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A. XIX, n. 207, gen. 2025
L’umanità è femmina.
Sin dalla sua nascita!
di Emanuela Pugliese
Da Prospettiva, un saggio “riscopre” la donna:
dalle origini ad oggi, si riafferma la sua primarietà
«Tutti sono d’accordo nel riconoscere che nella specie umana sono comprese le femmine, le quali costituiscono oggi come in passato circa mezza umanità del genere umano; e tuttavia ci dicono che “la femminilità è in pericolo”; ci esortano: “siate donne, restate donne, divenite donne”. Dunque non è detto che ogni essere umano di genere femminile sia una donna; bisogna che partecipi di quell’essenza velata dal mistero e dal dubbio che è la femminilità» (Simone de Beauvoir, Il secondo sesso).
Nel 1949, in Francia, viene pubblicato Il secondo sesso, saggio scritto da Simone de Beauvoir in cui la filosofa affronta il problema della condizione femminile, passando in rassegna i diversi ruoli attribuiti alla donna dal pensiero maschile: sposa, madre, lesbica, prostituta, narcisista, innamorata, mistica. Dopo aver analizzato la donna in ogni fase della sua vita – dall’infanzia all’iniziazione sessuale, dalla maturità alla vecchiaia − Simone de Beauvoir approda, infine, alla realizzazione della donna emancipata. Dopo circa sessant’anni dall’uscita de Il secondo sesso, analisi e studi di questo tipo vengono riproposti e affrontati in un volume scritto a quattro mani da Sara Morace e Dario Renzi dal titolo L’origine femminile dell’umanità. Dialoghi, lezioni, articoli (Prospettiva edizioni, pp. 240, € 20,00), in cui viene riscoperta la tesi secondo la quale l’umanità trae origine dal genere femminile; tesi che è stata intuita e sacralizzata dai popoli primitivi, per poi essere soppiantata e negata dal patriarcato nel corso dei secoli.
Il volume consiste in una raccolta di testi inediti provenienti per lo più dai dialoghi e dalle lezioni di Antropologia tenute presso
Il “principio femminile” della dea, della donna e della madre Terra
Alla base dello studio di Sara Morace (antropologa e direttrice della rivista Lucy. Antropologia, storia e femminismo) e Dario Renzi (ideatore della corrente “Utopia socialista” e direttore dell’omonima rivista) vi è la necessità di riportare alla luce un principio oggi dimenticato e abbruttito da violenze e da incomprensioni, ossia il “principio femminile” che è all’origine dell’umanità.
È il principio femminile della dea, della donna, della madre, cioè di un essere che ha determinato nel tempo e nello spazio non solo le modalità di organizzazione delle relazioni umane, dei contatti, degli avvenimenti ma, soprattutto, ha generato la vita degli esseri umani, quasi in simbiosi con la terra e la sua capacità misteriosa di produrre frutti.
Dall’alba dei tempi, la natura è vista, infatti, come l’incarnazione del principio femminile e, in virtù di questo principio, è indirizzata verso la riproduzione e il sostentamento. In quest’ottica doveva essere inteso il cosiddetto culto della «dea Madre». Esso avrebbe caratterizzato, secondo una teoria diffusa tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, tutto il Neolitico (o forse addirittura il Paleolitico) nell’area mediterranea e si sarebbero conservate sue tracce anche tra gli antichi Balti, popolazioni di origine indoeuropea che si stabilirono sulle coste sud-orientali del mar Baltico.
Tali studi ci dicono pertanto che siamo di fronte a una femminilità del feto al suo inizio: letteralmente, biologicamente, originariamente, antropologicamente la specie umana nasce dalla struttura femminile.
Un nuovo percorso per rieducare alla vita
Riconoscere e apprezzare questa tesi non deve e non vuole essere un tentativo per avere la meglio sul genere maschile, ma significherebbe uscire proprio dalla logica del match tra uomini e donne che da sempre ha caratterizzato la specie umana. Affermare la primarietà del genere femminile condurrebbe ad approcciarsi alla vita in maniera più autentica, per imparare ad essere donne e uomini migliori di ciò che siamo.
Forse allora crolleranno un po’ per volta tutti quei substrati culturali costruiti su presupposti fortemente patriarcali, perché il modo migliore per distruggere le “incrostazioni” sociali – che possono diventare causa, ad esempio, del femminicidio e degli episodi di violenza − non è ignorarle, ma osservarle da un altro punto di vista, che non è quello della logica mortifera bensì quello della logica “biofila”, essenzialmente femminile, in quanto è all’origine, alla nascita della vita stessa.
Non è un caso, infatti, che le donne non solo siano autrici della vita, ma testardamente non dimentichino mai di avere cura di sé e degli altri; lo testimonia la storia di ciascuno e di tutti, e la vita quotidiana lo conferma di continuo.
Emanuela Pugliese
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 70, giugno 2013)
Ilenia Marrapodi