incivile verso un’economia umanizzata passando attraverso la solidarietà e la sussidiarietà. Monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio giustizia e pace, e la saggista ed economista Loretta Napoleoni condividono il punto di vista spirituale e laico scelto dagli autori, secondo il quale dalla rottura tra economia ed etica scaturisce il contesto economico e il tessuto sociale attuale. Uno scenario fatto da mancata responsabilità personale e impegno comune. «Esiste allora una possibilità per cambiare tutto ciò? Forse sì, responsabilizzare l’azione civile di tutti i cittadini che, nonostante appaiano lontani dai centri decisionali del potere, attraverso il voto del portafoglio hanno oggi a disposizione strumenti decisivi per poter incidere sulla politica economica dei paesi in cui vivono tramite le loro scelte di consumo e risparmio, favorendo così imprese che rispettano sostenibilità sociale e ambiente. Cittadini responsabili creano una realtà fatta di imprese responsabili, unica via di trasformazione della realtà economica».
È possibile umanizzare il mercato?
Umanizzare l’inumanizzabile? Una sfida non indifferente, ma seguendo i passi del Vangelo secondo Luca e secondo Matteo, pare che seguendo gli insegnamenti di Gesù e mettendo in pratica le sue parole ciò sia possibile. Perché è certo che Gesù ha acceso un fuoco con la sua predicazione, e questo testo vuole esattamente essere, come diceva il filosofo Franz Rosenzweig, un rogo sui ceppi del vissuto. Papa Francesco afferma che l’attuale globalizzazione produce un pensiero unico ma debole, al cui centro non vi è la persona umana ma il denaro, quindi Mammona (dall’ebraico, Mamon), ovvero la ricchezza erta a idolo. Ieri come oggi apparati parassitari tolgono all’ambiente e alla popolazione risorse e ricchezze in maniera indistinta e puntuale: duemila anni fa, per citarne uno, Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, faceva costruire le città di Sefforis e Tiberiade, che pesavano come macigni sulle piccole comunità circostanti, e l’economia di sussistenza della popolazione, strozzata da dazi e tasse che spesso riducevano nella miseria e nell’indebitamento la gente, era un’economia in apnea, i raccolti venivano tassati, c’era il tributo al tempio, la decima, la fondiaria e i dazi per i principi locali. Insomma, bastava un cattivo raccolto per perdere tutto e ridursi in schiavitù per poter sopravvivere, oppure vendere tutto e indebitarsi. E a chi non accettava tutto ciò restava il brigantaggio e la prostituzione. La pressione fiscale era asfissiante, Gesù predicava appunto l’erroneità di tutto questo sistema, lo condannava e mostrava la via da percorrere per uscire da questa situazione. Oggi le cose sono cambiate, ma la situazione è rimasta intatta per quanto concerne le dinamiche politiche, economiche, fiscali, ambientali, e la povertà non è stata affatto debellata, anzi è aumentata in maniera esponenziale: mentre prima esistevano pochi villaggi, ora nel terzo millennio con una popolazione mondiale superiore ai sei miliardi i numeri sono addirittura enormi. Si muore ancora di malattie e di fame, nei paesi del terzo e quarto mondo non si possiede una casa, del cibo, da vestire, mentre in Occidente lo spreco avanza indisturbato: l’economia, anche in zone altamente industrializzate e sviluppate, non ha previsto la povertà, quasi essa non esistesse, e i senzatetto si trovano anche in Occidente, che però sembra non curarsene. Oggi come ieri i diritti fondamentali sono ancora una volta violati o non assicurati. A che servono allora campagne di sensibilizzazione, trattati e G8 se la situazione rimane immutata? C’è qualcosa che non va in questa nostra economia, eppure le risorse per tutti ci sarebbero: come ovviare al problema della redistribuzione?
Becchetti e Florio si alternano lungo il testo, ciascuno nell’ambito delle proprie conoscenze, analizzando cause ed effetti alla ricerca di una possibile soluzione. Il biblista cita le parabole e gli insegnamenti di Gesù spiegandone i risvolti sociali, antropologici e non letterali per superare l’edonismo, il culto dell’individuo, per attuare un sistema di rapporti e priorità che includano l’altro, il prossimo. La persona al centro del mondo: dalla cultura anglosassone imperniata sull’individualità (non a caso il concetto di persona si esprime, in inglese, con il termine individual, individuale, ciascun per sé) ecco infatti scaturire nel capitalismo tale mentalità intrinseca della chiusura su se stessi, quando invece concetti come sussidiarietà e sostegno, condivisione e distribuzione, collaborazione e collettività sono le chiavi per un futuro privo di diseguaglianze e squilibri sociali. Come ottenere tutto ciò? Analizzando le parabole, i discorsi e i miracoli di Gesù: la parabola del ricco epulone (Lc16, 19-31), la moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mc 6,30-44), il discorso della montagna (Mt 5, 1-12), l’episodio del giovane ricco (Mc 10,17-27). Non è la ricchezza ad essere condannata da Gesù, bensì la sua cattiva gestione. La parabola dei talenti (Mt 25, 14-30) ne è l’emblema: la ricchezza è positiva quando viene condivisa e fatta fruttare coi talenti per il bene comune, per i molti e non solo per pochi, per creare benessere e non mostruosi idoli da adorare. Quello è l’errore, non cercare e rincorrere la ricchezza fine a se stessa ma in vista di un qualcosa di utile a tutti.
Becchetti analizza il tutto e lo traspone in termini economici e politici attualizzandoli. Nel discorso a due gli autori si confrontano, e assieme ai loro diversi punti di vista convergono su possibili soluzioni da adottare.
Crisi dell’etica economica
Gli autori mettono in discussione l’intero apparato delle teorie economico-capitalistiche della storia e scoprono attraverso il dibattito dove si è fallito. Certamente l’errore principale parte dal divario economico-etico, cioè quando l’economia si è allontanata dall’etica. Becchetti parla di un pensiero economico tolemaico e copernicano, Florio integra con le encicliche papali che rendono bene l’idea di tutto il sistema, in particolare Caritas in veritate di Benedetto XVI. Dal concetto di persona si è passati a quello di Homo Oeconomicus, un’evoluzione al contrario, verso un’economia capitalistica spietata e disumana: concetti diametralmente opposti alla dottrina sociale della chiesa e ai comandamenti cristiani. Il ruolo delle banche nel corso dei secoli è mutato fino a perdere il suo significato iniziale. Il microcredito potrebbe essere una soluzione. Da Abele al buon samaritano, la storia ci insegna che l’attaccamento ai beni e l’individualismo non creano vera ricchezza, ci danneggiano e inficiano tutta la storia mondiale, personale e globale del genere umano. Quali sono i possibili parametri da adottare? La cooperazione, il mutuo soccorso, la tutela dell’ambiente, delle diversità, delle minoranze. Insomma, la tutela del creato: Dio-uomo-natura.
Dalla Genesi ad oggi la domanda cui dobbiamo rispondere è: “Sono io il custode di mio fratello?”.
Fiorella Mastroianni
(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 95, luglio 2015)