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Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VII, n 75, novembre 2013
L’amicizia nata tra due bambine
si riallaccia dopo lunghi anni
di Paolo Villaggio
Elisabetta Villaggio ripercorre gli anni ’70 e ’80 attraverso la storia
di una donna che ha vissuto le vicende dell’epoca. Da Città del sole
La vita è davvero un dono meraviglioso, anche se, durante il suo corso, oltre a momenti di felicità, non lesina nel dispensare momenti di difficoltà. Tali circostanze sono paragonabili a montagne da scalare: cerchiamo di capire come fare, quale strategia potrebbe rivelarsi vincente, proviamo, cadiamo, ci rialziamo… Una volta superate, però, esse offrono una maggiore consapevolezza di noi stessi, che rappresenterà la base per affrontare le difficoltà successive. Queste montagne da scalare si presentano nella nostra vita da sempre, sin da bambini: all’interno della nostre famiglie, tra le nostre amicizie, nel confronto con lo spaccato sociale e storico in cui viviamo.
Nel suo primo romanzo, Una vita bizzarra (Città del sole, pp. 240, € 12,00), Elisabetta Villaggio si cimenta proprio con il tentativo, ben riuscito, di far partecipe il lettore della vita di Rosa, fornendo uno spaccato tipico delle famiglie, dei giochi, delle amicizie, delle lotte giovanili e anche politiche degli anni ’70, quelli che passeranno alla storia come gli “anni di piombo”.
E che sia ben riuscito questo lavoro lo testimonia il grande successo di critica che sta riscuotendo, come la recensione de L’Espresso a firma di Maria Simonetti (cfr. http://simonetti.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/10/04/il-gioco-dellelastico/).
Un viaggio nella vita di Rosa e negli anni ’70
Rosa è la protagonista della storia e a far da sfondo alla sua “vita bizzarra” c’è il racconto delle vicissitudini che coinvolgono la sua famiglia e Benedetta, la sua migliore amica: un rapporto d’amicizia tra due bambine destinate a perdersi di vista per poi ritrovarsi sorprendentemente dopo vent’anni, ormai adulte. Con un linguaggio semplice, chiaro, scorrevole, ma soprattutto carico di sentimenti, l’autrice fornisce un affettuoso disegno di questa amicizia pura, che verrà messa a dura prova dalla brutalità della vita e dai contesti sociali dell’epoca. Un’amicizia che sembrerà affondare e disperdersi per sempre, ma che in realtà sarà destinata a riemergere più forte di prima e carica di nuovi impulsi.
A fare da cornice alle vicende personali della protagonista ci sono le lotte giovanili degli anni ’70, l’impegno politico e la voglia di cambiare il mondo che le generazioni di quegli anni hanno avuto come segno distintivo. Un testo, quindi, che con la sua storia riesce anche a far rivivere una fetta di passato che ha segnato profondamente la società e le generazioni di oggi.
Le riflessioni di un padre
A contribuire al valore del romanzo vi è
Ne scaturisce una breve ma intensa riflessione su quegli anni, su quella generazione e sugli eventi in cui è stata coinvolta: «Avevamo la certezza di averlo vissuto solo noi, e che i giovani l’avessero passato con la solita spensieratezza […]. Invece no, erano loro i veri protagonisti! […] stavano difendendo il loro futuro». L’emancipazione delle donne, la lotta contro l’omosessualità, lo svecchiamento dei programmi scolastici, il superamento di una morale cattolica troppo bigotta e il divorzio sono esempi delle conquiste consegnate a noi posteri, un’arma a difesa del nostro futuro, una base di riflessione e di azione per le nostre lotte, per ciò che adesso vogliamo e abbiamo intenzione di salvaguardare.
Nelle parole di Paolo Villaggio non vi sono raccomandazioni di stampo “nepotistico”, forte è la sua convinzione sulla loro inutilità, ma altrettanto forte è il suo apprezzamento delle qualità letterarie della figlia che, in questa sua prima avventura, ha colpito il cuore di un padre e colpirà quello di molti lettori.
