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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Le vite segrete
dei grandi autori
della più recente
letteratura classica
di Selene Miriam Corapi
Il professore e traduttore Tim Parks
propone un nuovo, più acuto sguardo
sui testi artistici. Da Laterza
Quando leggiamo un’opera letteraria entrata nella cerchia dei cosiddetti “classici”, siamo fortemente convinti che non possa essere messa in discussione, che l’autore sia un genio e il suo libro un capolavoro. Ma «il romanzo non è un oggetto estetico separato da chi lo crea. Fa parte di una strategia di vita, nasconde un dilemma, una polemica. E, come tale, si incrocia con la vita dei lettori in modi e con effetti diversi a seconda delle circostanze personali».
Un nuovo modo di intendere e leggere la letteratura è la proposta di Tim Parks, romanziere, saggista e docente presso l’università Iulm di Milano, nonché collaboratore esterno per The New York Review of Books e Il Sole 24 ore, e traduttore verso l’inglese di autori come Calasso, Calvino, Leopardi, Machiavelli, Moravia, Tabucchi.
Nel suo ultimo testo, Romanzi pieni di vita (Laterza, pp. 158, € 12,00), l’autore indaga il difficile rapporto che si instaura tra il romanzo della letteratura, l’autore e il lettore.
Come affrontare la lettura dei classici
Parks afferma: «L’esperienza della lettura è assai più complessa e misteriosa di quanto solitamente non si voglia ammettere. L’analisi critica di stampo tradizionale ci aiuterà pure a capire un romanzo, a comprendere com’è scritto, ad apprendere vari modi di interpretarlo, ma raramente cambierà o spiegherà il colore delle nostre reazioni emotive immediate. Per questo vorrei proporre un modo diverso di affrontare la questione».
Analizzando diversi profili letterari con cui ha dovuto fare i conti durante la sua carriera accademica e in qualità di traduttore – come Thomas Hardy, James Joyce, David Herbert Lawrence, Elsa Morante, Alberto Moravia e Cesare Pavese –, l’autore mette a nudo le diverse caratteristiche umane di questi celebri personaggi proponendo un nuovo modo di avvicinarsi ad un’opera letteraria, senza considerarla un capolavoro a priori, ma piuttosto tenendo conto della biografia dell’autore e del peso delle nostre esperienze: «Messo da parte ogni approccio ortodosso o politicamente corretto, scopriremo che la letteratura è un’intensa conversazione tra pari, autore e lettore, e che l’esito è soggettivo più di quanto siamo comunemente disposti ad accettare».
L’errore delle nostre convinzioni
Parks, con la sua scrittura chiara ed accessibile,spiega come si sia creato questo singolare rapporto tra fra autore, lettore e opera stessa: «Sin dal primo Novecento è di moda parlare dei romanzi come se si stessero esaminando oggetti da cui i lettori e l’autore stesso siano completamente avulsi, nella convinzione che questo nobiliti il testo letterario, che così diventa autosufficiente, sacro, immodificabile, sicché sapere qualcosa sul suo autore non può minimamente influenzarne la lettura». Ed è proprio qui che risiede il nostro errore!
Siamo convinti che i romanzi siano di per sé «edificanti e positivi per la comunità», perché sono opere d’arte, espressioni di una cultura; ma in realtà quando leggiamo un romanzo abbiamo l’opportunità di entrare in conversazione con l’autore: «Lo incontriamo in un particolare momento della sua vita, e naturalmente in un particolare momento della nostra vita personale. E, come accade in ogni conversazione, le nostre reazioni, e gli effetti, positivi o negativi, incoraggianti o deprimenti, di quell’incontro dipenderanno da fattori che vanno ben al di là di ciò che viene propriamente detto».
Disaccordo tra i lettori
L’autore, parlando un po’ più in generale, si pone una questione: «Perché c’è tanto disaccordo quando si tratta di discutere di libri? Alcuni amano il nuovo Ammaniti, o il nuovo Franzen, o il nuovo Houellebecq, ed altri lo odiano. E c’è chi resta del tutto indifferente. A qualcuno piace ma non riesce a trovare il tempo per finirlo e lo dimentica, un altro si sente offeso e addirittura schifato ma lo finisce in un baleno, trascurando altre attività, magari urgenti. […] le nostre reazioni a un romanzo non sono semplicemente “mi piace” o “non mi piace”. C’è anche l’opera che ci affascina malgrado il fatto che “non ci piace” (Ulisse, per Jung, rientra in questa categoria). In effetti, molto spesso non sapremmo dire se un certo romanzo “ci piace” o no, e neanche vogliamo continuare a leggerlo dopo le prime pagine, o dopo la prima metà»: questo perché la lettura è qualcosa di intimo e personale, che può essere influenzato dal periodo in cui si sta vivendo, dalla formazione personale che uno possiede; sono tanti i fattori che influiscono sulla lettura e incidono sul nostro rapporto con il romanzo e l’autore.
Scoprire l’autore dietro il romanzo
Attraverso l’excursus letterario tracciato da Parks, riusciamo a cogliere aspetti interessanti che prima, forse, neanche ci avrebbero solleticato. Riscopriamo gli autori: James Joyce, vanaglorioso che «si rifugia nell’enigmatico, seduce con la sua scrittura brillante, si consola con la straordinaria ricchezza sia del mondo sia della lingua, evitando risoluzioni […] Ogni frase doveva mettere in difficoltà il lettore, che non doveva mai immaginare di essere allo stesso livello dello scrittore». Incontriamo poi un Cesare Pavese che ama la vita e vorrebbe tuffarsi in essa, e invece sta sempre sui libri: tra i motivi che lui stesso offre, alcuni anche validi, afferma Parks, «il primo […] è che la vita stanca, non sempre è bella, non è pulita». Pavese avverte che, per quanto l’arte possa essere pura, è sempre circoscritta e limitata rispetto alla vita; diversamente da Joyce, che vede in essa un mondo che assorbe e giustifica tutto. «Pavese, insomma, vive una dicotomia assai diversa da quella di Joyce […], [il quale, invece,] vuole vincere, catalizzare l’attenzione del suo gruppo di appartenenza, pur rimanendo per tutta la vita fuori da quel gruppo che non ritiene degno di sé e che, per renderlo ancora più grande, deve tradirlo. Pavese vuole essere puro. Ma vuole anche vivere. Le due esigenze sono percepite come totalmente incompatibili».
Altri profili d’autore vengono analizzati e messi in luce, ma lasciamo al lettore il piacere della scoperta.
Selene Miriam Corapi
(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 94, giugno 2015)