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Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VII, n. 72, agosto 2013
Erotismo:
fulcro di vita,
prosa e poesia
di Veronica Di Gregorio Zitella
Pubblicata da Città del sole,
una silloge “appassionante”
curata da Sharo Gambino
Poliedrico artista, Sharo Gambino è stato uno dei personaggi più rappresentativi della sua terra, essendosi dedicato assiduamente alla promozione culturale della Calabria e allo studio e valorizzazione degli artisti calabresi. Protagonista dell’informazione regionale e non solo, ha collaborato con numerosi quotidiani tra cui Il Messaggero, Il Tempo, Gazzetta del Sud, Il Giornale di Calabria. L’interesse per l’antropologia e gli studi sulle tradizioni popolari si riscontra anche in alcune sue antologie come Venerdì e Domenica, in cui l’autore si sofferma sui cibi e sulle tradizioni della sua regione. Nel caso di Calabria erotica (Città del sole edizioni, pp. 432, € 20,00), il cui filo conduttore — l’erotismo, appunto —, si snoda tra pagine di prosa e poesia di scrittori da lui conosciuti e studiati, si tratta di una vera e propria analisi antropologica e sociale guidata da una doppia visione, quella erotica in senso ampio e quella della società contadina e rurale, soprattutto proletaria. La copertina stessa dell’antologia presenta un disegno originale proprio di Gambino, che riesce a catturare l’attenzione del lettore, mentre all’interno del libro è presente un altro disegno, questa volta di Rossana Gambino. La raccolta, pubblicata postuma, si offre divisa in due parti: la prima è dedicata alla Poesia in dialetto calabrese; la seconda alla Prosa. Non manca un’importantissima Introduzione dell’autore, che ci fa comprendere meglio la chiave di lettura da utilizzare, nonché il ruolo senz’altro centrale della figura femminile come ispiratrice di ogni forma d’arte e musa incontrastata della letteratura erotica. A conclusione dell’antologia, vi è un breve saggio riepilogativo intitolato Eros in Calabria, seguito da vari Aforismi e Indovinelli molto divertenti.
Dalla Poesia esplicita e avvincente…
La parte dedicata alla Poesia si apre con i componimenti di un uomo di chiesa: Antonio Martino. Il primo della serie è La gonnella, satira dedicata ai mariti che si lasciano predominare dalle mogli, seguito da un interessante Ritratto compito della donna plebea. Tutte le poesie presenti sono scritte in dialetto e quindi, in alcuni casi, il curatore ricorre all’aggiunta di note esplicative, che si rivelano essenziali alla comprensione del testo. Subito dopo Martino, è la volta di un altro prete, Vincenzo Padula, che come il precedente, pur se uomo di chiesa, non ebbe remore verso il sesso. Padula fu un personaggio davvero importante: «fu tra i primi meridionalisti del nuovo stato italiano, facendosi portavoce rigoroso e solidale della miseria dei braccianti e della fame di terra delle popolazioni calabresi e meridionali». Della sua vasta produzione Gambino seleziona poesie piene di passione e voluttà anche lessicali, come la breve Ai preti disse Dio, vero inno all’amore corporale. Ultimo “uomo di messa” che si aggiunge a questa schiera è Cristoforo Pepe, che con Rosicedda e Mariedda ci presenta «due vivaci innamoratelle non certo prive di una certa qual esperienza, seppure mascherata dal loro disarmante candore».
Molte altre le poesie raccolte, e tanti i personaggi che ci vengono presentati. Prima di ogni poesia, infatti, Gambino inserisce una sintetica presentazione dell’autore arricchita, a volte, da racconti di esperienze autobiografiche. Larga parte è lasciata a Vincenzo Ammirà con il suo poema Ceceide, che ha come peculiarità «la sua sfrenatezza, il disconoscimento dei freni inibitori, per il rifiuto, totale, delle sovrastrutture di carattere artistico imposte dalla cultura egemone». Viene inclusa anche un’operetta in versi dello stesso autore, Ngagghia, che s’inserisce nel filone della beffa erotica. Il poeta esalta la naturalità del sesso e invita a goderne tranquillamente, in barba agli scrupoli di ogni genere. Altro grande personaggio, poeta per passione e maestro di scuola elementare nella vita, è Francesco Mazzè: «Il bersaglio di questo maestro della satira sono le colpe del governo, le magagne dei politici, le contraddizioni del clero […] ovunque c’è qualcosa che non va per il giusto verso e sempre tutto a scapito del poveraccio». A Cecia oppone Morti di Cecia paisana, prostituta di paese per cui s’organizza un funerale con mezzi modesti. Tantissimi altri i poeti presenti nell’antologia, solo per citarne qualcuno: Vittorio Butera, Gian Lorenzo Cardona, Bruno Pelaggi, Rocco Ritorto. Tra le poesie ad altissimo e sublime contenuto erotico, Gambino sceglie di inserire anche Il Cantico dei Cantici, asserendo che è proprio questo — e si trova nella Bibbia — uno dei più begli esempi di poesia erotica di tutti i tempi, che esprime tutte le sfumature dell’amore e anche la parità tra uomo e donna. Leggere per credere.
…alla Prosa seducente e intrigante
La parte dedicata alla Prosa si apre con estratti dal Satyricon di Petronio, che in parte è ambientato in Calabria, precisamente a Crotone, «dove l’eros sembra giocare un ruolo di autentica democrazia, mescolando e mobilitando tutte le classi sociali […] una verità degli appetiti, che va oltre le convenzioni sociali e rimescola l’umanità in un unico grande calderone, dove ciò che conta è solo la possibilità di godere». Grande spazio hanno gli amori con adolescenti, e perfino l’incesto non costituisce un tabù. Nel filone dell’iniziazione sessuale s’inserisce Don Luca Asprea con Il previtocciolo, autobiografia in cui l’intera comunità è colta con atroce veridicità. Mirabile il racconto scelto di Corrado Alvaro, Ermafrodito, tratto dalla raccolta L’amata alla finestra, in cui l’amore fisico è solo vagheggiato e mai raggiunto. Il brano successivo, invece, è un pezzo di antropologia del folclorista Giovanni De Giacomo, La sbraia, tratto da Eros e magia in Calabria. Le protagoniste sono donne-uomo assatanate: «Sono quasi sempre alte, secche, tutte nervi, forti cum Luciferu; giovani querce con pochi rami e poche foglie». Tra i tanti autori che compaiono in questa parte, vi è spazio per due autrici: Giovanna Gullì, con estratti dalla sua opera Caterina Marasca, e Virginia Tursi, con Io, Virginia, favola triste e dolorosa di una donna violentata, ragazza madre e lavoratrice solitaria.
Questa antologia dimostra con acutezza come il sesso sia sempre stato presente negli usi e costumi degli uomini di tutto il mondo, e come in particolare esso sia visto e rappresentato dal popolo e dagli umili. La conclusione di Gambino sintetizza tutto ciò: «Versi, proverbi, modi di dire, indovinelli, filastrocche, favole, ma anche stilemi, manufatti, oggetti d’uso quotidiano, alla fine ci confermano come, alla faccia degli avversari, sia il sesso da sempre il nostro pensiero dominante, oltre che, naturalmente, il più grande motivo d’ispirazione».
Veronica Di Gregorio Zitella
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 72, agosto 2013)
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