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Emozioni in versi (a cura di Aurora Logullo)

Zoom immagine L’occasione della poesia
per riscoprire se stessi
attraverso la potenza
della parola e del verso

di Maria Cristina Folino
Da Edizioni la meridiana, pensieri sul ruolo educativo dell’arte lirica,
che aiuta a conoscere la realtà oltre le usuali vie dell’insegnamento


Cos’è la poesia nell’era dei mondi virtuali? Può ancora coinvolgere un lettore attento, e se sì, in che modo? Rossella Grenci cerca di dare una risposta a queste domande partendo da un’idea ben precisa: «le poesie sono state scritte per essere lette, non studiate». Proprio in questa asserzione è racchiuso il significato ultimo del suo saggio Cogli l’attimo. Giochi per esprimere e trasformare le emozioni in versi (Edizioni la meridiana, pp. 136, € 14,00). L’autrice dell’opera utilizza, a mo’ di emblema, il richiamo ad un famoso verso oraziano – carpe diem, “cogli l’attimo” – come a sottolineare che in ciascun componimento è racchiuso un attimo di vita mutuato dall’irripetibile esperienza personale dello scrittore. Ai ragazzi che, dunque, si approcciano per la prima volta ad un testo poetico, il docente dovrà insegnare a comprendere ed interpretare con le giuste cognizioni la soggettività lirica dei fatti, del mondo, della vita quotidiana, leggendo i versi come se osservasse una fotografia (che certamente rappresenterà solo una determinata porzione di realtà, ma diverrà preziosa in quanto testimonianza del singolo e dell’esperienza personale).

 

Quel prezioso momento in cui si è nudi di fronte all’evidenza di un carpe diem

Rossella Grenci, logopedista presso l’Azienda ospedaliera “San Carlo” di Potenza, si interessa già da tempo alla didattica come docente dell’Università cattolica di Roma (presso la sede di Potenza), per il corso di laurea in Logopedia. In passato ha pubblicato alcune opere poetiche e diversi lavori sulla dislessia tra cui Le aquile sono nate per volare. Il genio creativo dei bambini dislessici (Edizioni la meridiana, 2004).

Sulla scia del celebre film L’attimo fuggente (Dead Poets Society, 1989), diretto da Peter Weir e molto apprezzato dall’autrice, la nuova e interessante trattazione proposta nel testo prova a spiegare la necessità di una moderna riflessione poetica, nonché l’utilizzo di metodologie intuitive per riproporla anche in ambito scolastico fuoriuscendo dagli schemi tradizionali.

Nel film troviamo infatti una scena, assai famosa, in cui il docente John Keating ordina agli allievi di strappare le pagine introduttive del libro di letteratura, poiché distanti da una più fervida ed “appassionata” visione dell’universo espressivo individuale. Dunque l’arte poetica è creazione, sovversione, difformità ed innovazione del pensiero: Rossella Grenci analizza questi elementi sulla base di sette filoni fondamentali (psicologia di vita; atto creativo; incontro spirituale, sociale e sovversivo; momento di educazione alla lettura) all’interno di tre sezioni suddivise in altrettanti capitoli.

In un mondo ormai privato di una dimensione interiore, definito da Grenci come «linguastretta», abbiamo bisogno di riscoprire la «linguapiena» della poesia stabilendo una nuova connessione tra parole e sentimenti – attraverso la contemplazione ed il rifiuto della banalità. Se il testo di Grenci non riesce a risolversi sull’identificazione univoca e sulla natura del pensiero che genera di volta in volta l’atto poetico, sembra però afferrarlo, in momenti diversi, nell’attribuzione alle molteplici situazioni sociali ed ambientali che lo determinano. Dal momento che le parole in versi sono proferite in momenti storico-culturali differenti, sembra di poter affermare ch’esse nascono dall’intima espressione delle esigenze del singolo, il quale adopera un mezzo di comunicazione immediato, e dall’utilizzo di precise connotazioni musicali, così da diffondere a macchia d’olio l’insegnamento derivato dalla propria esperienza – ovvero un’immagine, appunto, didascalica della propria vita.

Ad impreziosire questi validi spunti di riflessione c’è anche un cammeo di Walt Whitman, al quale l’autrice ricorre, talvolta, per esaltarne il significato: «Che tu sei qui – che esistono la vita e l’individuo, / che il potente spettacolo continua, e che tu puoi / contribuirvi con un tuo verso». La poesia viene dunque indagata nella sua dimensione temporale (da Dante Alighieri alla Printemps des poètes, nata in Francia nel 1999 grazie a Jack Lang) spaziando contestualmente dalla Bibbia alla psicoanalisi, al giornalismo ed al mondo di Internet, senza mai perdere di vista l’approccio sperimentale, ampiamente approfondito nella quarta sezione del testo dedicata ai laboratori ed ai percorsi didattici. La poesia appartiene, si può dire, a tutti i settori della cultura e dello studio – l’hanno sperimentata scienziati, storici, avvocati, informatici, statisti – perché è una forma d’arte non fine a se stessa, ma che permea la società circostante attraverso metafore, impressioni, messaggi o slogan dotati di una precisa ragion d’essere. L’origine antichissima dei primi esperimenti lirici può suggerire, inoltre, una motivazione che le ha consentito di sopravvivere anche nel mondo contemporaneo (nonostante le molteplici tecnologie invasive di computer, tablets, radio, televisione, cellulari); l’importanza, cioè, di quel prezioso momento in cui ci si ritrova soli e nudi davanti all’evidenza di un semplice carpe diem.

 

Un fluido approccio con labuona letteratura

Se, dunque, le parole dell’autrice procedono naturalmente verso una puntuale riscoperta del panorama poetico mondiale, arricchendosi di numerosi brani e citazioni, negli ultimi capitoli deviano agevolmente verso un percorso metodologico e formativo – costituito da esercizi verbali e laboratori – volto a congiungere l’approccio teorico con una produzione culturale ed artistica concreta, per aiutare gli allievi ad assimilare e produrre in autonomia qualsiasi forma di testo in rima.

Cogli l’attimo si configura, quindi, come il riferimento ideale per un supporto didattico completo in ambito culturale, ottimo per l’approfondimento, la consultazione o la riscoperta della «buona letteratura» in un contesto sociale sempre meno attento all’intuizione del pensiero.

Attraverso gli occhi di Baudelaire, Byron, Eliot, Keating, Kundera, Leopardi, Sanguineti – e perfino le visioni di alcuni profeti biblici – la nostra fantasia saprà animare l’attimo vissuto in ogni singolo verso, ricostruendolo ed interpretandolo con la sensibilità di un visionario che forgia la realtà, utilizzando la lente surreale dell’universo comunicativo ed emozionale (e riplasmandola a piacimento).

Grazie all’estrema semplicità comunicativa ed all’espressione pacata e razionale, l’opera di Grenci non rischierà mai di annoiare o appesantire, ma potrà trasformarsi, semmai, nel punto di riferimento ideale per un giovane lettore alle prime armi, ancora digiuno del caleidoscopico mondo delle parole in versi – ma desideroso di comprendere il misterioso perché di un’esperienza culturale che ha vinto i secoli.

 

Maria Cristina Folino

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 76, dicembre 2013)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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