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Anno II, n° 6 - Febbraio 2008
La codardia degli adulti e l’innocenza dei bambini
di Simona Gerace
Il racconto di due piccole creature che per non abbandonare il mondo
sull’orlo del baratro affrontano la morte, edito da Sovera Multimedia
La storia di due bambini che per non abbandonare il pianeta Terra ormai distrutto dall’intervento dell’uomo si sostengono vicendevolmente nel cammino verso la morte preannunciata. Questo è il filo conduttore del racconto-favola intitolato Un mondo migliore (Sovera Multimedia, pp. 80, € 10,00) e incentrato soprattutto sul modo in cui i piccoli concepiscono i disastri ambientali provocati dall’uomo. L’autore è Dario Amedei, un dentista romano che spesso lascia il trapano per impugnare la penna. Tra le sue opere, rivolte prevalentemente ai teen agers, anche Asutillo e il potere dell’anello, un libro presentato dall’autore stesso in diverse scuole.
Il titolo ha in sé un evidente carattere allegorico: la speranza dei bambini che con la loro semplicità, ingenuità e innocenza aspirano a creare un mondo migliore di quello che gli adulti con le tecnologie e i loro deliri d’onnipotenza hanno deturpato.
L’intreccio
Un bambino di nove anni, Diafano Cristallini, si sveglia un giorno e si accorge che i genitori lo hanno lasciato solo in casa. Esce per cercarli e scopre un mondo immobile, deserto, privo di esseri umani. Si reca in spiaggia nella speranza di vedere qualcuno e, mentre cammina, pensa a Saturnino, il proprietario del lido “Sdraiadoro”, e alla storia di Tonio, lo spirito libero, che era riuscito a restare sospeso in aria con fare «bello, elegante e addirittura maestoso», ma poiché non si era reso conto di superare l’orizzonte aveva perso la strada del ritorno. Egli capisce di essere l’unico essere rimasto sulla Terra. Vede però che il medesimo orizzonte è limpido e non può fare a meno di notare che la mancanza di auto ha visibilmente ridotto l’inquinamento tanto da potergli permettere di scorgere, per la prima volta, un’isola nelle vicinanze.
Legami con persone e ambiente
Il piccolo ricorda la nonna morta due anni prima, quella nonna che con la mano rugosa gli accarezzava i capelli, con le labbra avvizzite baciava la sua fronte e con gli occhi stanchi e distratti lo sorvegliava al parco. Nel frattempo si stabilisce tra il ragazzo e la natura «un rapporto di grande intimità», leggiamo nel testo.
La natura, poi, sembra quasi stare meglio senza la presenza umana. Mentre il bambino piange disperato sulla spiaggia, un cane nero gli si avvicina. Inizia a correre e quando il cane lo raggiunge, gli lecca il viso. I due diventano amici e decide di chiamarlo Argo.
Insieme vanno al ristorante “Seppia d’oro”, sulla più bella costiera di Palmeto, e incontrano un gatto che inizia a litigare col cane. Importanti furono le parole di Diafano in quella occasione: «Se permettete [...] vorrei per un attimo farvi riflettere. Pensateci bene, siamo rimasti solo noi tre e probabilmente non c’è più nessun altro. In una situazione del genere, non vi sembra il caso di lasciare da parte tutte quelle incomprensioni, quegli odi razziali che pure tanti guai hanno causato al mondo negli anni passati?». Così il gatto diventa loro amico e da allora non li abbandonerà più. I tre amici si recano poi alla libreria “Papiro” dove Diafano legge L’incredibile storia di Alvise G. dall’ultimo libro di Gloria Nomvedo: Le assurdità di questo mondo assurdo.
L’ineluttabilità del destino
La storia narra di un commendatore di nome Alvise G. che credeva di essere, per le sue ricchezze, simile a Dio. Un giorno scoprì di avere un tumore e da allora iniziò a trascurarsi finché un omino goffo e basso, dall’accento straniero, chiamato Von Oirad, non andò a trovarlo per proporgli di essere clonato. Il commendatore accettò e l’esperimento riuscì perfettamente, ma subito dopo lo scoppio del suo elicottero portò Alvise G. alla morte.
Non si può andare contro il destino, ogni cosa, secondo il racconto, è predestinata e l’uomo non è che un piccolo granello di sabbia inerme di fronte a esso. La clonazione è sì frutto di tecnologie moderne, ma non può essere legittima, rischierebbe di modificare i normali percorsi di vita degli uomini, la cui sorte non può essere modificata.
L’attesa alla fine del mondo
Diafano, dopo la lettura, è triste e sente la mancanza dei genitori, nonostante gli amici animali cerchino di distrarlo. Sul mare scorge «il corpo senza vita di un bellissimo gabbiano» che non era riuscito a volare perché aveva le ali incrostate di petrolio, così, insieme agli compagni, decide di seppellirlo alla base del faro. Il ragazzino si sente responsabile di questo e di tutti gli altri danni provocati dall’umanità al pianeta.
A un certo punto sentono una musica, entrano nel faro e incontrano una bambina di nome Drastica, la quale spiega che, siccome gli scienziati si erano accorti che un asteroide stava per colpire
L’amore per l’ambiente
Nonostante l’opera si riferisca ai “piccoli lettori in erba” affronta tematiche ambientali di grande attualità associate a racconti, commenti, modi di vedere la vita tipicamente ingenui e infantili ma al contempo corretti ed esemplari.
E contro tutto, contro gli adulti, spiccano le opinioni dei bambini: «Preferisco morire subito con il pianeta che amo»; il loro coraggio nell’attendere la morte, la torta con la scritta: «In bocca al lupo vecchia terra»; la rabbia verso i grandi: «perché non avete amato il vostro pianeta? Prima l’avete ridotto ad una discarica a cielo aperto e poi nel momento più difficile l’avete abbandonato». A tutto questo viene contrapposta la speranza, sincera, ingenua, reale di un avvenire certamente diverso.
Intertestualità, riferimenti e morale della favola
Si tratta di un racconto per ragazzi a più livelli dove frequente è il ricorso all’intertestualità. Si passa dalla storia di Tonio spirito libero, ai versi dedicati alla nonna morta e alla lettura della storia di Alvise G. con i riferimenti biografici dell’autrice, a Roald Dahl, autore di La fabbrica di cioccolato, Il GGG e Matilde. Non manca neppure il riferimento dotto all’Odissea con la presenza del cane Argo, chiamato «come il cane di Ulisse, quello della guerra di Troia che poi si è perso e non riusciva più a tornare a casa». E sullo sfondo della storia di Alvise G. un quadro di Kandinsky ricco di linee e figure geometriche tali da ricordare l’arduo e difficile percorso della vita. Come afferma Luca Carbonara nella Prefazione: «Diafano è l’antieroe, un bambino di nove anni debole, malaticcio, ma è anche il prescelto, colui che incapace di stare anche solo un’ora senza i genitori dovrà affrontare una nuova vita», mentre Drastica (chiamata così per via della decisione che ha preso, il cui vero nome era in realtà Mafalda) è più forte, compie una scelta controcorrente e sostiene il suo nuovo amico nel duro percorso verso una morte pressoché sicura.
Il linguaggio è semplice, chiaro, privo di affettazione capace di riprodurre le sensazioni interiori del protagonista. Talvolta, nei dialoghi di Von Oirad assume una connotazione spiritosa e piacevole, tuttavia, come afferma Luca Carbonara, «più agli adulti dovrebbe essere rivolto il messaggio di Un mondo migliore, nuovo inno alla vita, richiamo e atto d’accusa per tutti coloro che hanno dimenticato di amare il prossimo come a terra, luogo incantato proprio dall’uomo contaminato. Non può non rimanere impressa la figura di Tonio, l’uomo-uccello [...] che forse ritornerà in un mondo rinato a nuova vita, così come non può non essere fonte di meditazione la figura del “commendatore” vittima del suo stesso delirio d’onnipotenza».
Densa di significati allegorici è inoltre la presenza di un delfino che in un sogno premonitore gli aveva annunciato la nascita di un nuovo mondo. La dimensione onirica, che ricorre più volte in tutto il racconto-favola, alla fine si fa portavoce della necessità di cambiare vita, di credere e contribuire alla creazione di un mondo caratterizzato dal rispetto per l’ambiente. Le tematiche del libro risultano essere di grande attualità; infatti inquinamento, smaltimento dei rifiuti, catastrofe ambientale e morte del pianeta Terra sono argomenti all’ordine del giorno. Tocca all’uomo assumere le proprie responsabilità e cercare di porre rimedio ai mali che continua a causare, perché rispetto dell’ambiente vuol dire rispetto per la vita.
Simona Gerace
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 6, febbraio 2008)