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Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VII, n 76, dicembre 2013
L’amore per la libertà
e la conoscenza
di una donna vissuta
nel IV secolo d.C.
di Selene Miriam Corapi
Dibattiti morali tra scienza e religione:
un romanzo storico-biografico indaga
temi ancora attuali. Da La lepre
Ipazia è una delle figure più maestose e prestigiose che l’antichità ci abbia tramandato, vittima dell’ignoranza e del fanatismo religioso. Fu una giovane matematica, astronoma e filologa greca nata ad Alessandria d’Egitto nel IV secolo d.C. e uccisa nel 415 per mano di alcuni parabolani, ossia membri di una confraternita cristiana appartenente alla chiesa delle origini, in una maniera atroce e cruenta che, come altre stragi compiute dall’uomo nell’arco della Storia, ci lascia interdetti e ci fa pensare come sia possibile che “uomini” così efferati possano aver compiuto un tale sacrilegio. Del resto, come sosteneva Giambattista Vico, la storia non è un autentico perfezionamento che porta al progresso, al contrario è un eterno ritorno di cicli sempre uguali. Il palcoscenico sul quale prendono vita i personaggi è Alessandria d’Egitto, città della sophia per eccellenza, centro universale della cultura ellenistica del III secolo a.C., in cui vennero creati per volere dei Tolomei la celebre biblioteca e il museo. Centro di studi in cui non solo nacque
Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo (La lepre edizioni, pp. 336, € 22,00), romanzo storico-biografico di Adriano Petta e Antonino Colavito, con
L’amore per il sapere, libertà di pensiero e misoginia
Ipazia fu una donna straordinaria che ebbe il coraggio di opporsi a figure potenti della sua epoca, quali Ambrogio, Teofilo, Cirillo, Agostino, Giovanni Crisostomo, affrontandole senza paura in un duello ad armi impari. Una donna che sacrificò la sua stessa vita per il desiderio di conoscenza e per la libertà di pensiero. La studiosa teneva lezioni per i suoi allievi del Centro studi, ma anche per strada a persone comuni; con intento socratico cercava di risvegliare le coscienze, di renderle libere di pensare e d’agire. E proprio per tale motivo divenne bersaglio delle peggiori calunnie: la accusarono di essere una pagana che ammaliava e “stregava” gli uomini, che sobillava alla ribellione contro quella che doveva divenire la “religione di stato”, il cui fine supremo era ricompattare un impero ormai in crisi sotto un’unica insegna: il Cristianesimo. Così vediamo questi primi divulgatori del messaggio lasciato loro in eredità da Gesù Cristo compiere le peggiori nefandezze per bramosia di potere o per fanatismo: «Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Agostino e Cirillo vennero fatti santi. […] sono stati elevati, inoltre, al rango di “dottori e padri della Chiesa universale”» afferma con amarezza Shalim. Ciò che risultava più scomodo per questi potenti non era tanto la ribellione, quanto piuttosto che a prendere le armi contro di loro fosse una donna. Essi credevano, secondo un’interpretazione negativa che raggiungerà il culmine durante il Medioevo, che la donna fosse solo “immondizia”, e sono queste le ultime parole pronunciate dagli assassini di Ipazia, mentre lentamente le fanno a brandelli il corpo, strappandole tutto, le dita, le gambe, gli occhi, le labbra, i seni, nella maniera più atroce possibile: mentre lei è ancora viva. E solo alla fine dello scempio pongono fine al suo strazio conficcandole una lama nel cuore. La crudeltà che emerge attraverso il resoconto di Shalim è raccapricciante, impensabile.
Un eterno conflitto tra scienza e religione
Da sempre questo conflitto ha segnato il lento procedere dell’uomo nella Storia. Ha ragione la scienza o la religione? Una problematica non ancora risolta. Molti studiosi hanno dovuto subire l’ingerenza ecclesiastica: Galileo Galilei nel 1633 fu imprigionato e costretto ad abiurare la sua teoria eliocentrica (opposta a quella geocentrica copernicana) su cui oggi si basa la scienza; Giordano Bruno, scienziato e filosofo, fu arso sul rogo il 17 febbraio 1600; ma, come sosteneva Ipazia: «Per otto-nove secoli ad Atene, Antiochia, Efeso, Pergamo, Siracusa e soprattutto Alessandria i miei avi ci sono riusciti. Hanno indagato i misteri della natura, hanno studiato il creato con
Ultima speranza
E con queste ultime parole di speranza si chiude il messaggio di Ipazia: «Io credo che le nostre vite saranno brevi, ma il nostro pensiero vivente non verrà disperso dall’ignoranza e dal potere. Verrà raccolto dagli amanti della conoscenza, un giorno molti faranno proprie le nostre intuizioni e teorie e leggi, nonostante le nostre ricerche vengano disperse, le nostre biblioteche bruciate, i templi, dove noi sperimentiamo le nostre visioni dell’universo, saccheggiati».
Selene Miriam Corapi
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 76, dicembre 2013)
Francesca Buran, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Denise Amato, Simona Baldassarre, Sabrina Barbin, Ilaria Bovio, Francesca Erica Bruzzese, Valentina Burchianti, Maria Laura Capobianco, Maria Assunta Carlucci, Alberto Cazzoli, Cinzia Ceriani, Ilaria Colacione, Guglielmo Colombero, Selene Miriam Corapi, Veronica Di Gregorio Zitella, Giacomo Dini, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Francesca Ielpo, Federica Lento, Giuseppe Licandro, Aurora Logullo, Stefania Marchitelli, Pinangelo Marino, Paola Mazza, Sonia Miceli, Irene Nicastro, Lara Parisella, Giusy Patera, Angela Patrono, Elisa Pirozzi, Luciana Rossi, Maria Saporito, Francesco Staderini, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Denise Amato, Mariacristiana Guglielmelli, Aurora Logullo, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Ilenia Marrapodi, Elisa Pirozzi, Emanuela Pugliese, Pamela Quintieri, Francesca Rinaldi, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti