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Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VIII, n 79, marzo 2014
Viaggio nell’Io:
mente e cuore
a confronto
di Pamela Quintieri
Ciro Pinto indaga l’umano,
la sua psiche, i suoi amori.
Per Edizioni DrawUp
Nell’intimità di se stessi, tra dolori, riflessioni, percorsi interrotti, speranze disattese e amori non concretizzati, ci ritroviamo tutti, prima o poi, a tirare le somme delle nostre esistenze, armoniose o vuote che siano. Sono anni difficili, indecorosi, insostenibili, quelli attuali; sono anche quelli della crisi economica, tanto angusti da non reggerne, talvolta, più lo stress, mentre il peso della vita quotidiana diviene intollerabile. Accade così che un giovane dirigente milanese, un tale Andrea Torreggiani, decida di sfuggire al fardello delle proprie vicissitudini per un suo privato momento di relax: una breve ma rigenerante vacanza, in un paesino delle valli senesi, per godere della totale serenità di un ristoro agreste. «Ero partito prestissimo, incominciavo a intravedere i primi riflessi di luce nella bruma mattutina che dalla valle arrivava fin sopra La Rocca, sul monte Cetona e un lievissimo tepore incominciò ad avvolgere anche me». Sono parole potenti, ricche, aulente, fortemente evocative, tanto che, chiusi gli occhi, non fatichiamo di certo a sentire il bagliore della campagna toscana ed i suoi profumi ricchi, pressati, duraturi avvolgerci generosi. In questa complicità che la natura regala al corpo, anche la mente, esigente, severa, attenta, si alleggerisce e rinasce a nuova estensione. Si tratta di un borgo fascinoso, quello dove Andrea si trasferisce momentaneamente, in bilico tra un incastonato passato ed un cristallizzato presente. La vacanza è la folgorazione, quella favilla necessaria affinché l’uomo possa riscattare la sua più sentita passione, e dedicare dunque del tempo alla terapeutica e sana introspezione del proprio male di esistere. «Più che una partenza era stata una vera e propria fuga da Milano. Venivo da giorni pesanti, sul mio lavoro incombevano ombre truci e Sara ormai l’avevo persa. Nella nebbia, che a quell’ora avvolge tutto, avevo percorso i viali al buio sotto i platani ingialliti con l’angoscia di non poter sfuggire a una vita che diventava improvvisamente difficile. Mettere tra me e la città qualche centinaio di chilometri era l’unica ambizione che avevo […]. Lì, in quell’angolo di mondo, tra i pochi residenti del borgo, in una stagione che non prevedeva turisti, avrei riordinato le idee, ripreso le forze e mi sarei potuto dedicare al mio gioco preferito: scrivere. Pensai a Ivana, al suo problema. Lì c’era la soluzione». Andrea Torreggiani, che si esprime in un modo così accorato e sentito, nella ricerca della sua dimensione e nel tentativo di affrancarsi dalle insidie di un’inappagante quotidianità, è il singolare quanto fascinoso protagonista del thriller Il problema di Ivana (Edizioni DrawUp, pp. 192, € 10,90), esordio narrativo dello scrittore partenopeo Ciro Pinto, di cui è possibile visionare il book trailer all’indirizzo Internet www.youtube.com/watch?v=n0hBEJXTYGI.
La singolarità delle afflizioni
C’è molto della moderna società e della filosofia dell’uomo del nostro tempo in questo romanzo autentico, scorrevole, ben scritto, in cui la penna dell’autore tutto traccia e tutto analizza con meticolosità e rigore. Dallo sguardo critico sui torti e su talune tematiche che affliggono la nostra civiltà alla scomposizione dei diretti bisogni e dei superbi patimenti, più propriamente interiori, strettamente legati alla sfera dell’Io: un’indagine ed un’approfondita riscoperta di sé condurranno Andrea verso la solidità dei sentimenti, alla ricerca della compiutezza dell’amore. L’uomo sarà diviso tra il pensiero incessante e mai manchevole di Ivana, che lo assale con pienezza, e di Laura, sensuale e verace, che tanto incarna l’eros e che annebbia i sensi e li irretisce. Così, ci chiediamo se la narrazione si concentrerà tutta sul desiderio di agire o sull’inerzia di lasciare che le cose facciano, da sole, il loro corso. Eppure scopriremo tra le pieghe del libro che non è solo Andrea ad essere straziato dalla ricerca della soluzione definitiva dell’enigma, ma lo è anche la “maliarda”, quella fascinosa ed intrigante Ivana, cui il titolo è dedicato, ad essere martire e schiava del proprio doloroso tormento. E allora chi è davvero Ivana? Vittima o carnefice? Cos’è che affligge tale misteriosa figura? Quale può esserne il chiarimento, il rimedio profondo e definitivo? «Ivana avrebbe detto con la sua voce che non ammetteva replica: “La mia è l’unica soluzione possibile, il resto sono solo chiacchiere.” Avrebbe messo una mano sul fianco, scosso la testa, facendo ondulare i suoi capelli nerissimi, e puntato diritto agli occhi di ognuno. Un successo!».
