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Anno VII, n 76, dicembre 2013
Un’ossessione che trasfigura,
un eroe che vuole dominare,
una storia avvincente e torbida
di Pamela Quintieri
Un romanzo serrato e spietato
pubblicato da Homo scrivens
Un giornalista, un uomo di cultura, che nasconde dentro di sé un’anima oscura e terrificante.
Samuele D. è il protagonista, seducente e feroce, di un thriller dal ritmo serrato, che abbaglia e seduce il lettore con una narrazione spettacolare seppur sempre equilibrata, La terra è blu come un’arancia di Luca Delgado (Homo scrivens, pp. 128, € 12,00).
Un’ossessione è un piccolo tarlo che si annida nella mente per non abbandonarla più. È un “pensiero fisso”, costante, che nulla riesce a cancellare, o persino solo a smuovere, a scardinare.
Così un uomo può arrivare a credere che il suo “pensiero fisso” sia più importante di tutto il resto, di quello che lo circonda, e che la sua idea valga più di ogni cosa, situazione o persona, tanto da sovrastarla e perciò definitivamente schiacciarla.
Allora niente sembra avere più senso se non la ragione stessa del proprio assillo, niente rimane di più importante da fare se non mettere in pratica quella volontà che anima il proprio tormento. Accade proprio questo a Samuele D., un antieroe che dentro di sé nasconde il fascino sottile della particolarità, mentre la sua mente perversa è determinata da una spietata crudeltà della quale egli stesso non si sente colpevole ma anzi piacevolmente conquistato, sopraffatto, avvinto. Un essere tanto perseguitato quanto forgiato dalla sua stessa paranoia: la ricerca della “freschezza”, sì, proprio quella degli abiti puliti e del buon cibo, ma non solo, anche quella delle donne, non congiunte mai prima a nessun uomo, e quella delle notizie nuove di zecca, dei fatti appena successi che devi raccontare tu per primo a tutti i costi. Un personaggio fuori dal comune. «Per Samuele D. sprecare tempo era un errore molto grave, quasi imperdonabile. La sua non era la comune e diffusa smania di voler vivere la vita fino in fondo, quella citata all’infinito negli status dei social network o nei romanzi dei dj radiofonici. La sua era una vera e propria ossessione, quella di voler essere sempre presente, sempre e costantemente al corrente, aggiornato su tutto e su tutti, fino al punto di sforzarsi di tenere gli occhi aperti il più possibile».
La trama
Samuele D. è dunque un giornalista con una personalità peculiare, anomala e tanto ben analizzata anche nella sua patologia da poterne percepire il respiro affannato e faticoso delle gesta abominevoli. Un personaggio così ben caratterizzato da potere essere immaginato alla perfezione non solo fisicamente ma anche profondamente nei suoi subdoli e deprecabili propositi.
Eppure non parliamo solo di un “cattivo” nel mero significato del termine, poiché questo banalizzerebbe sicuramente il personaggio, rendendolo semplicistico e mediocre. Delgado sceglie con l’artificio della meticolosa caratterizzazione psicologica di renderlo colto, ambizioso, appassionato del mondo e dei suoi concetti, un uomo di cultura, che di essa fa la propria professione e ne trae dunque il proprio sostentamento.
In antitesi a questo individuo abnorme e animato da malsani propositi nell’intimo dell’Io, l’autore contrappone l’ispettore Zanetti, che dovrebbe essere, quindi, un uomo delle regole e del rigore morale, che dovrebbe dedicare la vita alla lotta e all’annientamento dell’illegalità. Ma in questo thriller niente è davvero come sembra…
Tutto giocato sull’enigmatico ed incessante corrersi e rincorrersi, il testo ben racchiude in sé l’eterna e mai paga lotta tra bene e male, quella struggente trasformazione del Dr Jekyll in Mr Hyde, che fa proprio dell’essere umano una meraviglia ancora in gran parte sconosciuta ma sempre affascinante.
Una narrazione che scandaglia l’animo umano
Il romanzo viene partorito dalla penna luminosa e folgorante di Luca Delgado, campano, originario di Napoli. L’autore ha trentaquattro anni, insegna inglese nelle scuole superiori e anche lingua italiana agli stranieri.
Appassionato di cinematografia, soprattutto regia, ha realizzato spot pubblicitari e cortometraggi. Tanto innamorato dell’immagine, da utilizzare in questo testo le magnifiche tavole di Matteo Guarise a contorno ed ausilio della trama.
Sa ben districarsi, l’autore, nella putrescenza di un mondo marcio dal di dentro, costantemente diviso tra il buio, quello della notte durante la quale i crimini vengono commessi, e la luce, quella del giorno che paradossalmente nasconde i più biechi delitti. “Forse è questa la dura realtà nella quale viviamo anche noi?”, ci chiediamo nel corso della storia. Ci illudiamo che forse i pochi, pochissimi, dal cuore ancora puro sperino in qualcosa di positivo e si muovano ancora in questo senso. E invece no, noi che guardiamo, che osserviamo con attenzione o meno, non ci rendiamo conto che solo la bassezza, il più meschino, insulso sentimento che l’animo umano può provare, la malvagità, determina le sorti nella scacchiera della vita. La suggestione è sicuramente forte, e la storia arriva dritta alle viscere e le muove, e nella nostra impotenza di inermi lettori si scatena un meccanismo che ha una sua profonda catarsi liberatoria.
Ma il bene è davvero solo bene e il male è davvero solo male? Ma soprattutto la realtà è davvero così cristallina e limpida come crediamo o nasconde qualcosa di ancora più sconcertante? Le ombre del dubbio avvolgono la vicenda da subito per dipanarsi solo nel sorprendente finale.
«Samuele D. aveva sempre avuto una grande passione per gli incipit dei libri. Gli piaceva entrare in libreria, scegliere un volume a caso, aprirlo alla prima pagina e andare direttamente alle prime parole del testo. Se le due o tre righe iniziali lo colpivano, se suonavano bene alle sue orecchie, vi erano buone possibilità che avrebbe continuato a leggere ancora un po’. Ma non ci dovevano essere sbavature […]. A questo punto Samuele doveva già sentirsi parte della pagina, come se gli venisse conferito il dono di un ruolo all’interno della narrazione. Doveva cioè sentirsi come fosse lui stesso una parola o una fibra di carta e, intriso dell’inconfondibile profumo di un libro nuovo, avrebbe immerso il naso nel solco della rilegatura e sarebbe diventato anche lui un eroe fatto d’inchiostro».
Pamela Quintieri
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 76, dicembre 2013)
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