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Anno II, n° 7 - Marzo 2008
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno II, n° 7 - Marzo 2008

Zoom immagine Quando la vita
perde il valore

di Annalice Furfari
In un libro Falzea
una riflessione
sugli orrori bellici


«Roma, 1° gennaio 2015. Apparentemente era un inizio anno uguale a molti altri, ma il terzo conflitto mondiale ne affievoliva l’entusiasmo…».L’incipit di Raishja di Antonio Cracas (Falzea editore, pp. 192, € 15,00) ci trasporta immediatamente nel vivo della narrazione. Capiamo subito che si tratta di una storia ambientata in un futuro non troppo lontano nel tempo, il 2015, e che, nonostante sia in corso il Capodanno, l’umanità intera ha poco da festeggiare, essendo sconvolta dagli orrori della Terza guerra mondiale. Facile è appassionarsi al resto, soprattutto perché questo romanzo racconta di un conflitto sì immaginario, ma che possiede legami profondi con l’attualità contemporanea. Infatti, si narra che «dopo anni di azioni terroristiche e guerre, localizzate principalmente in Medio Oriente, un certo Habir Nassef, leader del movimento armato Al Jihar, riuscì ad unire le diverse fazioni di estrazione etnica, economica, culturale e perfino religiosa in un’unica ed enorme lega denominata Gamaaht Al Shark (Lega d’Oriente)».

L’11 settembre 2011 il movimento terroristico mediorientale dichiara guerra a tutto l’Occidente. Il mondo intero è, quindi, coinvolto in un conflitto dalle proporzioni gigantesche, con fronti distribuiti ovunque in maniera omogenea.

Due i protagonisti della storia. Da un lato Giorgio Gherardi, giornalista sportivo del quotidiano romano Il Nuovo Secolo, che, a causa della guerra, è costretto ad occuparsi di cronaca cittadina e, non essendo soddisfatto delle nuove mansioni, decide di partire come inviato speciale per la località mediorientale di Rasanjhall, con l’intenzione di dare una svolta alla propria carriera di cronista. Dall’altro lato Raishja, una giovane e bellissima guida turistica di Agashir, cittadina mediorientale a pochi chilometri da Rasanjhall, che conosce bene la lingua e la cultura italiana e viene, suo malgrado, coinvolta nel turbinio incontrollabile del conflitto e costretta a cambiare radicalmente l’esistenza condotta fino a quel momento. Le storie dei due personaggi principali si intrecciano inesorabilmente, mostrandoci quanto possa essere beffardo e crudele il destino. Giorgio, infatti, riuscirà a conquistare notorietà in tutto il mondo grazie alla sua intervista esclusiva a Mohammed Asser, giovane astro nascente di Al Jihar e braccio destro di Habir Nassef. Le parole dette dal militante musulmano al giornalista segneranno profondamente la vita di Raishja che, nel frattempo, è stata costretta da uno dei capi dell’organizzazione terroristica a trasferirsi a Torino, per fare da esca allo zio, sottrattosi al controllo di Al Jihar e sospettato di essersi venduto al nemico occidentale. Tuttavia, la giovane donna non riesce a comprendere il senso di questa guerra assurda e si trova a dover fare i conti con regole, imposizioni, valori e stili di vita che non condivide. L’unico conforto, la sola speranza che illumina i giorni grigi della ragazza è Fabio, un uomo conosciuto in aereo, che diverrà ben presto un vero e proprio punto di riferimento per Raishja, consentendole per un attimo di dimenticare i suoi tristi doveri e di vivere una breve ma intensa illusione d’amore. Purtroppo, però, anche Fabio le riserverà delle spiacevoli sorprese.

Sullo sfondo di queste vicende, a tratti avventurose e rocambolesche, vi è un unico filo conduttore: la guerra, evento che «fa sì che la vita perda il suo vero valore», con i suoi spargimenti di sangue, i suoi orrori, le sue devastazioni, le sue ingiustizie, le sue vittime innocenti. Da Oriente a Occidente, infatti, il mondo intero è sventrato e sconvolto da bombe che esplodono inaspettate squarciando la routine delle incombenze quotidiane, attentati terroristici che seminano lacrime e sangue tra i civili, azioni militari fredde e puntuali come un cecchino, mine antiuomo che si imbattono sul cammino dei più sfortunati. Con l’unica differenza che, mentre gli occidentali tentano di proseguire, per quanto possibile, la loro esistenza normale, recandosi al lavoro, a scuola, al supermercato, al centro commerciale, al cinema o in discoteca, il mondo mediorientale continua ad essere dilaniato dalle morse della povertà e della fame, che alimentano ancor di più il suo odio nei confronti dell’emisfero ricco e opulento.

Antonio Cracas (alias Antonio Ferrero, libero professionista torinese che ha collaborato con diverse testate giornalistiche ed è autore di un seguitissimo blog su www.antoniocracas.it), ci racconta questa storia drammatica e al tempo stesso avventurosa, adoperando uno stile di scrittura e un taglio tipicamente giornalistici, con un ritmo narrativo fluido, scorrevole, di semplice e piacevole lettura, garantendo un impatto e una presa immediati e diretti sul lettore.

