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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno II, n° 6 - Febbraio 2008

Zoom immagine “Caso” energia
in Italia: analisi
e suggerimenti

di Andrea Vulpitta
Un saggio della Rubbettino
illustra le sfide energetiche
che dobbiamo fronteggiare


La Fondazione “Luigi Einaudi”, al fine di stimolare la discussione e la riflessione sulle problematiche energetiche, ha promosso da qualche anno l’osservatorio sulla politica energetica (Opef) quale luogo di studio e discussione tra enti, istituzioni, associazioni e mezzi di comunicazione. Negli anni, la fondazione è divenuta un punto di riferimento per molti addetti ai lavori del settore energia: promuove incontri e dibattiti, ed è fonte indispensabile per gli operatori della comunicazione. Prima della costituzione dell’osservatorio ha organizzato un convegno aperto a tutti gli stakeholders del mercato di riferimento (consumatori, produttori, istituzioni) sui temi più scottanti della politica energetica. Due studiosi della materia, Giuseppe Autieri e Stefano da Empoli ne hanno raccolto gli atti, pubblicati poi sotto il titolo “Cambiare per sopravvivere La questione energetica in Italia” (Rubbettino editore pp. 134 € 10,50). Nella loro breve Introduzione, più che mai attuale nonostante siano trascorsi alcuni anni, c’è la constatazione che, mentre per il proprio fabbisogno energetico i maggiori paesi sviluppati ricorrono all’energia nucleare e al carbone, l’Italia, paese che con un referendum ha chiuso la porta al nucleare, ricorre con più del 60% all’utilizzo del gas per coprire la sua fame di energia e, in assenza di impianti di rigassificazione (strutture che trasformano in liquido il gas trasportato con navi metanifere), rimane totalmente dipendente da paesi a rischio come Algeria e Russia. Da qui il titolo del saggio che sottolinea come l’Italia sia costretta a cambiare la sua politica energetica se non vuole correre il rischio di rimanere al buio e al freddo.

 

Forza e debolezza della politica energetica italiana

Il saggio si divide in tre parti. La prima è incentrata sulla “competitività del sistema energetico italiano”.

I vari relatori si alternano in discussioni e approfondimenti interessanti evidenziando anche le diversità di pensiero e di valutazione dei fatti. Vengono sottolineati alcuni punti forti e alcuni deboli del sistema italiano. Tra i primi, ricordiamo la particolare efficienza energetica del nostro paese, tra l’altro indotta dall’alto costo dell’energia, e che comunque avviene a basso tasso di emissioni di carbone ed è anche aiutata dal clima particolarmente mite dell’Italia che, rispetto a paesi più freddi dell’Europa, consente comunque dei risparmi. La pluralità dei luoghi dai quali importiamo le fonti di energia crea una situazione di poca dipendenza assoluta dai fornitori e di conseguenza rappresenta un altro punto forte.

Tra i punti deboli si evidenzia che, dopo l’esclusione dell’energia nucleare dai programmi di approvvigionamento energetico, l’Italia può contare su poca diversificazione di fonti d’energia; inoltre, una ancora lenta politica di liberalizzazione e, come conseguenza, l’eccessiva dipendenza dal petrolio.

Altro problema sono i costi alti della logistica, perché sia il carbone che il petrolio viaggiano via mare e, tranne che per la merce che arriva dal Nord Africa, relativamente vicino, i trasferimenti e lo stoccaggio incidono molto sul prezzo.

Tra tutti gli interventi si evince, seppur con differenze di valutazioni, che c’è bisogno di una nuova e incisiva politica energetica che ci liberi dall’eccessiva dipendenza da fonti di approvvigionamento estero, ma che nel contempo rispetti l’ambiente.

 

Compatibilità tra produzione di energia e ambiente

Nella seconda parte del testo gli interventi sono incentrati sulla compatibilità tra energia e ambiente. Le due prevalenti scuole di pensiero partono da un presupposto comune: le emissioni di anidride carbonica nel mondo sono sensibilmente aumentate negli ultimi anni e continuano ad aumentare nonostante gli impegni, a parole, di ridurle. Se questo aumento di emissioni sia causa di una crescita generalizzata del riscaldamento del pianeta e di un significativo cambiamento climatico è oggetto di discussione. Chi, infatti, non mette in stretta relazione i due fenomeni si appella alla teoria dei corsi e ricorsi storici presentando studi e ricerche che dimostrerebbero come ciclicamente negli anni sono avvenuti cambiamenti di clima e temperatura.

Tra gli interventi, ci piace ricordare quello di Ermete Realacci, allora presidente di Legambiente, oggi deputato del Partito democratico, il quale invita a spostare il problema della produzione di gas serra, dal solo processo di generazione di energia elettrica all’insieme del sistema dei trasporti che bisognerebbe trasferire massicciamente dalla gomma alla rotaia. Continuando nel suo intervento sottolinea come le politiche ambientali raggiungono un risultato tangibile quando riescono ad influenzare anche le politiche industriali e i sistemi di incentivi e disincentivi alle produzioni inquinanti. Ritornando all’energia elettrica sottolinea l’importanza della diversificazione dell’approvvigionamento energetico e, ovviamente, auspica un incremento sensibile dell’energia pulita.

 

Fonti di energia rinnovabili

L’ultima parte del testo si sofferma proprio sulle energie rinnovabili e sul futuro della domanda e dell’offerta visto su scala mondiale. Il fabbisogno energetico totale è strettamente correlato con lo sviluppo dei paesi del cosiddetto terzo mondo, ogni progresso civile porta con sé una richiesta e un fabbisogno in aumento di energia, per cui oltre all’utilizzo delle fonti rinnovabili i vari interventi si soffermano su come far fronte al suddetto fenomeno. In particolare per l’Italia vengono fuori due diverse teorie che ancora oggi, a distanza di qualche anno dalla stesura del testo, animano i dibattiti sul futuro dell’energia. La prima teoria, mettendo in campo le tesi conosciute basate sul nostro rapporto commerciale con paesi come la Francia per l’acquisto di energia proveniente da centrali nucleari, chiede di ripensare a quel referendum che molti anni fa sancì la denuclearizzazione dell’intera penisola, sottolineando come la tecnologia sia giunta a definire sicure le nuove centrali e conveniente investire nel nucleare. Non spiega, però, come gestire in sicurezza le scorie che gli impianti nucleari producono. L’altra teoria intravede invece una conveniente strada da percorrere in quella che porta al carbone, al suo incremento e al suo sostegno, in particolar modo grazie alle ultime innovazioni tecnologiche che consentono oggi ai difensori del combustibile di parlare di “carbone pulito”. A sostegno del suo utilizzo anche la facilità e diversificazione di approvvigionamento nel mondo che consente di non instaurare rapporti di dipendenza come quelli con i turbolenti paesi del Medio Oriente. In conclusione, si può affermare che il lavoro mostra non solo la presenza di varie teorie, ma anche come le politiche energetiche, specie per il futuro, debbano tenere conto di molti fattori, creare le condizioni per diversificare le fonti di approvvigionamento e utilizzare il più possibile fonti rinnovabili per una sempre maggiore attenzione alla tutela dell’ambiente.

 

Andrea Vulpitta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 6, febbraio 2008)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT