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Anno VIII, n 77, gennaio 2014
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Storia (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno VIII, n 77, gennaio 2014

Zoom immagine Eroici angeli bianchi
fra libri e barricate
nel Meridione in lotta
per l’Unità dell’Italia

di Simona Baldassarre
L’Esagramma propone un bel saggio
che rievoca il Risorgimento in Puglia
attraverso figure di uomini e donne


Il 2011 per il popolo italiano è stato un anno ricco di cerimonie e celebrazioni: cadeva infatti il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Era il 1861, per la precisione il 17 marzo, quando finalmente si riunì il primo Parlamento dello stato ormai unificato. Questa conquista fu frutto di lunghe e sanguinose battaglie, combattute da eroi, uomini e donne, di tutte le classi sociali, dall’avvocato all’artigiano, dal musicista all’uomo di scienza, ognuno con la propria storia e con il proprio coraggio. All’inizio la maggior parte dei componenti dell’esercito dei Mille, guidati da Giuseppe Garibaldi, proveniva soprattutto dal Nord Italia, ma in seguito furono molti i combattenti del Mezzogiorno che si unirono alla spedizione. E proprio di coloro che provenivano da una specifica regione del Meridione, la Puglia, parla Angela Picca nel suo Pugliesi per l’Italia Unita. Dalla Rivoluzione partenopea (1799) a Porta Pia (1870) (Edizioni L’Esagramma, pp. 344). Il libro, che è frutto delle attività svolte dall’associazione presieduta dall’autrice stessa, L’Esagramma, per l’appunto, si apre con un Prologo e si chiude con un Epilogo particolari, perché analizzano due personaggi che nulla hanno a che fare con il Risorgimento, ma che hanno dato lustro, in due modi diversi, alla terra pugliese: Federico II, il Puer Apuliae, e Carmelo Bene, lo straordinario attore teatrale.

 

Uniti per la patria

L’autrice racconta che la lotta di liberazione ebbe inizio con la Rivoluzione napoletana del 1799, stroncata in seguito al fallimento della Repubblica Partenopea. La Rivoluzione, tuttavia, ebbe gravissime ripercussioni, perché vi persero la vita i migliori esponenti della cultura italiana, non solo quella meridionale, e questa perdita rallentò il cammino di modernizzazione; allo stesso tempo, però, lasciò in eredità le idee di libertà e uguaglianza, e il bisogno di riforme sia politiche che economiche; questi cambiamenti, trasmessi alle generazioni successive, furono lo sprone per i combattenti del Risorgimento.

Come già detto, tra coloro che contribuirono alla lotta per l’unità ci furono anche artisti: un esempio fu Saverio Mercadante, nato ad Altamura, in provincia di Bari, la cui musica era molto apprezzata da Giuseppe Mazzini, che in uno dei suoi scritti parlò della sua speranza di una nuova musica in grado di «esprimere con linguaggio fresco e immediato i più nobili sentimenti della nazione e dell’amor patrio». Un altro uomo d’arte fu Salvatore Morelli (nato a Carovigno, nel brindisino), ma in questo caso l’arte era la letteratura: le sue primissime opere, risalenti ai suoi anni universitari, sono andate tutte distrutte perché ritenute ai tempi sovversive. Il merito maggiore di Morelli (riconosciutogli persino dal celebre romanziere francese Victor Hugo), tuttavia, sta nella lotta che egli condusse per riconoscere il giusto ruolo alle donne, a partire dall’importanza della loro educazione. Altro importante artista coinvolto nelle lotte risorgimentali fu Francesco Saverio Altamura, pittore foggiano, che si specializzò in soggetti storici, tant’è vero che il ritratto più famoso e fedele dell’Eroe dei Due Mondi è opera sua.

Ad essere parte della spedizione, o in generale nell’atmosfera di rinnovamento, furono anche alcuni aristocratici illuminati, in modo particolare alcuni grandi proprietari terrieri: un nome rilevante è quello di Sigismondo di Castromediano, appartenente ad un antichissimo casato leccese. Accusato di cospirazione antiborbonica, fu rinchiuso in prigione e sottoposto a ogni tipo di tortura; quando il re gli concesse la grazia, avendo scoperto chi fosse, lui dichiarò che l’avrebbe rifiutata se non fosse stato riservato lo stesso trattamento ai suoi compagni. E la nobiltà di quel gesto è ricordata nel basamento della statua presente ancora ora in una piazza di Lecce.

Inoltre ci furono giornalisti come Carlo de Cesare, di Spinazzola, in provincia di Bari, che si interessò di molti argomenti, lottò anche per evitare che il paese prendesse un’impronta troppo piemontese e che la sua regione rimanesse periferica, dimostrando il valore fondamentale delle opere di comunicazione, tanto da riuscire nell’impresa di far realizzare, anche se postume, due importanti ferrovie.

 

«Angeli bianchi»

Naturalmente, nonostante i nomi più famosi fossero quelli di uomini, anche numerose donne parteciparono alle lotte risorgimentali: l’autrice dedica un capitolo alle protagoniste femminili di questo fondamentale periodo storico, intitolandolo proprio Angeli bianchi. Un ruolo primario tra le figure femminili lo occupa senza ombra di dubbio Antonietta De Pace, nata a Gallipoli. Questa volitiva donna salentina ebbe un peso importantissimo, fu anche la creatrice del Comitato politico mazziniano femminile e, per riuscire a muoversi con più discrezione, adottò lo pseudonimo di Emilia Sforza Loredano. Dopo la Breccia di Porta Pia e la conquista di Roma, Antonietta fu chiamata a Napoli per collaborare alla Pubblica istruzione.

Tra le altre figure femminili di spicco ci furono: Irene Ricciardi, poetessa, che insieme ad altre colleghe teneva vivo il dibattito antiborbonico su più riviste; le madri degli eroi più conosciuti, come Maria Drago, madre di Mazzini, o Adelaide Zoagli, madre di Goffredo Mameli. E ancora Laura Beatrice Oliva, che combatté al fianco del marito diverse battaglie sociali, come l’abolizione della pena di morte. Infine, l’attivissima Cristina Trivulzio di Belgioioso, che addirittura finanziò i moti del 1831 e la sommossa in Piemonte del 1834, e più tardi organizzò a Roma, trasferendosi lì, il gruppo delle infermiere per curare i feriti all’Ospedale dei pellegrini.

Concludendo, quest’opera concede il giusto tributo a quelle figure che, pur non avendo mai avuto il giusto spazio nei libri di storia, sono state fondamentali perché l’Italia diventasse finalmente una nazione unita. La lettura di questo volume è interessante proprio perché permette di conoscere più approfonditamente le loro vite, ma soprattutto l’impegno e la passione che hanno profuso nella costruzione del nostro paese.

 

Simona Baldassarre

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 77, gennaio 2014)

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