 

Vite che si intrecciano sullo sfondo di una guerra lacerante

I personaggi sono ben caratterizzati, anche se meriterebbero una maggiore profondità, uno spessore più accentuato e una minore stereotipia. Troviamo la bellissima, misteriosa, affascinante, seducente ed elegante Raishja, la quale, pur essendo nata e cresciuta in un contesto tipicamente musulmano, non condivide le ragioni, gli ideali e i principi che hanno spinto i suoi connazionali a scatenare il conflitto armato con il mondo occidentale, di cui la giovane avverte il fascino ed il richiamo storico, culturale, artistico e valoriale. La ragazza, inoltre, è assillata dal peso della bellezza, che le cagiona l’invidia delle coetanee e spinge gli uomini ad interessarsi a lei per ragioni puramente fisiche e a non accorgersi della sua intelligenza, della sua purezza e della sua nobiltà d’animo, doti molto più importanti del semplice aspetto esteriore, destinato ad appassire col passare del tempo. Poi vi è Giorgio, il giornalista che tenta di districarsi tra le esigenze e le imposizioni del suo caporedattore, la sua etica e la sua ambizione professionale e il legittimo desiderio della moglie di condurre un’esistenza normale con un marito più presente. L’autore si avvale di questo personaggio per descrivere le avventure, le difficoltà e i rischi a cui vanno incontro gli inviati di guerra, animati da un misto di incoscienza, eroismo, ambizione, ma soprattutto dall’amore per questo mestiere, contrassegnato dal desiderio di raccontare al mondo intero le verità e i retroscena di conflitti costruiti ad arte dai potenti della terra, per perseguire meri interessi economici e non certo per il benessere delle popolazioni. Accanto a Giorgio appare Alfredo, il fotografo ironico, divertente e socievole, che riesce a sdrammatizzare perfino le situazioni più tragiche, ma che, allo stesso tempo, dà prova di un’estrema serietà professionale e di una grande dedizione al suo lavoro. Sul versante opposto troviamo Mohammed, un giovane che compie una rapida carriera tra le file di Al Jihar, ma che preferisce le strategie politiche agli spargimenti inutili di sangue e nutre il sogno ambizioso di assicurarsi un posto d’onore tra i potenti della terra. Poi vi è Abdul, che, contrariamente all’amico Mohammed, si disinteressa completamente di politica e preferisce godersi la vita tra le donne e i piaceri carnali. Infine vi sono Josef e Mariem, militanti del movimento, disposti a sacrificare la loro esistenza e quella dei loro cari in nome dell’ideale per il quale combattono e nel quale credono ciecamente, convinti che solo la lotta possa ormai trasformare il mondo, garantendo ai posteri un avvenire migliore, più onesto, giusto, sicuro e libero, in cui non contino solo la ricchezza e il possesso materiale.

 

Il conflitto tra Oriente e Occidente e i mali morali del nostro tempo

La descrizione di un futuro prossimo e immaginario è un pretesto di cui Cracas si serve per condurre una riflessione generale sul mondo contemporaneo, i suoi problemi, le sue piaghe, i suoi squilibri, le sue ingiustizie, le sue contraddizioni (forse peccando di un eccessivo moralismo). La Terza guerra mondiale da lui raccontata, infatti, è un chiaro riferimento al conflitto, ormai decennale, tra l’area mediorientale e l’emisfero occidentale del globo terrestre. Lo scrittore indirizza ai potenti della terra un monito e un avvertimento su come la spinosa questione potrebbe evolversi, nel caso in cui non si riuscisse a individuare una soluzione rapida ed efficace. L’autore invita i paesi arabi ad abbandonare i ciechi fanatismi (che conducono esclusivamente ad un sentimento di odio estremo, causa di dolore, morte e ulteriore povertà) ed esorta il mondo occidentale a dismettere le prassi politiche orientate al conseguimento del possesso materiale, della ricchezza, del potere economico, raggiunti attraverso lo sfruttamento dei popoli oppressi.

Inoltre Cracas sferra una critica e una denuncia veemente nei confronti dei numerosi mali che affliggono il mondo e che si annidano tra i costumi del tempo odierno: il vuoto di alcuni valori e l’esasperazione di altri; l’egoismo innato e la brama di supremazia, che sono i vizi più comuni fra gli esseri umani; le piaghe della droga, dell’anoressia e della bulimia, che lacerano le giovani generazioni, spinte dalla società a raggiungere a tutti i costi canoni di bellezza irraggiungibili, successo, potere e ricchezza, che esigono in cambio un prezzo troppo alto; la mancanza di qualità e buoni contenuti nella “televisione-spazzatura”, che si preoccupa esclusivamente dell’audience, puntando su talk show affollati da “pseudointellettuali” privi di spessore e sui corpi svestiti di ragazze tanto belle quanto stupide, frivole, volgari e vuote; il pericolo della clonazione degli uomini per scopi occulti e malvagi; la predominanza del valore dell’avere su quello dell’essere; lo strapotere della tecnologia, sostituitasi ai tradizionali e più autentici spazi di socializzazione; la soppressione della cultura in favore dell’informazione commerciale e della propaganda falsa e ingannevole; il bisogno di provare emozioni forti per sopperire alla mancanza di affetto e ideali autentici; la superficialità che spersonalizza l’uomo, rendendolo prevedibile, banale e privo di spessore.

Ma, fortunatamente, il mondo attuale non è solo un concentrato di disvalori e brutture. Persistono ancora oggi ideali, sentimenti, disposizioni e comportamenti positivi, che offrono all’uomo una speranza di riscatto dal male e dalle ingiustizie. Questi buoni valori sono rappresentati dall’esempio fornito da Raishja e dal suo sacrificio compiuto in nome della pace, della fratellanza universale e dell’amore.

 

Annalice Furfari

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 7, marzo 2008)

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