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Filosofia e religioni (a cura di Rossella Michienzi) . Anno VII, N. 69, maggio 2013

Zoom immagine Amore e semplicità:
la rivolta senza età
di S. Francesco

di Adelina Guerrera
Da Armando editore, la storia del frate
di Assisi, in cerca del senso della vita


Fede, speranza e carità: tre termini che si accostano per rafforzare sempre un unico e grande significato morale e divino, l’Amore, quello autentico, vero, con la A maiuscola, in grado di dare forza e rigenerare l’uomo da tutte le sue inquietudini e ribellioni.

In una società fortemente globalizzata, come la nostra, in preda ad una crisi di valori, ad una omologazione dei costumi e del pensiero, parlare di un sentimento nobile come l’amore suona in modo strano e quasi anormale: esiste ancora un amore puro, disinteressato, senza tornaconti e ipocrisie?

Un esempio a cui aspirare e far riferimento è indubbiamente il tanto amato Francesco d’Assisi che suscita nei cuori di credenti tanta stima e gratitudine.

Ma chi era davvero Francesco? Perché, a distanza di secoli, il suo nome risuona forte come un’eco. Lui, il poverello d’Assisi, esempio di umiltà, non può essere etichettato, inquadrato, descritto o interpretato, ma semplicemente interiorizzato, perché la sua vita oltrepassa ogni logica quotidiana e convenzionale.

Un flusso di emozioni e di riflessioni emergono, pertanto, nel libro di Silvano Vinceti – autore, scrittore nonché conduttore televisivo di programmi storico-culturali per la Rai –, intitolato Francesco, il rivoluzionario di Gesù (Armando editore, pp. 160, € 18,00), che ripropone la storia del santo, del suo Francesco, come l’autore stesso lo definisce nel testo, che «si nutre di ragione e sentimento, di storia e fantasia, di realtà e finzione, di scienza, poesia e arte».

Il testo si presenta come una sinfonia di voci all’unisono che coinvolgono, emozionano, fanno immedesimare e rivivere al lettore quella freschezza e genuinità di sentimenti che solo un uomo come Francesco è capace di trasmettere.

 

Contro ogni logica mondana, alla ricerca del vero senso della vita

La storia del frate è da tutti conosciuta e ricordata: due sono i momenti che scandiscono il suo percorso; «il primo è quello di un Francesco totalmente immerso nelle questioni mondane, amante del lusso, delle feste con la sua allegra brigata di giovani nobili o facoltosi della Assisi della fine del XII secolo».

Ma a questo si contrappone poi un secondo momento: cosa si trasforma in quel Francesco che, esaltandone i temi, «si perdeva nei sensuali meandri della poesia cortese» e il cui desiderio iniziale di diventare cavaliere lo portava a «conquistarsi gloria e onore sul campo di battaglia, dando prova di coraggio, forza, abilità e arditezza?».

Di quale rivoluzione si parla? Qual è il mutamento, o per meglio dire, il travaglio interiore che il santo attraversa e che lo conduce, a volte logorandolo, nelle sue indecisioni e nel «suo non sapere cosa fare?».

Non è un «lampo accecante» la sua conversione, ma sono necessarie «ore, giorni, settimane, mesi» affinché essa, come un ruscello, sgorghi nel cuore di Francesco. È questa una simbolica e suggestiva metafora che sta a indicare «un pellegrinaggio sofferto, travagliato» che condurrà «l’araldo del Signore» a capire e leggere dentro se stesso.

Per farlo ha bisogno non semplicemente di sentire con l’orecchio, ma di ascoltare con il cuore quella voce che da dentro gli parla; una voce che «dà forza, speranza, coraggio» e che lo porterà ad un’adesione totale e completa del proprio essere a Dio.

 

Un modello universale valido in tutti i tempi: ieri, oggi e domani

Davanti alla sua storia nessun essere umano, credente o meno, può rimanere indifferente; la suggestività delle immagini che ci vengono donate, la sua profonda fede e il suo mistico abbandono, il suo “spogliarsi” davanti alla maestosità di Dio e del suo creato possono essere linfa vitale a cui attingere: Francesco, come sostiene l’autore, «è qui davanti a noi che ci guarda, sorride, e con il silenzio delle parole e l’urlo delle azioni ci indica la strada di un possibile modo d’essere».

Il tutto, nel libro, viene descritto con grande maestria ed eleganza, che rivelano un carattere di forza e determinazione; l’obiettivo di questo testo, come più volte l’autore ribadisce, non è quello di sacralizzare o, per meglio dire, «collocare il giullare di Dio su un piedistallo», ma di andare oltre, cercando di leggere e percepire nelle sue parole l’aria di vera rivoluzione che rappresenta l’essenza stessa del suo operato.

Pertanto, in una società, come quella dell’epoca di Francesco, in cui persino la chiesa è complice e si macchia di delitti inoppugnabili la sua esperienza segna una svolta: la vera ecclesia, a cui ritornare, diventa «sorgente di stimoli e di ricchezza» perché portatrice di valori autentici, originari, puri, senza macchie; una chiesa che «depotenzia il valore del denaro e delle cose» per dar vita a «un maggior senso sociale, del rispetto dell’altro, della solidarietà e della vicinanza».

Solo se inquadrato in quest’ottica di altruismo che va contro ogni regola di un mondo in cui la sopraffazione e il potere fanno da padroni, è possibile capire la rivoluzione che il frate d’Assisi ha voluto compiere e che, con i suoi insegnamenti, ancora oggi può essere messa in atto.

A fare da corona alla sua vita e alle sue opere, indubbiamente merita una considerazione notevole il suo componimento poetico, il Cantico delle creature, che può definirsi l’epopea delle meraviglie, la cui dolcezza, mista ad armonia corale e di significato, immerge l’uomo nel creato divenendo, come sottolineato dall’autore, «un’epifania di una incontenibile lode e ringraziamento», un «ridare ciò che ti è stato donato».

La povertà di Francesco è, dunque, ricchezza dello spirito e della mente, che acquisisce forma, sostanza e vigore attraverso una denuncia serrata, ma muta, della chiesa ufficiale del suo tempo.

Essa viene risentita, ancora oggi, come campanello d’allarme che conduce a riflessioni profonde. Lui, Francesco, «l’alter Christus» è un esempio valido di vita, non semplicemente ancora oggi, ma soprattutto oggi: in quella corporeità, danzante, giullaresca, a tratti irreverente e provocatoria, dagli occhi irradianti un’energia contagiosa; «in quel sorriso floreale, in quel corpo piegato dalla malattia che si spense sulla nuda terra, respira il segreto di Francesco», un uomo che con la sua testimonianza e le sue manifestazioni «vola oltre le logiche forme temporali, del passato, presente e futuro, offrendo un cinguettio di vita che scioglie l’attimo nell’eternità».

 

Adelina Guerrera

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 69, maggio 2013)

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