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Anno II, n° 6 - Febbraio 2008
Le “cose sfiziose” e molto cattive
tipiche del cuore della nostra cara
e bella terra italica dal nord al sud
di Alessandro Tacconi
Un noir “transgenerico” davvero unico
di grande successo edito da Cicorivolta
Fabrizio Bianchini è nato a Macerata nel 1961 e da molti anni vive a Tolentino nella provincia maceratese. Ha ottenuto riconoscimenti in numerosi premi letterari. Suoi racconti sono stati pubblicati in antologie edite, tra gli altri, da Fandango, Malatempora e Prospektiva. Nel
Ecco alcune anticipazioni sulla trama.
Tolentino, cittadina dell’entroterra marchigiano. In un centro commerciale adiacente un condominio di periferia “Famiglia Serena” viene aperto un sexy shop dall’improbabile nome “Cose Sfiziose”. In quegli stessi giorni, Emma Latini Bonavoglia, maestra in pensione, poetessa a tempo pieno, vincitrice di centinaia di premi, viene trovata uccisa; vicino a lei un bambolo gonfiabile.
I primi a essere sospettati sono Ugo Storti, l’omino delle pulizie, deforme e con un ritardo mentale che lo fa ragionare come un bambino, e l’amministratore Ciro Di Cataldo, sposato a un donnone over size “tivvù-dipendente”.
L’assassino, che si dichiara subito come tale, è Mirko Principi, poeta fallito, bello e biondo, sciupafemmine, alloggia al terzo piano e nella testa sente i rumori di un pubblico sempre pronto ad applaudire o fischiare le sue azioni. Sonia Giannelli, zitella dalla lingua blesa, repressa e frustrata, che abita con la mamma paralitica, si innamora di lui e gli si concede. Carlo Maria Carletti, trentaduenne disoccupato, vive in famiglia, passa il tempo a masturbarsi, perdere soldi a carte e rubare dai portafogli dei genitori. Innamorato da sempre di Sonia, che tormenta con telefonate sconce, è feticista, bugiardo e donnaiolo.
Di personaggio in personaggio, dai principali ai secondari a quelli abbozzati, ognuno caratterizzato dai propri squallidi machiavellismi quotidiani, per una godibile sarabanda di situazioni tanto reali quanto tragicomiche – destinate a mettere alla berlina la vita di condominio, la mentalità di provincia e l’Italia dei concorsi letterari in cui tutti si credono scrittori e poeti – si arriverà, attraverso un piano di trappole, pretesti ed equivoci, all’inevitabile resa dei conti e ad un epilogo tanto inatteso quanto sconvolgente.
Dentro il cuore nero delle nostre città
Cose sfiziose è la storia di una città italianissima, in cui gli individui sono “micce”. Enormi palazzoni che servono da innesco per l’implosione di umanità smarrite, perdute dentro i propri conflitti interiori. La quotidianità come motivo continuo di perdizione, di perdita di umanità.
Lo slabbramento degli innumerevoli io che non si trovano a proprio agio in nessun angolo di questo pianeta, se non come “elemento fastidioso” e pungolo nei confronti del vicino di casa. Non ci sono angeli in questa nostra quotidianità, ma solo demoni, anzi “demonietti” considerata l’entità delle vendette reciproche.
Allora che fa Bianchini, scrittore di carattere solare, aperto, per nulla autoincensante con la propria scrittura? Adotta la sola arma possibile: l’ironia in tutte le declinazioni. Ironia graffiante, sardonica, esilarante. Siamo al limite dell’umano e dopo non c’è molto altro.
Questo, almeno, ci piace leggere: un monito per prendere poco sul serio le nostre assurde fantasie quotidiane, i nostri sogni deliranti di onnipotenza, le nostre piccole vendette personali.
La parodia e l’irrisione delle vicende ordinarie dei vari inquilini del palazzone di Tolentino diviene luogo paradigmatico del disumano esistere quotidiano. La mancata caratterizzazione regionale ne fa, quindi, un luogo riconoscibile in ogni città e cittadina dell’intera penisola. Una vicenda transregionale, italiana a tutto tondo, con tutte le declinazioni possibili dello spirito italico più puro: quel senso dell’irrisione che ci permette di dissacrare anche le questioni più sacre.
Bersagli prediletti di questa satira urbana sono zitelle con la “esse” blesa e mamme tiranne, poetesse pluripremiate e scrittori sconosciuti con manie omicide e marescialli in pensione.
Le città in cui ci costringiamo a vivere non sono umane, perché da qualche decennio gli abitanti stessi hanno abiurato la propria natura, la propria essenza. E allora resta solo una simulazione di umanità, una simulazione di convivenza che è in ultima analisi completa e totale caccia aperta ai propri simili.
La matrice narrativa di questo romanzo è da ricercare nella produzione di romanzieri americani come Stephen King e Bret Easton Ellis über alles (ci scusino l’assonanza). È lo stesso Bianchini che, nel corso di una presentazione, rende a questi indiscussi maestri della narrativa contemporanea un doveroso e riconoscente tributo.
Ma quello che conta è il ritmo che l’autore riesce a mantenere attraverso un punto di vista davvero esilarante fino al finale, anzi come afferma lo stesso Remo Bassini nella Prefazione: «Questo libro, un po’ giallo, un po’ noir, un po’ commedia all’italiana moderna di paese, non ha un finale: ma due. Uno prevedibile, forse. L’altro no: l’altro è da schianto».
Alessandro Tacconi
(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 6, febbraio 2008)