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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
L’operetta: il genere
musicale italiano
che entusiasmò
e definì un’era
di Vilma Formigoni
Un tributo al teatro della Belle époque
e a Carlo Lombardo. Da Pellegrini
Tra i generi musicali meno conosciuti dal grande pubblico dei melomani, l’operetta è probabilmente quello meno noto e rappresentato anche se tra gli autori figurano nomi prestigiosi e cantanti dalle eccellenti doti canore.
Luisa Longobucco, originaria di Cosenza, musicologa, pianista e concertista, allieva del locale Conservatorio “S. Giacomantonio”, ha svolto un’intensa attività come giornalista pubblicista esperta in tematiche musicali e, dopo aver approfondito gli studi su Ruggero Leoncavallo e sul verismo musicale e letterario, ha orientato la propria attenzione verso il mondo dell’operetta e, in particolare, verso un autore italiano molto famoso: Carlo Lombardo.
Il suo libro Carlo Lombardo e “Il paese dei campanelli”. Breve storia dell’operetta (Pellegrini editore, pp. 112, € 16,00), come anticipato dal titolo, «propone un’indagine su una delle realizzazioni più piacevoli dell’operetta italiana, un genere che nonostante le fortune e i successi stenta ad ottenere il posto che merita nel panorama musicale e teatrale novecentesco».
La struttura della pubblicazione
Questo testo è costruito in modo molto interessante perché è rivolto non solo agli estimatori di questo genere musicale ma anche a chi non possiede una specifica preparazione. Infatti al lettore si offre non solo l’analisi dettagliata de Il paese dei campanelli ma anche diverse informazioni circa la nascita dell’operetta, la sua diffusione in Italia e la biografia degli autori più famosi.
Con le parole di Bruno Traversetti, critico letterario, l’autrice definisce il termine “operetta”: «Fin nei primi decenni del XIX secolo […] la parola seguitò ad avere largo uso, ma sempre con un significato diverso da quello a noi familiare; operette venivano definiti quei lavori per musica che, a motivo della loro brevità, o della particolare leggerezza di contenuto, o del più disinvolto impegno artistico, sembravano non meritare il titolo di “opera”, di “opera buffa” o di “opera comique”».
L’autrice con apprezzabile accuratezza percorre le tappe della diffusione dell’operetta negli Stati Uniti, dove ha contribuito alla nascita della musical comedy, e in Francia, dove ha assunto le caratteristiche della pièce, «musicalmente comica».
L’operetta, così come la conosciamo oggi, nasce in Europa dal «teatro minore di prosa» e conosce i momenti di maggior successo nella seconda metà dell’800 proponendo temi di attualità sociale e politica nobilitati da influenze musicali.
La Belle époque, una fase della storia europea apparentemente spensierata, «è stata rappresentata da questo genere in modo eccellente, […] saldamente connessa allo sviluppo […] della mentalità industriale». I protagonisti esprimono gioia di vivere, così che «accanto ad essi […] l’operetta sprigiona dal suo incantesimo la vaporosa illusione di un popolo felice» che ignora i venti di guerra che nel 1914 soffieranno impetuosi sull’Europa.
In Italia l’operetta è conosciuta e molto apprezzata dal grande pubblico, che ama La vedova allegra per il clima favolistico che la caratterizza, ma ben presto il genere si distingue per alcune peculiarità che l’autrice analizza con osservazioni acute e puntuali. Pietro Mascagni e Ruggero Leoncavallo, grandi autori lirici, concorrono a creare quella che sarà definita la “Giovane scuola”, così l’operetta assume via via una propria fisionomia, ormai lontana dalla struttura francese, che riassume in sé gli echi del verismo, le tradizioni regionali e i temi del mondo provinciale italiano.
Con una nota malinconica Luisa Longobucco conclude la rassegna storica dell’operetta, che si esaurisce con l’avvento del Fascismo: «Erano cambiati il costume e gli atteggiamenti delle masse piccolo-borghesi, cominciava la moda della rivista e soprattutto del cinema. L’operetta non resse, ed oggi ce ne siamo quasi del tutto dimenticati».
L’autrice propone poi la biografia di due famosi autori italiani. Carlo Lombardo, di nobile famiglia napoletana, autore ed impresario, coinvolge Pietro Mascagni e «racchiude una parte di storia della Belle époque. […] Di quell’epoca egli […] fu testimone e autore». L’uomo, il padre e l’autore sono raccontati in un’intervista rilasciata dai figli Ester e Carlo Felice: emerge il ritratto di una persona profondamente legata allo spirito della Belle époque, ma anche tradizionalista per quanto riguardava i valori e le regole familiari caratterizzate da onestà, umiltà e generosità.
Luisa Longobucco non poteva ignorare Virgilio Ranzato, un grande violinista, autore delle musiche de Il paese dei campanelli e di altre operette che Carlo Lombardo portava in scena.
Il terzo capitolo di questo libro è interamente dedicato proprio a Il paese dei campanelli, del quale descrive la nascita e riporta la corrispondenza intercorsa fra i due autori sottolineando da una parte la generosità di Lombardo e, dall’altra, la riconoscenza di Ranzato rimasto privo di mezzi economici dopo una furibonda lite con Arturo Toscanini.
Se gli ultimi capitoli di questa pubblicazione possono sembrare destinati al melomane appassionato e competente, occorre precisare che in realtà i riassunti e la riproduzione di pagine di spartiti musicali contrassegnati da annotazioni e commenti sono la testimonianza di un attento e rigoroso lavoro, che non trascura in particolare nemmeno la scansione delle pause, degli accordi, della presenza scenica, tanto che le pagine ricordano, più che uno spartito, la stesura di un copione teatrale gestito da un regista che, in questo caso, è anche autore ed attore.
Nell’Appendice che conclude il libro, l’autrice, con la precisione che la contraddistingue, propone alcuni articoli di critica teatrale pubblicati su importanti quotidiani nazionali con l’obiettivo di dimostrare come l’operetta, nello specifico Il paese dei campanelli, non sia scomparsa ed abbia recuperato nel panorama dello spettacolo il ruolo che le spetta di diritto, sostenuta dal consenso del pubblico che ancora oggi affolla i teatri.
Il valore del libro
Certamente si tratta di un libro inconsueto nel panorama letterario italiano, tuttavia la scrittura versatile, la ricchezza di notizie anche curiose ma riportate con puntuale eleganza, contribuiscono ad un lavoro il cui argomento, apparentemente lieve, è condotto con lo scrupolo e la competenza che sono proprie di chi, come Luisa Longobucco, vive e lavora nel mondo della musica.
Vilma Formigoni
(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 93, maggio 2015)