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Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VIII, n 77, gennaio 2014
Un’insidiosa
rete capillare
di Vilma Formigoni
Da Polistampa:
un focus obiettivo
per vincere le mafie
La mafia e i crimini ad essa collegati non sono più da tempo fenomeni circoscritti all’Italia meridionale. È emerso, infatti, dalle indagini e dai processi in corso, che le mafie, soprattutto quella calabrese, non solo si sono radicate al Nord, ma hanno anche individuato nuove strategie per promuovere i loro interessi sia attraverso accordi con la politica sia penetrando direttamente nel tessuto socioeconomico del territorio.
Questa consapevolezza è sorta in Emanuela Giannangeli, dottoressa di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Milano, quando ha partecipato alle giornate del “Seminario di studio sulle mafie al Nord”, organizzato dall’Associazione “Libera”, tenutosi a Torino il 7 ottobre 2011.
Il libro Mafie al Nord. Spunti di riflessione da un seminario di studio. Focus sugli obiettivi raggiunti e sulle sfide da affrontare (Edizioni Polistampa, pp. 144, € 12,00) nasce come autonoma iniziativa dell’autrice, peraltro conosciuta per i contributi e i saggi pubblicati su riviste di prestigio a livello nazionale in ambito giurisprudenziale, con lo scopo di divulgare la conoscenza sul tristemente noto fenomeno ben radicato della mafia e di descriverla nelle sue «realistiche» manifestazioni attraverso gli appunti raccolti in occasione dell’iniziativa torinese.
Le fonti giuridiche, la responsabilità, la società, lo stato
A fronte della considerazione che «più debole è la democrazia di un Paese, tanto più forti sono le mafie», Giannangeli rileva quello che è il problema «della moralità pubblica e dell’illegalità diffusa» che nasce dalla «anestesia delle coscienze e dalla caduta del senso etico e critico». È una «sfida culturale» quella che il paese deve affrontare ricorrendo ad interventi legislativi «forti ed autorevoli» sostenuti da istituzioni che funzionino e che garantiscano i diritti dei cittadini.
Partendo da questa fondamentale osservazione, il saggio prende in esame gli aspetti penali e processuali, ma anche i limiti della legge Rognoni-La Torre, del 13 settembre 1982, n. 646, che per la prima volta introduce nell’ordinamento il «delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso», e prevede e disciplina «il sequestro e la confisca dei beni. Requisire la “roba” ai mafiosi equivale a colpire al “cuore” la loro potenza di aggressività e di comando» con lo scopo di sgretolarne l’insediamento territoriale.
Accanto alla positività riconosciuta alla suddetta legge, l’autrice ne individua tuttavia i confini, collegati al silenzio politico e alle inadempienze rilevate dalla Commissione di Strasburgo fin dal 1999 con la Convenzione penale sulla corruzione, nonostante l’istituzione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e la predisposizione di un “codice” giudicato dall’autrice, nonché giurista, frammentario e lacunoso.
L’attenzione di Giannangeli va in direzione europea, nel senso che prende in esame la normativa vigente in materia di criminalità mafiosa, l’applicazione in Italia e i progetti di educazione alla legalità. Si coglie nelle pagine un pressante invito agli intellettuali e alle istituzioni scolastiche a realizzare un valido progetto di «cultura della legalità», arricchito da un “osservatorio sulle riforme” «pronto ad intervenire sulle tante questioni che oggi interessano di più […]. Si dovrebbe parimenti soppesare l’opportunità di estenderlo ad altri ambiti, come la giustizia e il giornalismo, per stimare le ricadute […] della riforma in atto sullo stato sociale e per farle conoscere alla cittadinanza».
Attraverso l’analisi di documenti e il puntuale riferimento normativo e giurisprudenziale, l’autrice conduce una serrata analisi del “mostro” mafioso e dei rischi che incombono sul tessuto economico italiano, evidenziati dalle inquietanti cifre che emergono dal Rapporto annuale 2010 della Banca d’Italia, riferite al riciclaggio, agli illeciti e ai sequestri. La giurista, nell’analizzare le cause collegate a queste attività criminose perpetrate dalla mafia, denuncia il «“mutismo istituzionale”, cioè l’orientamento delle istituzioni a non affrontare, se non sotto spinte particolari, il fenomeno, non parlandone».
Accanto a questo atteggiamento, però, l’autrice colloca «l’omertà sociale», nel senso che persiste negli individui l’indisponibilità ad esporsi con denunce delle attività mafiose che vedono intorno a sé o nelle quali sono talora indirettamente coinvolti.
Particolare attenzione viene rivolta alle cause che hanno consentito gli insediamenti mafiosi nel tessuto socioeconomico delle città: è un’analisi a vasto raggio condotta con una puntualità e una precisione che mettono in luce la sensibilità dell’autrice di fronte al problema, nonché al razionale atteggiamento sostenuto dalla competenza giuridica maturata in anni di esperienza professionale.
Le Conclusioni non possono che essere amare e preoccupanti perché «il declino delle mafie, preconizzato […] anche da Giovanni Falcone, come un “processo umano con un inizio ed una fine”, non si è verificato e non è, purtroppo, nemmeno prevedibile».
Il mondo imprenditoriale è in continua evoluzione, ma anche le mafie, a loro volta, hanno profondamente cambiato la modalità di intervento e di penetrazione nel sistema economico e politico realizzando l’acquisizione del controllo sistematico del territorio per l’impreparazione e l’assenza di risorse adeguate. Occorre, tuttavia, sperare nella soluzione del problema informando i cittadini sulla «gravità dell’insediamento mafioso» e, nel contempo, auspicando, da parte del governo, l’emanazione di un codice antimafia profondamente rinnovato rispetto a quello passato.
Un ruolo determinante, secondo l’autrice, è infine riconosciuto all’autorità giudiziaria, che deve potersi avvalere di mezzi adeguati e di leggi appropriate, sostenute in ogni caso da «una magistratura autonoma ed indipendente [che, Nda] metta seriamente in discussione l’antimafia parolaia».
La struttura del saggio
Il lavoro riflette il lodevole impegno e la convinta partecipazione di Emanuela Giannangeli ai lavori del seminario. Le osservazioni, le riflessioni sono di notevole spessore giuridico, assolutamente prive di quella facile retorica che talora accompagna le “deplorazioni” delle imprese mafiose.
Il libro, a conferma dell’intenso lavoro di ricerca, presenta un’importante Appendice normativa e giurisprudenziale integrata da un Apparato bibliografico e documentale, utile per conoscere l’evoluzione legislativa collegata alla mafia e per consentire agli studiosi di approfondire gli argomenti trattati con lucida competenza e profondo senso della legalità.
Vilma Formigoni
(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 77, gennaio 2014)
Francesca Buran, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Simona Baldassarre, Sabrina Barbin, Ilaria Bovio, Francesca Erica Bruzzese, Valentina Burchianti, Maria Laura Capobianco, Maria Assunta Carlucci, Alberto Cazzoli, Cinzia Ceriani, Guglielmo Colombero, Selene Miriam Corapi, Veronica Di Gregorio Zitella, Giacomo Dini, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Riccardo Fiorenza, Maria Francesca Focarelli Barone, Vilma Formigoni, Francesca Ielpo, Federica Lento, Giuseppe Licandro, Aurora Logullo, Flavia Maccaronio, Stefania Marchitelli, Irene Nicastro, Maristella Occhionero, Giusy Patera, Stefania Pipitone, Elisa Pirozzi, Luciana Rossi, Martino Santillo, Maria Saporito, Paolo Veltri, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Denise Amato, Mariacristiana Guglielmelli, Francesca Ielpo, Annalisa Lentini, Aurora Logullo, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Francesca Maruccia, Elisa Pirozzi, Pamela Quintieri, Francesca Rinaldi, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Simona Baldassarre, Monica Baldini, Emanuela Catania, Martina Chessari, Fausto Cozzetto, Lara Esposito, Rita Felerico, Vilma Formigoni, Clementina Gatto, Daniela Graziotti, Adelina Guerrera, Maria Ausilia Gulino, Francesca Ielpo, Carmela Infante, Luigi Innocente, Daniela Latella, Federica Lento, Giuseppe Licandro, Luisa Grieco e Mariangela Rotili, Ettore Masina, Mariangela Monaco, Angela Patrono, Emanuela Pugliese, Pamela Quintieri, Riccardo Ricceri, Davide Roccetti, Luciana Rossi, Maria Grazia Ruffo, Alessandro Tacconi, Melania Trimarchi, Silvia Tropea, Daniela Vena, Francesca Viscone