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Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VII, n. 71, luglio 2013
Un cucciolo coraggioso
lotta per spezzare le catene:
una “corsa nel vento”
contro il potere degli umani
di Isabella Calidonna
Da Sonda, un punto di vista inusuale
insegna il senso di una vita in libertà
Il reale significato delle parole coraggio, amore, sacrificio, amicizia, lealtà e fraternità si possono comprendere solo leggendo le pagine di un romanzo del tutto inconsueto, considerando che l’autore che lo ha scritto, Tim Willocks, è solitamente avvezzo a tutt’altro genere. Furgul, protagonista della storia che stiamo per presentare, è un cucciolo meticcio nato da un esemplare puro di greyhound, la madre Keeva, levriero da corsa, e un incrocio tra un wolfhound irlandese e un lurcher, il padre Argal. Già il suo nome, Furgul, sembra averlo predestinato, poiché nella lingua dei cani significa “il coraggioso” e tutta la storia, infatti, si concentra principalmente intorno a questa parola: coraggio.
Tim Willocks, scrittore britannico che in genere si occupa di tematiche del tutto diverse – è infatti considerato un maestro dell’hard boiled – e che molto spesso racconta alcuni aspetti della propria personalità, come in Bad City Blues (1991), Green River Rising (1995), Re macchiati di sangue (1996), Religion (2006), si cimenta qui in un genere che si allontana dal suo, raccontando sempre con uno stile di scrittura amara e potente, l’universo canino. Doglands. Storia di un cane che corre nel vento (Sonda, pp. 224, € 14,00) potrebbe far pensare ad un classico della letteratura quale Il richiamo della foresta di Jack London (1903), invece Willocks, attraverso una lunga serie di metafore che si trasformano in vere e proprie frustate per chi legge, racconta l’epica vita di un cane che corre nel vento. Che si unirà al vento. Che diventerà vento, poiché lui stesso è vento e solo lì troverà le sue Doglands.
Il coraggio di un cucciolo che diverrà vento
La storia ha inizio all’interno di un “campo di prigionia” chiamato Dedbone’s Hole, un allevamento di greyhounds, vale a dire levrieri da corsa, dove i padroni dettano legge e nessun cane è libero.
I protagonisti sono Keeva e i suoi quattro cuccioli: Furgul, il primogenito, Eena, Nessa e Brid. I piccoli crescono con un terribile segreto: non sono di razza pura bensì “bastardi”, nati da un incrocio con un pastore irlandese di nome Argal.
Keeva sa che presto i “padroni” si accorgeranno che i suoi cuccioli non sono cani “degni” di essere allevati per le corse, e sa anche che non possono crescere in quell’inferno chiamato “allevamento”, ma che in realtà è un vero e proprio lager, così nei suoi occhi, ma ancor di più nel suo cuore, cresce ogni giorno la paura.
Un giorno, mentre gioca con le sue sorelline, Furgul percepisce la paura della madre e le chiede: «Mamma perché sei spaventata?». «Sono spaventata perché non resterai cucciolo molto a lungo». «Ma io non voglio essere cucciolo – risponde Furgul – io voglio diventare grande». Keeva gli promette: «Lo diventerai. Ma non sarai il cane più grande di tutti. Sarai forte, ma non sarai il più forte di tutti. Sarai veloce, ma non sarai il più veloce di tutti, ecco perché devi diventare il cane più coraggioso di tutti».
Da questo momento inizia per Furgul la lotta per conquistare la libertà, che però non riuscirà ad ottenere facilmente. Durante la fuga farà a se stesso e alla madre una solenne promessa: tornerà a Dedbone’s Hole a liberare tutti.
Si imbatterà in ogni genere di essere umano, farà amicizia con le razze canine più varie e diverse, ad ognuna parlerà del “mito” delle Doglands. Incontrerà il padre Argal, il quale lo riconoscerà dicendogli: «Tu sei il cane che corre nell’oscurità». Il loro incontro sarà breve, poiché Argal ha il destino oramai segnato: classificato come cane pericoloso, è condannato alla soppressione.
Nonostante ciò, in quel breve lasso di tempo, Argal riesce a dare a Furgul una serie di consigli su come sopravvivere ed essere scaltri. «Quello che devi capire è che non si tratta solo di noi cani. I Grandi sfruttano tutti gli animali. Tutti noi abbiamo qualcosa che interessa loro. Sfruttano ogni risorsa della natura, e credono che
«Sii coraggioso» raccomanda Argal. «Ma spesso ho paura» dice Furgul. «Anche io. Ho trascorso metà della mia vita nella paura. Solo quando hai paura devi essere davvero coraggioso».
«Io voglio correre nel vento» dice Furgul. «Sai cos’è il vento?» chiede Argal e così canta: «Quando le foglie muoiono diventano terra. Quando le montagne muoiono sprofondano nel mare. Quando le stelle cadono diventano oscurità. Quando i cani muoiono si uniscono al vento».
«Quel vento è lo spirito di un cane libero di passaggio. Se corri nel vento da vivo, dopo la morte, come ci dice la canzone, ti unirai al vento. Diventerai vento. Tu sei il vento. Un cane libero non muore mai. Continua a correre».
Da qui in poi Furgul si troverà davanti a continue prove e a una scelta importante: vivere con i Grandi scendendo a compromessi o essere liberi? Imparerà, a proprie spese, qual è il prezzo da pagare per vivere nella società dei Grandi, conoscerà le persecuzioni fatte ai randagi, la vita del ricercato, la cattura violenta degli accalappiacani, la vita nei canili-lager, dove hai solo cinque giorni di tempo per vivere o morire. Scoprirà l’amore, l’amicizia, la sofferenza, la lealtà e la fraternità canina. Conoscerà le ferite della carne inflitte dalle armi degli uomini, ma anche le ferite dell’anima. Alla fine Furgul correrà per sempre lungo le Doglands.
«Furgul se n’era andato. Stava correndo nel suo elemento naturale. Là dove sarebbe sempre rimasto. Là dove i cani lo avrebbero sempre trovato. Ovunque e da nessuna parte. Sempre di corsa, nel vento. Nelle Doglands».
Un fantastico viaggio nelle Doglands
In questo romanzo, epica avventura verso l’ignoto, Willocks è riuscito, grazie anche alla sua esperienza di vita con quattro indimenticabili cani, a descrivere in maniera semplice ed efficace il mondo canino. La storia è di pura fantasia, concepita nel corso di un’escursione lungo
Nonostante possa sembrare un libro rivolto ad un pubblico di piccoli lettori, non lo è affatto, poiché riflette sui rapporti uomo-natura e uomo-animale, denuncia come la società dei Grandi si rapporti ai cani in maniera del tutto ipocrita, poiché vengono definiti i migliori amici dell’uomo, ma l’uomo, in fondo, è il migliore amico del cane? Un romanzo che, seppur pervaso da un’atmosfera eroica, spirituale e incantevole, fa riflettere. Commuove l’eroismo e il realismo che vengono raccontati. Doglands inizialmente sembra un luogo reale, si rivela invece un modo di pensare, uno spazio di libertà e autonomia psicologica che solo alcuni cani riescono a conservare, ed è questo ciò che cerca Furgul.
«Le Doglands sono dappertutto e da nessuna parte. Perché i cani sono dappertutto e da nessuna parte. Vivono in un mondo in cui non comandano. Ma a volte, quando soffia il vento, un cane si mette a correre. E questa è la sua storia…».
Isabella Calidonna
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 71, luglio 2013)
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