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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Storie dimenticate:
un popolo in viaggio
tra patriottismo,
memoria e speranza
di M. Vitalba Giudice
Da Tunué, un nuovo graphic novel
sulla tragedia degli esuli spagnoli
ai tempi del regime franchista
«Perché chiamare cammini i solchi del destino?»: tale interrogativo, espresso con le parole del poeta spagnolo Antonio Machado, rappresenta il cuore del racconto a fumetti di Paco Roca. Protagonista dell’opera è un combattente spagnolo antifascista, Miguel Ruiz, la cui esistenza è stata segnata dal destino, che se da un lato lo ha salvato dalla barbarie della guerra, dall’altro gli ha consegnato il pesante fardello di ricordi intrisi di dolori e sofferenze.
La storia che ci racconta il fumettista è frutto di un’attenta e approfondita ricerca storica nella quale emerge la volontà di riportare alla luce le pagine dimenticate de la retirada republicana: l’esodo dal territorio spagnolo dei combattenti antifascisti che, terminata la guerra civile, si sono trovati impossibilitati a proseguire la lotta contro le truppe franchiste e sono costretti a cercare rifugio, non senza prima incorrere in numerose vicissitudini, in Francia.
L’appassionata curiosità storica che motiverà Paco Roca a realizzare il suo graphic novel viene stuzzicata a Parigi nel 2008, all’Istituto “Cervantes”, in seguito alla scoperta del lavoro della giornalista Evelyn Mesquida e del suo libro La Nueve, los españoles que liberaron París.
Tutto parte proprio da quell’incontro e prosegue grazie allo studio, alla ricerca e alle testimonianze raccolte in quasi cinque anni di lavoro.
In questo lasso di tempo l’autore ha messo insieme i pezzi di una storia poco conosciuta, rispolverandoli e incastrandoli con cura e maestria in un prezioso puzzle storico.
I solchi del destino (Tunué, pp. 326, € 24,00) è un’opera che, per usare le parole dello scrittore Javier Pérez Andújar, può essere considerata «molto di più di un libro disegnato in maniera formidabile e raccontato con raffinatissima capacità narrativa. Paco Roca ha trasceso questo livello: ha scritto un libro necessario, e non solo per l’operazione di recupero della nostra memoria storica che abbiamo perduto assorbiti da una quotidianità alienante. Necessario perché ci dona qualcosa in cui credere. Il suo libro ci restituisce a noi stessi. Ci dice che siamo questo, siamo così».
Si tratta quindi di un testo che si spinge oltre il livello della documentazione e in cui i dettagli della cronaca si mescolano alla narrazione dell’intervista esaltando il valore della memoria, della libertà e del patriottismo.
Un fumetto tra toni cupi e bianco e nero
Il fumetto racconta da un lato la guerra dal punto di vista dei dissidenti spagnoli, uomini mossi da ideali patriottici, che mettono a rischio la loro stessa vita pur di portare avanti il loro ideale di libertà; dall’altro, invece, descrive il recupero della memoria attraverso un’intervista, o meglio una conversazione dai tratti amari e commoventi, tra l’autore Paco Roca e il protagonista Miguel.
Il racconto è definito da due spazi temporali: il passato, che descrive la tragedia della guerra attraverso l’uso di colori cupi, e il presente, nel quale viene riportato l’incontro tra l’autore e Miguel con l’utilizzo delle diverse sfumature di grigio.
Le prime tavole del romanzo ritraggono il porto di Alicante gremito di gente, con facce stanche e disperate, che attendono, come un miraggio, l’arrivo della nave Stanbrook che permetterà loro di espatriare. È il 28 marzo del 1939 e le immagini che l’autore propone sono cariche di dramma e disperazione: proprio dal porto, infatti, inizia il tragico racconto che descrive le paure della guerra civile e l’esodo dal territorio spagnolo da parte dei cittadini e dei combattenti antifascisti che hanno lottato in patria contro l’avanzata delle truppe franchiste.
Alla triste avventura sulla nave che conduce i dissidenti in Francia seguono gli anni bui della Seconda guerra mondiale, i lavori forzati a cui sono sottoposti i soldati nel deserto del Sahara e l’organizzazione del battaglione di partigiani spagnoli sotto la guida della resistenza francese nella compagnia La Nueve, guidata dal capitano Dronne.
Il ricordo dei tragici eventi legati alla guerra, alla prigionia e ai combattimenti viene illustrato non tanto attraverso un’esposizione cronologica della storia, quanto attraverso l’impatto drammatico e greve che il peso della memoria porta con sé e che, inevitabilmente, ha segnato la vita del protagonista.
Il graphic novel di Paco Roca riesce a tenere alta l’attenzione del lettore, lo cattura in una sorta di tensione emotiva in cui l’incalzare degli avvenimenti drammatici e la concitazione di azioni e parole, dettate dalla brutalità del contesto legato alla guerra, fanno da contrappunto alla quotidianità del presente.
La figura del protagonista, Miguel, giovane soldato dissidente, costretto ad abbandonare la Spagna per salvare la propria vita e inseguire il proprio sogno patriottico, viene quindi ripresa e rappresentata, attraverso un abile incastro narrativo tra passato e presente, come un anziano, solo e burbero, che vive i giorni della sua vita scadenzati dalla schiacciante monotonia del tempo, in un paese del sud della Francia.
Il ritmo del racconto cambia, si dilata e i colori delle tavole sono riportati ad un grado zero: attraverso l’utilizzo di linee semplici l’autore sceglie, infatti, di rappresentare i protagonisti e i luoghi a cui affida, attraverso un’estrema sintesi stilistica, per niente banale, il peso del ricordo e la forza della memoria.
Il valore degli ideali: quando combattere il fascismo era necessario
Il lavoro di Paco Roca induce a una riflessione, non solo sui fatti storici accaduti, ma anche sugli ideali nei quali i repubblicani spagnoli, durante il periodo della guerra, hanno fermamente creduto.
Ideali che si ripropongono nelle pagine del fumetto e che attraverso i valori della libertà e del patriottismo hanno l’ambizione di mettere fine alla dittatura nazifascista e al regime di Franco.
Nelle pagine conclusive dell’opera, l’autore si sofferma con il protagonista, Miguel, a fare un bilancio degli anni truci in cui fu combattuta la guerra e gli pone una domanda che racchiude in sé l’essenza degli ideali veicolati nelle pagine del racconto: «si pente di aver dedicato tanti anni di sofferenza a un ideale che non arrivò a realizzarsi del tutto?». La risposta dell’uomo non lascia spazio a dubbi, anzi va anche oltre il concetto di ideale che, in quanto tale, è irraggiungibile: «ero lì e lottare contro il fascismo mi sembrò necessario come l’aria che si respira».
Vitalba Giudice
(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 85, settembre 2014)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi