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Anno VII, n 75, novembre 2013
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Ilenia Marrapodi) . Anno VII, n 75, novembre 2013

Zoom immagine La rinascita
di una società

di Adelina Guerrera
Da Falco editore,
la cultura come leva
dell’ascesa comune


Un famoso passo della Bibbia sostiene che «ci sia un tempo per ogni cosa», un tempo per pregare, uno per amare, uno per lodare, uno per piangere…

Oggi, in una società come la nostra, in cui tutto risulta quasi effimero e senza valore, è necessario trovare il tempo per lottare e credere nelle proprie passioni e ambizioni.

Sì, è giunto anche questo momento… è l’ora della rivolta, quella culturale, quella che spinge ogni essere umano a rivendicare la propria terra, il proprio passato, i propri affetti.

Una rivoluzione combattuta con le armi del sapere, che ha come strumenti la mente, il pensiero, il proprio Io.

Questo è quanto emerge da Il tempo è finito. Rivolta delle menti per un altro Sud e per una nuova Italia (Falco editore, pp. 168, € 13,00), di Raffaele Papa, scrittore esordiente con una breve ma intensa esperienza politica, che descrive, come in un racconto, la sua storia: un flusso di pensieri che si susseguono in una logica “quasi disordinata”, ma che corrispondono alla logica del cuore, dei desideri e delle speranze da realizzare.

È attraverso una serie di immagini e di riflessioni che l’autore tocca e tratta tematiche varie, ma collegate tra loro: politica, giovani, lavoro, passato e futuro.

Qual è, dunque, il tema chiave che tiene unito il ragionamento?

La voglia di cambiare rotta, di credere in un avvenire migliore, in un Sud non più etichettato come poco industrializzato e ridotto sul lastrico da un’economia esigua e precaria che ha costretto, in passato e ancora oggi, molti uomini a emigrare in terra straniera.

Ne consegue pertanto una presa di coscienza da parte dell’autore che, a chiare lettere e senza celare nulla, denuncia in modo serrato, con forza e grinta, le ingiustizie, le sopraffazioni che il nostro Meridione ha subito nel corso degli anni e che si ripercuotono ancora oggi sulle nostre vite.

 

Si può e si deve ancora lottare

Tutto questo viene raccontato partendo da una figura chiave nel testo: il padre.

Attraverso gli occhi del padre, l’autore fa riaffiorare i suoi ricordi indelebili; il suo è un urlo sentito e sofferto per una terra che ama e in cui crede.

Da ciò emerge la sua piena volontà di voltare pagina, un’esortazione, diretta a coloro che leggono, a riprendere in mano i propri sogni; un invito, quindi, rivolto a quanti ancora credono che ciò sia possibile, oltre che doveroso.

L’interrogativo a questo punto è: “allora come?”

Papa offre una possibile soluzione: il motore che può e deve accendersi affinché il Sud, in primis, e l’Italia in generale riacquistino il loro primato di terre dal volto sereno e accogliente e non di luoghi abbandonati a se stessi è la politica; una politica vera, ossia quella che potremmo definire, parafrasando le parole di Papa, la “buona politica dal volto umano”.

Una politica, dunque, al servizio del cittadino, che si faccia carico delle sue debolezze, dei suoi bisogni e delle sue necessità.

Certo è che la res publica, sostiene ancora Papa, è rappresentata da individui in carne e ossa, che agiscono, sbagliano, perdono e si rialzano; purché tutto questo avvenga nel rispetto degli altri.

 

La dignità di essere persone

Si tratta, dunque, sì di una denuncia, carica però di ottimismo e speranza: l’idea che sta alla base del suo scritto è la voglia di riscatto, il desiderio di riacquisire una dignità che non si è perduta e di affermare un’identità di cittadini che, nonostante le amarezze e le delusioni, si impegnano quotidianamente nella ricostruzione sociale, politica e morale della loro terra.

Ne viene fuori il dipinto di un uomo del Sud che lotta non semplicemente per il “pane”, ma che si impegna anche per la salvaguardia del suo ambiente, del suo turismo e del suo sviluppo sociale ed economico.

Rinascita è, dunque, il termine che fa da cornice al testo; ma, si chiede a questo punto l’autore, da quale Sud bisogna ripartire? Non certo – emerge chiaramente – «da quello piagnone e lamentoso portatore di sterili rivendicazioni e vittimismo ma da quel Sud cosciente e consapevole delle potenzialità represse, della rinascita negata, della forza ingabbiata, della volontà di rinnovamento sempre viva, artefice e protagonista del proprio destino». Per fare questo è necessario puntare gli occhi su un unico e solo obiettivo: il territorio e la sua gente; quella stessa gente che ha sete di verità, di giustizia, di solidarietà, non di compassione.

L’unica arma con cui sconfiggere questa piaga sociale di rassegnazione e di totale rifiuto ad andare avanti è la cultura; solo questa può aiutare i tanti giovani, meridionali e non, a intraprendere un cammino, irto anche di sacrifici, ma, allo stesso tempo, di grandi soddisfazioni.

Non più, quindi, il singolo, ma la collettività; non più il proprio interesse, ma il bene comune: queste sono le basi per la costruzione di una cittadinanza attiva che, partendo dal proprio passato e imparando anche dagli errori, si proietta nel futuro svincolata da qualsiasi forma di privilegio, corruzione, mala sanità e abusivismo affinché, come sostiene l’autore, i nostri figli abbiano le stesse opportunità dei figli del Nord e possano vivere pienamente la loro vita nella propria terra.

Il messaggio è quindi chiaro e forte: uomini e donne del Sud, adoperatevi, non abbandonate le vostre case e i vostri affetti, ma cercate di suggellare con le vostre azioni un segno di rivincita e vittoria.

 

Adelina Guerrera

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 75, novembre 2013)

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