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Anno VIII, n 77, gennaio 2014
Le lettere d’amore
del re Enrico VIII
per Anna Bolena
di Angela Patrono
Passione ardente e ragion di stato
nell’epistolario edito da Nutrimenti
«La sola ragione per cui vi scrivo in questo momento, cuor mio, è quella di sapere se siete in buona salute e prosperità, del che sarei felice come se si trattasse della mia, mentre prego Dio (se è Sua volontà) di volerci presto riunire, perché vi giuro che lo desidero ardentemente, e sia come sia confido che il momento non sia troppo lontano». Una professione di devozione assoluta, la resa totale di un cavalier servente alla padrona del suo cuore. Indubbiamente siamo in presenza di una lettera d’amore d’altri tempi. Ed è sorprendente scoprire che il mittente di questa appassionata dichiarazione, scritta quasi cinquecento anni fa, era l’uomo più potente d’Inghilterra: Enrico VIII Tudor, il sovrano passato alla storia per aver dato inizio allo scisma anglicano, in aperta ribellione con la Chiesa cattolica. Lo scopo? Annullare il matrimonio con Caterina d’Aragona e convolare a nozze con la giovane Anna Bolena.
Ma quali erano le vere ragioni di questa decisione controversa? E chi era davvero Anne Boleyn, donna della quale si è detto tutto e il contrario di tutto? Un saggio ricostruisce la travagliata vicenda attraverso un’accurata analisi filologica del carteggio tra il re e Anna, damigella di corte con velleità da regina. Lettere d’amore di Enrico VIII ad Anna Bolena (Nutrimenti, pp. 128, € 12,00) è il titolo del volume curato e tradotto da Iolanda Plescia, e corredato da un saggio di Nadia Fusini.
L’opera comprende diciassette lettere scritte di proprio pugno da Enrico ad Anna negli anni Venti del Cinquecento e rese pubbliche solo nel 1714, oltre ad una lettera del re a Jane Seymour e due inviate dalla stessa Bolena al cardinal Wolsey, chiamato a presiedere il caso di divorzio tra Enrico e Caterina in Inghilterra insieme al cardinal Campeggio. Chiude il testo una lettera di autenticità incerta, attribuita ad Anna Bolena, in cui la giovane sostiene la propria innocenza davanti al re.
Una relazione appassionata
Tra promesse di fedeltà, pegni scambievoli e rassicurazioni sul reciproco stato di salute, le lettere di Enrico ricalcano gli stilemi amorosi del tempo, pur restituendo un ritratto inedito del sovrano, uomo notoriamente spietato ma capace di soccombere alla passione dei sensi, come quella sorta da una relazione tormentata (ricordiamo che il re era sposato e aveva una figlia, Maria Tudor) e forse per questo ancora più intensa. Colpiscono gli estratti delle epistole in cui, con disperate suppliche all’amata ritrosa, il penitente Enrico invoca il suo perdono o una conferma risolutrice: «E, se in qualunque momento prima d’ora vi ho offeso, vi prego di darmi la stessa assoluzione che domandate di me, e vi assicuro che d’ora in avanti il mio cuore si dedicherà unicamente a voi, e anche il mio corpo, spero, se a Dio che tutto può, piacerà».
Disseminati tra le righe delle missive emergono messaggi in codice, uno dei quali rimane ancora non decriptato, e alcune allusioni sessuali basate su giochi di parole, segno di un soffuso mistero che Anna, con il suo fascino particolare, contribuiva ad alimentare. Non a caso, nove delle epistole sono in francese, lingua della seduzione per eccellenza, segno dell’educazione raffinata ricevuta dai due amanti e idioma privilegiato per l’espressione dei sentimenti. Le lettere scritte in inglese, invece, si distinguono per un tono più schietto e diretto, ideale per discutere di notizie pragmatiche o dei preparativi per il divorzio.
I retroscena di un idillio “perfetto”
Il corteggiamento serrato di Enrico, durato anni, sfocerà nel sospirato matrimonio con Anna, ma le cose non andranno come inizialmente previste. E qui bisogna andare a ritroso nel tempo. A prescindere dalla mera lussuria o dall’effettivo innamoramento per Anna, il re intendeva perpetuare la propria dinastia con un erede maschio e, poiché la precedente consorte Caterina aveva fallito il suo compito, la scelta era caduta sulla giovane e desiderabile Bolena. Dopo numerosi aborti e maschi morti in tenera età, Caterina era stata incolpata di aver commesso adulterio con Arturo, il defunto fratello del re, di cui era rimasta vedova durante l’adolescenza: una motivazione chiaramente pretestuosa addotta da Enrico per annullare le proprie nozze con la prima moglie. Un castello di accuse montate ad arte che ben presto sommergerà anche la povera Anna, tacciata di stregoneria, adulterio e incesto, e per questo fatta decapitare proprio dall’uomo che le professava eterno amore. Perché anche questa volta il figlio maschio non arriverà. Al suo posto nascerà una bambina: Elisabetta, destinata a diventare la regina più osannata che l’Inghilterra abbia mai conosciuto.
In quanto ad Enrico, il giorno dopo l’esecuzione di Anna si precipiterà ad impalmare Jane Seymour, di cui nel frattempo si è invaghito. A questo proposito, nel volume è pubblicata anche una lettera destinata a Jane, che presenta inquietanti analogie, nello stile e nel contenuto, con quelle inviate ad Anna.
La modernità di Anna
Le missive appassionate che ci sono pervenute riecheggiano ancora della voce di Enrico, mentre quella di Anna è stata costretta a tacere per sempre. Le sue lettere d’amore sono andate perse, probabilmente distrutte dallo stesso re per motivi di convenienza. Non sapremo mai quali fossero i suoi pensieri, i suoi segreti sentimenti. Tuttavia, le due epistole di suo pugno inviate al cardinal Wolsey ritraggono una donna dotata di buona dialettica e in grado di muoversi con disinvoltura nelle questioni di stato. Infine, nel testo è pubblicata una commovente lettera, di autenticità non comprovata, in cui Anna scrive ad Enrico dichiarando la propria innocenza prima di salire al patibolo.
Eva tentatrice, amante devota o arrampicatrice politica, è certo che Anna non sia stata una mera pedina nelle mani del re, ma abbia gestito in autonomia i tempi e i modi della sua salita al trono. Donna non bella, ma dotata di intelligenza e sex appeal, dimostrerà una straordinaria modernità nel suo rifiuto del ruolo di concubina. Si sentirà invece investita di una missione salvifica: diventare la legittima moglie del re e donare ad Enrico il maschio tanto atteso. Ma sappiamo tutti come andrà a finire: l’erede maschio non ci sarà e la virilità ferita di Enrico la trascinerà in una spirale di accuse false e compromettenti, che culmineranno con la morte – o meglio, l’assassinio – per decapitazione. Sarà la regina Elisabetta, diventata la donna più potente d’Inghilterra, a riscattare finalmente il nome della madre. E, con parole che non lasciano spazio a dubbi, lo sottolinea anche Nadia Fusini nel suo acuto saggio: «Nella figlia Elisabetta Tudor, Anna Bolena risorge».
Angela Patrono
(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 77, gennaio 2014)
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