La potenza evocativa delle descrizioni
L’immaginazione e, con essa, la più energica creatività sono input preziosi di vitale intelligenza e desiderio per guardare al mondo con la volontà di scoprire qualcosa, di vedere laddove l’essere comune non si spinge, di intravedere l’originale dentro il solito ed il già detto. Con questo spirito propositivo, avveduto, mai pago, il vero scrittore sa scovare il nuovo proprio dietro l’angolo dell’ovvietà, la vitalità dentro l’appagamento della noia, il sentimento dentro il sano impulso dell’intelletto. Il personaggio, la sintassi, il ritmo sono sapientemente studiati ed affinati come tasselli di un mosaico che trovano il loro incastro nella parola autentica, vitale, sonora. Tutto ha una sua profonda ragione di esistere, di essere spiegato, superbamente raccontato, suscitando emozioni, scatenando suggestioni sensoriali: la volontà diretta, quindi, si piega al godimento di un testo compiuto e, in alcuni passi, altamente lirico. «Senza liberarmi nemmeno del bagaglio mi diressi subito là: la valle luccicava dell’argento degli ulivi e le cime di cipressi maestosi arrivavano a bucare gli ultimi lembi di nebbia che ancora tardavano a dissolversi. L’odore di muschio e di erba umida aleggiava nell’aria e, carezzando la scena con lo sguardo, salivi, salivi fino al monte che si ergeva come un seno di donna dolce procace, con in cima la rocca e il suo bastione avvolti dal verde, come un capezzolo pudicamente celato».
La storia si increspa, si accartoccia su se stessa, e poi si dipana, con brio, velocità, destrezza, frutto di una narrazione articolata, colta, giudiziosa.
L’autore
Con Il problema di Ivana, Ciro Pinto fa la sua entrata, a pieno diritto, nel mondo della letteratura contemporanea dimostrando di essere un narratore di talento. Siamo nel 2012, quando il romanzo viene pubblicato per la prima volta da Edizioni DrawUp, nella sua collana Elite. Il libro riscuote, fin da subito buon apprezzamento di pubblico, tanto da meritare nel 2013 la Menzione d’onore della Giuria al 27° Premio internazionale di Letteratura “Phintia” ed anche il terzo posto al 1° Premio letterario nazionale “Circe” con Menzione speciale di Assoartisti.
Lo scrittore è “uomo di mondo” e di grande signorilità, ha viaggiato molto, si è dedicato al settore della finanza per diversi anni come dirigente, ed ha vissuto a Firenze. È originario di Napoli, dove trascorre attualmente le sue giornate in compagnia della sua famiglia; ad essa ha dedicato quest’opera, segno che la misura di noi stessi è costruita spesso sul valore di affetti importanti che ci accompagnano nel nostro percorso esistenziale e ci rendono sempre persone nuove: «nella mia famiglia l’anima trova ristoro e il cuore s’appaga». La dimensione del nostro essere è frutto di mente e di cuore pulsante, di un determinismo che non è bieca razionalità, ma è partorito dal profondo dell’anima, dalla scintilla esuberante della passione, che tutto domina e svela.
Un altro romanzo inedito
Sarà pubblicato a breve da Edizioni Psiconline L’uomo che correva vicino al mare, dello stesso autore. Il romanzo si è classificato secondo al Premio “Circe” 2013, nella categoria Inediti, ed è stato il primo invece ad essere scelto dalla giuria di lettori. Una narrazione intensa sulle difficoltà di essere uomini, giocata sulla stretta alternanza tra flashbacks e flashforwards, mantiene il lettore incollato alla storia. Meditativo, accattivante, introspettivo, il testo pone giustamente l’attenzione sulle malattie senili che, nella modernità, tutta protesa alla perfezione del restare eternamente giovani, spaventano l’essere umano. Giorgio Perna, il protagonista, ha sessant’anni ed abita a Rimini, da solo, poiché la moglie è ormai morta e la sua unica figlia vive lontana. Nel rito quotidiano delle sue abitudini, dalla corsetta in riva al mare al gioco delle carte con gli amici del bar, l’uomo cerca disperatamente di perpetuare la sua vita e di dimostrare, in primis a se stesso, che non è ancora del tutto “finito”. Giorgio soffre difatti di una vascolopatia cerebrale precoce, che lo farà aggrappare sempre più ai ricordi, ma che degenererà anche in allucinazioni fino a renderlo ancor meno autosufficiente. Un romanzo toccante che, nel suo essere critico-analitico, è anche armonioso e delicato, e disegna la parabola della vita degli esseri umani. Ricco di spunti di riflessione, non si dimentica facilmente!
Pamela Quintieri
(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 79, marzo 2014)
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