Prefazione
Mi sveglio perché ho fatto un sogno curioso. Stavo remando sul mio vecchio gozzo di legno blu scuro. È una notte senza luna, il mare piatto è nero. I gabbiani stanno dormendo sulle rocce della falaise sotto casa mia a Bonifacio. Passo lentamente vicino all’imboccatura della grande grotta “Sdragonatu”. Le pareti dentro sono di un colore terracotta chiaro, illuminate da una luce artificiale abbagliante. Supero quella bocca di luce intensa e mi trovo in un mattino di primavera nella piccola baia di Boccadasse della mia infanzia. Apro gli occhi, vedo da una fessura della tapparella la luce del giorno. “Meno male! Ho fatto una bella dormita!”. Mi alzo, schiaccio il pulsante di apertura, ci rimango male: è notte fonda! Era solo la luce di un fanale.
“Che faccio adesso?”. Non ho più sonno. Scendo in cucina. Un bicchiere d’acqua. “Ecco guardo la televisione!”. Salgo nello studio, accendo, c’è un programma sulle otarie che mi provoca abitualmente un sonno ipnotico anche a mezzogiorno, ma sono sveglio con gli occhi civettati. Sbadiglio violentemente con le braccia ad angelo e vedo sul tavolo dei fogli sparsi. Sbadiglio ancora e li prendo in mano. È un manoscritto. Comincio a leggere, prima distrattamente, poi continuo con più attenzione, poi sono come risucchiato ed entro nella storia che mi fa tornare in mente un pezzo di vita, che avevo dimenticato.
Ora sono le 8 del mattino. Guardo fuori. È giorno, ho finito di leggere. Faccio un lungo respiro. È come se avessi fatto un altro sogno, più lungo e molto più interessante, è un lungo viaggio nella vita di una ragazza: Rosa. La vita di una ragazzina che arriva a Roma nel 1969, dopo lo sbarco sulla luna. C’è la mia vita di allora, gli anni ’70, gli anni ’80.
Mi stiracchio. Do un’occhiata finale a un ultimo foglio che era coperto. Con grande sorpresa, noto che c’è una scritta: “Manoscritto di Elisabetta Villaggio”.
“È mia figlia!” ne sono felice. Ho rivissuto 40 anni della mia vita accompagnato dagli occhi di una giovane donna. Il punto di vista è completamente diverso da quello di noi vecchi. Avevamo la certezza di averlo vissuto solo noi, e che i giovani l’avessero passato con la solita spensieratezza, quasi che la cosa non li riguardasse. Invece no, erano loro i veri protagonisti! Quelle guerriglie urbane non erano ragazzate o una specie di carnevali del sabato pomeriggio. Non erano cortei di ragazzi viziati dal benessere e noi vecchi non abbiamo capito che stavano difendendo il loro futuro: soprattutto l’emancipazione delle donne, dell’omosessualità, lo svecchiamento dell’insegnamento nelle scuole, le oscene differenze tra i pochi figli dei ricchi e dei molti poveri, di una stupida morale cattolica che proibiva la sessualità senza matrimonio e il divorzio nei matrimoni che non funzionavano.
Insomma, si sono liberati con molta fatica di obblighi e di leggi quasi medievali.
Devo dire che questo libro m’è piaciuto molto, mi ha quasi emozionato. Io in 70 anni ho letto tutto quello che c’era da leggere. Questa storia la consiglio decisamente a giovani e vecchi. Non è la raccomandazione di un padre: ho letto il manoscritto come se fosse stato scritto da uno sconosciuto. Penso che le raccomandazioni in genere ottengano sempre l’effetto contrario.
Paolo Villaggio
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 75, novembre 2013)
Francesca Buran, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Denise Amato, Simona Baldassarre, Sabrina Barbin, Ilaria Bovio, Francesca Erica Bruzzese, Valentina Burchianti, Maria Laura Capobianco, Maria Assunta Carlucci, Alberto Cazzoli, Cinzia Ceriani, Ilaria Colacione, Guglielmo Colombero, Selene Miriam Corapi, Veronica Di Gregorio Zitella, Giacomo Dini, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Francesca Ielpo, Federica Lento, Giuseppe Licandro, Aurora Logullo, Stefania Marchitelli, Pinangelo Marino, Paola Mazza, Sonia Miceli, Irene Nicastro, Lara Parisella, Giusy Patera, Angela Patrono, Elisa Pirozzi, Luciana Rossi, Maria Saporito, Francesco Staderini, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Denise Amato, Mariacristiana Guglielmelli, Aurora Logullo, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Ilenia Marrapodi, Elisa Pirozzi, Emanuela Pugliese, Pamela Quintieri, Francesca Rinaldi, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti