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Anno VII, n. 71, luglio 2013
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Problemi e riflessioni (a cura di Angela Galloro) . Anno VII, n. 71, luglio 2013

Zoom immagine Dallo stalking al delitto.
Se la violenza è di genere

di Francesca Ielpo
Infinito edizioni percorre i «labirinti del male»:
un’analisi del femminicidio e un invito a reagire


Genocidio e femminicidio: niente li giustifica e il terrore e la violenza che li caratterizzano sono segno di un’irrazionalità umana vicina a quella più animale, istintiva e incontrollata. Con il genocidio si massacra un gruppo di esseri umani accumunati da una stessa etnia o religione che hanno un’unica colpa: quella di esistere. Con il femminicidio si annullano le vite di un intero genere, quello “debole”, da sottomettere, da asservire alle sevizie morali e fisiche di un mondo che rivendica la propria antica origine patriarcale.

I labirinti del male. Femminicidio, stalking e violenza sulle donne in Italia: che cosa sono, come difendersi (Infinito edizioni, pp. 176, € 11,90) è un’approfondita e utile indagine nell’universo della violenza contro le donne, per far conoscere e conoscere, essere consapevoli di una realtà che si tende a nascondere per vergogna e timore.

Scritto da Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma, e Rossella Diaz, ideatrice del “Buk-festival della piccola e media editoria” e direttore editoriale della rivista Buk-leggere, pensare, conoscere, il libro è arricchito dalla Prefazione della giornalista Barbara Palombelli e dalla Postfazione del criminologo Alessandro Meluzzi. Con tanto di definizioni, leggi e consigli pratici su come reagire di fronte a situazioni ritenute pericolose per la propria incolumità, il testo è un vademecum e un inventario di drammatiche testimonianze attuali: la violenza sulle donne, l’intricato rapporto tra uomo e donna, l’amore che molto spesso si fa desiderio di possesso, gelosia e morte.

 

Proposte e raccomandazioni

L’opera è suddivisa in tre parti ben delineate: «analizza nella prima parte dati statistici e fonti d’approfondimento di questo atroce fenomeno, per poi soffermarsi su alcuni casi simbolo di femminicidio verificatisi negli ultimi dieci anni: violenze non denunciate, pedinamenti, comportamenti ambigui e sottovalutati, disperazione delle vittime. Analizzeremo dettagliatamente, inoltre, il fenomeno dello stalking. Nella seconda parte ci soffermeremo in maniera più intimistica e profonda sui racconti di due madri meravigliose, che hanno perso le loro figlie, strappate alla vita per mano di due “uomini” che dicevano di amarle; avremo poi la testimonianza di una vittima che porta sulla pelle il segno indelebile del proprio carnefice. In conclusione di questa pubblicazione, un capitolo è specificatamente dedicato a tutte le donne a rischio: cosa realmente mettere in pratica, in una situazione di violenza? A chi rivolgersi? Dove sporgere denuncia? Chi poter contattare? […] Affronteremo infine le “anomalie e carenze” di tutte le istituzioni, associazioni e organizzazioni preposte “all’accoglienza” della vittima».

Al lettore viene offerto un quadro ampio e completo che va dallo stalking al femminicidio, dalle testimonianze alle soluzioni concrete alla violenza e alla sua denuncia.

Ma come si definisce precisamente il femminicidio? «È un neologismo che indica ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna “in quanto donna”. Gelosia, possesso, amore malato».

E che cos’è lo stalking? Una delle tante definizioni ci viene data dal professor Ugo Fornari: «Si riferisce alla persona che molesta sessualmente la vittima “a distanza”, e agisce in questo spazio di “vuoto”, in quest’area interstiziale che, come nell’esibizionismo, nel feticismo e nel voyerismo, il soggetto perverso riempie di fantasie sessualmente eccitanti e traduce in parole, atteggiamenti e scritti con cui umiliare, impressionare, stupire, offendere».

Differente ma sostanzialmente simile è il cyberstalking, che avviene attraverso i mezzi informatici.

Le modalità di limitazione e oppressione della figura femminile sono tante. Fortunatamente le istituzioni politiche, seppur con ritardo e spesso con poca efficacia, cercano di agire al riguardo. In particolare, ricordiamo Rashida Manjoo, relatrice speciale delle Nazioni unite; le sue raccomandazioni, insieme a quelle del Comitato Cedaw (Comitato per l’implementazione della Convenzione per l’eliminazione di ogni discriminazione sulle donne), diventano linee guida per contrastare un problema che molte famiglie o coppie italiane tendono a trascurare perché parte di una quotidiana “normalità” in cui la donna è succube dell’uomo. Raccomandazioni e consigli sono rivolte in primis ai governi, che dovrebbero agire con riforme legislative e politiche, iniziative di sensibilizzazione per favorire cambiamenti sociali, servizi di supporto e una precisa raccolta dei dati.

D’altra parte il passare degli anni prevede un accrescimento più o meno notevole di consapevolezza e si arriva così a considerare utile una specifica convenzione che sostiene: «La violenza maschile sulle donne non è una questione privata ma politica e un fenomeno di pericolosità sociale per donne e uomini, bambine e bambini; tale violenza non è un fenomeno occasionale ma un’espressione del potere diseguale tra donne e uomini, di cui il femminicidio è l’estrema conseguenza», e denuncia: «L’insufficiente ascolto e coinvolgimento che viene riconosciuto alle realtà che da anni praticano politiche e cultura di genere nel rispetto delle differenze, con risultati importanti; l’inadeguatezza e la mancata attuazione del Piano Nazionale Antiviolenza del Dipartimento Pari Opportunità; le risposte insufficienti, casuali e discontinue, provenienti dalle Istituzioni sul fenomeno, e il preoccupante disinteresse verso le Convenzioni internazionali e la conseguente violazione dei diritti umani; il silenzio istituzionale sul persistere di una diffusa rappresentazione stereotipata e svilente delle donne e dei loro ruoli in famiglia e nella società, in particolare nei media e nelle pubblicità; un’informazione che troppo spesso racconta in maniera obsoleta e scandalistica la violenza sulle donne, arrivando a scusare il comportamento degli uomini violenti».

Stabilito ciò, si riportano una serie di mobilitazioni e incontri con associazioni di donne, svariate realtà sociali e istituzioni al fine di rendere operativa e determinante una lotta che salvaguardi l’esistenza felice di ogni donna, italiana e non.

 

Dalla vita al teatro

I labirinti del male: non solo un libro, ma anche uno spettacolo teatrale, al momento ancora in fase di realizzazione, che andrà in scena a partire dall’autunno e che vedrà, tra l’altro, il generale Garofano direttamente coinvolto sul palco. Gli addetti ai lavori, intanto, dichiarano: «La verità delle storie fa nascere prima il testo teatrale e successivamente si amplia con la voglia di approfondirlo, indagandone aspetti e declinandone momenti e vite drammaticamente vissute attraverso un libro. E il teatro diventa, così, una continua indagine portata avanti non attraverso un pensiero ma attraverso l’azione. Per queste ragioni abbiamo pensato di scrivere un testo teatrale che racconti i tormenti di una donna che è stata appena uccisa dal suo compagno, una vicenda che rispecchia tante storie ma che ne può accelerare riflessioni e considerazioni. E non solo per le donne. Ma qui la finzione teatrale è quella forse più vicina a rispecchiare la dimensione del reale e ne condivide con essa alcuni elementi perché l’azione dell’attrice in scena che recita e che finge è di fatto reale e si muove nello spazio e nel tempo reali. La donna si confronta così con le condizioni e le sollecitazioni che le arrivano dall’esterno in una trama organica, armoniosa, ordinata ed equilibrata, in un momento della sua vita dove paradossalmente sta avvenendo tutto il contrario».

Non a caso si utilizza il termine “labirinto”: è difficile per una donna vittima di violenza o di stalking uscire da una condizione che sembra, in un contesto poco abituato al rispetto del genere femminile, paradossalmente normale. Il paradosso della normalità si manifesta quando si conosce, si fa conoscere la violenza, si è grati a chi ha cominciato e a chi continua a parlare di femminicidio.

Un progetto vasto, lungo, quello di contrastare la posizione “debole” delle donne e fare in modo che la loro voce in pericolo non sia un sussulto ma un urlo forte e chiaro che sa bene dove direzionarsi.

 

Francesca Ielpo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 71, luglio 2013)

Redazione:
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Curatori di rubrica:
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